I capolavori
- Autore: Irene Némirovsky
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2016
“I capolavori” (Newton Compton, Classici, 2016) raccoglie alcuni tra i migliori romanzi e molti racconti rappresentativi di Irène Némirovsky (“Il Malinteso”, “Il ballo”, “David Golder”, “Come le mosche d’autunno”, “Il vino della solitudine”, “Jezabel”, “La preda”, “Il calore del sangue”, “Il signore delle anime”, “Due”, “I cani e i lupi”, “I fuochi dell’autunno”, “I doni della vita”, “Suite francese”).
L’antologia si inaugura con “Il Malinteso”, pubblicato per la prima volta nel 1926 su una nota rivista francese. Breve e intensa, la storia dimostra profondamente come l’autrice ucraina comprenda non solo i dolorosi sconvolgimenti dell’amore, ma anche le inevitabili pressioni sociali che colpiscono gli individui. Denise Jessaint è l’incarnazione di una figura appartenente all’art déco, sensuale ed elegante. Quando inizia una relazione con Yves Harteloup, per il quale fare una vacanza è come fuggire, se ne concede una anche lei per poche settimane. La loro relazione però è intralciata da situazioni spinose. Irène Némirovsky fa un ritratto brillante dell’enorme divario creatosi nel sistema di classe francese dopo la prima guerra mondiale e l’industrializzazione. Una storia d’epoca fantastica con intuizioni ed emozioni convincenti.
A seguire “Il ballo”, da cui è stato tratto un film di successo. È la storia di Alfred e Rosine Kampf e della loro giovane figlia, Antoinette. I Kampf hanno vissuto umilmente fino a poco tempo prima, ma Alfred è riuscito improvvisamente a guadagnare molti soldi. La loro vita così cambia. Si trasferiscono in un enorme appartamento e cercano di entrare nella buona società, quindi è giunto il momento di organizzare il loro primo ballo. Antoinette è in quell’età in cui immagina la vita adulta e si risente per il modo in cui i suoi genitori la tengono fuori dall’organizzazione. Inoltre il rapporto con la madre, presa troppo da sé, destabilizza totalmente la situazione.
Nel 1929, viene pubblicato “David Golder”. Il lavoro ebbe un successo immediato e fu adattato per una versione cinematografica dal regista Julien Duvivier. Irène Némirovsky si considerava francese. Scriveva da tempo per delle riviste francesi che erano considerate antisemite e aveva amici in partiti politici di estrema destra. Tuttavia, in “David Golder”, che vede protagonista un ricco uomo d’affari ebreo che tratta grandi partite di petrolio e carbone, è messo alla berlina non l’essere ebrei ma l’avidità e l’interesse per il denaro. Questo denuncia Irène Némirovsky, che non fu assolutamente antisemita, anzi a causa della legislazione antisemita del 1940, suo marito dovette lasciare il lavoro e i suoi libri furono vietati.
Tra il 1935-1942, inarrestabile, Irène Némirovsky scrive “Il vino della solitudine”, “Jezabel” (1936), “La preda” (1938), “Due” (1939), “Il signore delle anime” (1939), “I cani e i lupi” (1940). In questo periodo avviene anche la sua conversione al cattolicesimo e la sua deportazione in un campo di concentramento. Scrisse di tutto quello che visse in questi anni, della
“codardia, ipocrisia, stupidità e ottusità si vendicò nei suoi scritti, vivisezionando con una penna acuta e affilata i vizi e le virtù dei suoi compatrioti”.
L’antologia si chiude con l’opera più nota di Irène Némirovsky, “Suite francese” (2004) pubblicato postumo, come “I fuochi dell’autunno” (1957) e “Il calore del sangue” (2007). In “I fuochi dell’autunno” offre un ritratto crudele della borghesia convenzionale e ipocrita. Thérèse e il suo uomo si amano pazzamente ma sono altrettanto disperatamente alla ricerca di una difficile libertà. La grandezza dell’autrice in “Il calore del sangue” si traduce nella capacità di farci intuire che dietro la liscia superficie di perfetta felicità - in cui sembra che ogni sentimento si sia come pietrificato - si spalancano voragini insospettate:
“nessuno, insomma, è al riparo dalla passione, dalla violenza, persino dal delitto, quando è infiammato dal ‘calore del sangue’”.
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