I camaleonti
- Autore: Vladimiro Polchi
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2014
La descrizione di come funziona lo smercio di carne da audience al tempo degli ultra-reality è spalmata tra pagina 163 e 164 de “I camaleonti” (Vladimiro Polchi, Piemme, 2014). Se vi sembra le spari troppo grosse vuol dire che la televisione non sapete nemmeno cos’è, ve la “bevete” punto e basta, avete presente il lobotomizzato-tipo americano, canotta + birra + divano, incollato alla diretta di una partita di baseball? Leggete quindi quanto segue perché se non è ancora troppo tardi potrebbe tornarvi dannatamente utile:
“(…) perché noi dei reality siamo i grossisti delle tv, riforniamo di carne fresca i piccoli dettaglianti. Ogni settimana eliminiamo un concorrente, dopo averlo cresciuto e ingrassato, a botte di dirette no-stop, e lo offriamo in pasto al circo catodico. Senza di noi, addio contenitori pomeridiani e talk show della domenica. Per non parlare di tutto l’indotto della carta stampa. Vi siete mai soffermati in edicola davanti ai settimanali di cronaca rosa? Sono mille e tutti uguali”.
Mi sono mantenuto sul leggero: in questo "giallo atipico" a estrazione televisiva la melma (per non dire di peggio) tracima dal campo lungo di una civiltà al suo grado zero al primo piano di un sistema di potere fine a se stesso, bulimico di sesso, droga, denaro, non sempre e necessariamente in quest’ordine. E’ il Potere che passa e si consustanzia di gran visir dei piani alti, padroni del vapore, maneggioni di palinsesti col patrocinio complice della Casta (politica, intellettuale, televisiva).
“I camaleonti” è la storia di una “diretta” sul filo del rasoio, un ectoplasma di iper-realtà giudiziaria come siamo abituati a vederne nei pomeriggi e in qualche prime time televisiva. Più in traslato è dunque una messinscena sulla perdita di identità - che segue la perdita di verità - in unità di tempo e luogo, lo specchio oscuro dei nostri giorni in caduta libera in un unicum in cui non distingui la vittima dal carnefice, il santo dal peccatore, l’amico dal nemico, in cui tutto è opacizzato di senso eppure in vendita, acquistabile, anima compresa. Va detto che Vladimiro Polchi scrive per la televisione, conosce bene, quindi, la materia che tratta in questo suo primo romanzo, un andirivieni di comparse e prim’attori a “sollen” unidimensionale (diventare popolari), figli illegittimi del vuoto pneumatico anni Ottanta.
L’io-narrante è Valerio Brusco, vent’anni spesi tra media e ciò che resta della realtà, impegnato nel confezionare storie appetibili (cioè rosa shocking, cioè sangue & cacca) per il suo nuovo programma “La giuria”. L’occasione della svolta professionale (?) gli è offerta da una storiaccia vaticana riesumata dalle cronache di nera, un duplice omicidio + suicidio (il comandante delle Guardie Svizzere, sua moglie, il vice caporale) liquidato in fretta malgrado le voci di corridoio sottese al movente (rancore?, liaisons dangereuses a sfondo omosessuale? trame segrete? lotta intestina tra apparati dell’Opus dei e della massoneria vaticana?). In attesa che un fantomatico testimone (l’Entità attorno a cui è mantenuto alto il meccanismo della suspence narrativa) venga a spifferare tutto in coda al programma (non è così che si fa?), il reality cripto-giudiziario si spende nei modi e nei toni in cui si spendono i reality cripto-giudiziari catodici: ricostruzioni al plastico, filmati semina-dubbi, nuovi mostri a scelta tra esperti della materia, familiari piangenti, figuranti con licenza di parola, in un contesto di amoralità collettiva - non il senso di giustizia ma quello dello spettacolo è ciò che conta -, fino al coup de theatre conclusivo. Sì, perché “I camaleonti” ha un andamento in crescendo, come si deve a trama, contesto e taglio di scrittura (simil-copione televisivo) e anche se mette le mani avanti dichiarando che fatti e personaggi sono di pura invenzione, i lunghi “Titoli di coda” (da pag. 211 del libro fino a pag. 217) dimostrano invece che una cospicua fetta di spunti, citazioni, episodi, sono mutuati dalla realtà (televisivizzata) di tutti i giorni.
Un giallo - ancora - senza investigatori improvvisati e/o autorizzati, che tiene svegli in forza del suo focus “civile” di implacabile attualità mediatico-sociale.
I camaleonti
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..."giallo atipico" a estrazione televisiva...
Beh, che dire, grazie davvero.
Firmato: IL CAMALEONTE