I cinque riti tibetani
- Autore: Non disponibile
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2020
Nonostante il Tibet sia un paese oppresso, la sua cultura millenaria ormai trova ascolto nel mondo ed è una luce per ogni anima che cerca, come accade nella bella immagine dei Tarocchi "L’eremita", che mostra un saggio (Diogene Laerzio) con una lanterna in mano, in cammino verso la conoscenza. "Cerco l’uomo" affermava infatti Diogene.
La caratteristica del Buddhismo è quella di rivolgere lo sguardo dentro di sé, nella mente innanzitutto da ripulire. Ma la mente non è certo staccata dal corpo, dunque la mente-corpo va presa in considerazione come unità. In modo figurato si può affermare che cielo e terra si incontrino in noi, ma pure in senso geografico nel Tibet che è il luogo in cui si attua questa fusione, nell’altitudine delle montagne, non solo elevazione materiale.
La casa editrice Demetra ha pubblicato il saggio I cinque "riti" tibetani a cura di Michele Vanini (2001, pp. 126), con molte illustrazioni di Diego Pasquino.
Il libro punta sul mantenimento della salute e il prolungamento della giovinezza. A prima vista questa fisicità sembra un discorso materialista, ma non è affatto così. Non dimentichiamo la sacralità del corpo in cui circola l’energia vitale, mossa dalla mente. Si tratta di un "continuum" che non va spezzato. Dall’energia ai "chakra", i centri energetici posti lungo la colonna vertebrale, è il percorso del libro. I "chakra" sono collegati ad alcune ghiandole endocrine; essi sono 7, partono dalla zona sacrale e giungono alla corona al vertice del capo. La parola "chakra" significa vortice. I centri di energia ruotano. L’agopuntura prova scientificamente che tale energia esiste; chi si è sottoposto a tale metodica di cure e ne ha tratto beneficio (come la sottoscritta) non può che confermare questa verità.
Ecco quali sono le premesse teoriche degli esercizi proposti:
"L’unica differenza tra vigore e salute malferma e tra giovinezza e vecchiaia è il ritmo veloce a cui ruotano i “chakra”. Rivitalizzare il ritmo porterà il vecchio a diventare come nuovo e il malato a essere sano.”
Inoltre:
“I “chakra” che in genere possiedono le persone di mezza età girano a velocità differenti e nessuno di loro funziona in armonia con gli altri.”
La respirazione ha un ruolo fondamentale nella pratica per ripristinare l’armonia perduta, ma anche la mente e la sua concentrazione hanno un’importanza primaria. Insieme a ogni esercizio sono suggeriti alcuni "sutra”, versetti, "mantra" formule-pensiero da ripetere mentalmente. Vengono forniti consigli alimentari. È sottolineato lo sviluppo della consapevolezza di essere parte del cosmo, visione olistica indispensabile per l’armonia individuale, unica, data dal nostro ritmo. Questo influenza l’ambiente intorno a noi, come sostiene George Leonard, citato con il suo libro The Silent Pulse. Siamo ritmo, pulsazione, gioia e bellezza.
Un piccolo glossario di termini sanscriti completa l’opera, sintetica e mai invasiva nel proporsi, molto piacevole e divulgativa, sebbene profonda e ricca di saggezza. Saggezza nata dal silenzio interiore, dallo sguardo limpido e oggettivo. Scrive Sri Aurobindo:
“La chiave della supremazia è sempre il silenzio, a tutti i livelli, perché nel silenzio discerniamo le vibrazioni e discernerle significa essere in grado di catturarle.”
“Quando la coscienza è liberata dalle migliaia di vibrazioni mentali, vitali, fisiche, in cui giace sepolta, vi è gioia.”
Bellissima l’immagine della gioia sepolta, della coscienza da fare emergere. Ecco ancora una volta la necessità di quella famosa lanterna che illumina la nostra oscurità… L’inconscio diventa conscio e tutto trova pace.
Il processo non ha fine, neppure la pratica dunque. Chiamiamola meditazione in senso lato; essa comprende diversi livelli e ambiti operativi, che il libro illustra efficacemente.
I cinque riti tibetani
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