I centurioni
- Autore: Damion Hunter
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2021
Ricordate Manzoni? “Carneade, chi era costui?”. Damion Hunter, firma della quadrilogia “The Centurions”, non è un totale sconosciuto, semplicemente non è. Non un uomo, se non altro. È lo pseudonimo dell’autrice del primo dei quattro romanzi, I centurioni, approdato in Italia per i tipi Newton Compton (2021, 416 pagine, trad. Vittorio Ambrosio).
Amanda Cockrell insegna inglese nella Hollins University in Virginia, ma è cresciuta in California, in un’area residenziale nei pressi di Hollywood abitata da scrittori, attori, registi e sede di movimenti religiosi e filosofici d’ogni genere. Con un padre sceneggiatore e madre anche scrittrice, il destino era segnato. Dice di avere cominciato a scrivere, male, al liceo, dove il professore di inglese le contestava la superficialità dei personaggi. Ha poi frequentato la scuola di scrittura creativa dell’Hollins College virginiano, che ha il merito d’insegnare agli allievi a scrivere al meglio delle loro possibilità e non a scrivere come l’insegnante di scrittura creativa. Ha tenuto corsi in quell’istituto, prima di mantenersi definitivamente con la sua immaginazione, romanzi e tanto altro: spot radiofonici, pubblicità, storia locale, un testo d’arte missionaria e anche articoli sui matrimoni oltre a necrologi, aggiunge spiritosamente nella sua biografia.
Sembra che la lezione del prof. di lettere l’abbia ispirata. Ha fatto tesoro di critiche e suggerimenti ed ecco il boom dei romanzi storici firmati al maschile, il successo suo e dei suoi protagonisti. Nel consigliare la lettura di Hunter agli appassionati di Simon Scarrow e di Anthony Riches, il battage internazionale fa osservare che la narrativa di Damion-Amanda aggiunge qualcosa di più. Potremmo riassumerlo nel trattamento da un punto di vista femminile delle vicende epiche di eroi e personaggi dell’antica Roma. Le stesse figure femminili sono più consistenti, emergono dallo sfondo. Altro tratto distintivo: la cura e l’intensità con cui descrive il legame tra Correo e Flavio, figli del generale Appio Giuliano, legato della X legione.
Due fratelli, nati dallo stesso padre ma da madri diverse, a poche ore l’uno dall’altro. Simili, eppure distinti, “come due facce della stessa moneta”, scrive l’autrice.
Correo è stato generato da una schiava originaria della Gallia Belgica, che aveva accompagnato Giuliano nel ritorno dalla Siria a Roma, per rispondere al richiamo dall’anziano imperatore Claudio, che chiedeva d’essere protetto da gente fidata. La diciassettenne Helva non poteva certo ambire ai diritti della moglie legittima del generale, della cui servitù faceva parte e anche la stessa giovane consorte, Antonia, era stata messa incinta. Al rientro a corte, Giuliano non aveva potuto fare nulla per Claudio, che si diceva fosse stato avvelenato, ma si era guardato dal mettersi contro il pericoloso Nerone, riuscendo così a conservare onori militari e patrimonio.
Diciassette anni dopo, nella ricca tenuta di Appio, entrambi i fratelli sono forti, sani e legati da un nodo invisibile che li avvicina uno all’altro. Si somigliano sorprendentemente: Correo è un po’ più alto e il sangue della mamma germana gli ha reso i capelli lisci e castani, stemperando il nero di quelli ricci di Flavio, per il resto gli occhi scuri e i tratti aquilini sono gli stessi del padre.
Sono cresciuti insieme e a cinque anni il figlio di una schiava era diventato il servo personale del fratello, erede assoluto di tutti i titoli e patrimonio della famiglia. Correo, pur riconosciuto come figlio da Giuliano, rispetta da sempre i limiti invalicabili tra loro, ma questo non ha impedito ai due di legarsi, studiare, addestrarsi e commettere insieme le stesse imprudenze. Se l’affiliazione non significa parità, lo ha elevato sugli altri schiavi, privilegio che il ragazzo ha imparato a gestire con equilibrio e moderazione, senza farsi nemici.
Seguiamo il generale a colloquio con i figli, prima uno poi l’altro, dopo aver verificato la capacità di ognuno di affrontare un avversario con spada e scudo. Flavio è sempre emozionato quando il padre lo costringe a sfidarlo e turbato dal dimostrarsi ancora inferiore al genitore, che sembra invece approvare i progressi del ragazzo.
È perfino tenero il dialogo con un già abilissimo Correo, dopo il duello, finito pari. Pur con tutto l’affetto paterno, Giuliano sa bene che tutto sarà di Flavio, per destino di nascita. Gli ha assegnato in moglie Emilia, erede delle proprietà patrizie confinanti. Quanto a Correo, lo vede già già eccellente combattente e non potendo lasciargli beni materiali, vuole assecondarne la vocazione di diventare centurione, ufficiale delle Aquile, i legionari dell’esercito imperiale.
Anche Flavio è destinato all’addestramento, ma il grado di centurione sarà solo di passaggio, per raggiungere quello di tribuno e poi legato delle Legioni. Sotto Vespasiano imperatore, Correo e Flavio cominciano l’addestramento nella guardia pretoriana. Si avvia la loro carriera militare, che sarà pane per questo romanzo.
Intanto, Emilia è un’adolescente graziosa, ben fatta e determinata: dice al padre che non sposerà Flavio e nessun altro che non sia l’amato figlio di schiava. E in Germania Freita cresce nella sua tribù, ragazza ribelle e indipendente, irriducibile.
I centurioni. La saga di Correo e Flavio
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