Ieri, oggi, domani. La mia vita
- Autore: Sophia Loren
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2014
“Sono nata sotto il segno della Vergine. Di solito con il mio perfezionismo un po’ ossessivo riesco ad annoiare persino me stessa, ma oggi no, oggi mi sembra che il disordine abbia la meglio su tutto”.
La grande diva italiana, immagine del nostro Paese in tutto il mondo, compie ottant’anni il prossimo 20 settembre. Quale migliore occasione per raccontare “La mia vita” (come recita il sottotitolo del volume riccamente illustrato con splendide fotografie) “senza filtri”, per fare il punto di un’esistenza straordinaria.
“La mia vita di riscatto”, di una bellissima ragazza di Pozzuoli nata Sofia Villani Scicolone, diventata una star grazie alla propria determinazione e al sorprendente talento con il nome di Sophia Loren.
“Se penso alla mia vita, mi sorprendo che sia tutto vero. Una mattina mi sveglierò e capirò di aver solo sognato. Intendiamoci, non è stato facile. Di certo è stato bello, è stato duro, ne è valsa la pena. Il successo ha un peso, che bisogna imparare a gestire. Nessuno te lo insegna; la risposta come sempre, sta dentro di te”.
Nell’autobiografia Ieri, oggi, domani. La mia vita (Rizzoli, 2014) dedicata “Ai miei quattro nipotini, il grande miracolo della mia vita” che esce in contemporanea oggi in Italia, Brasile, Bulgaria, Francia, Germania, Russia, Olanda, Spagna, Repubblica Ceca e il 4 dicembre nei paesi anglosassoni, Sophia Loren racconta molti particolari inediti del proprio passato. L’infanzia difficile, la partecipazione al concorso di Miss Italia, gli esordi, i provini a Cinecittà per Quo vadis
“Avrei interpretato una semplice ancella, che lanciava fiori sul trionfante Marco Vinicio, un bellissimo Robert Taylor”.
Gli incontri importanti con Carlo Ponti “non mi dimenticherò mai la prima volta che ho sentito quegli occhi su di me”, con Vittorio De Sica “senza di lui non avrei trovato la mia vera voce”, e con Marcello Mastroianni “condividevamo la riservatezza, l’ottimismo, la gioia”. Il Premio Oscar per La ciociara, “ancora oggi non riesco a rivedere quel film senza piangere”, i tanti film celebri e i premi ricevuti, la nascita dei figli Carlo jr e Edoardo molto voluti, i diciassette giorni trascorsi in carcere nel 1983 per presunta evasione fiscale, la pellicola La voce umana dal testo di Jean Cocteau diretta dal figlio Carlo jr. presentata all’ultimo Festival di Cannes, per non parlare degli innumerevoli incontri professionali.
“... ero davvero poco più di una bambina, senza lavoro e senza una lira ero andata alla Scalera, dove il Principe stava lavorando. Mi ero introdotta in sala piano piano e uno della produzione, forse commosso dalla mia giovinezza, mi aveva fatto sedere. Totò, adocchiandomi, aveva chiesto ai suoi: “Chi è quella piccerella?”
La diva che ha attraversato la storia italiana e del cinema mondiale con passo baldanzoso e fiero, riannoda il filo della memoria dopo aver ritrovato, dietro i libri, i ninnoli e le foto in fondo alla mensola della libreria dello studio della sua abitazione, una “scatola di legno scuro”. È “il baule dei segreti” della Loren nel cui interno vi sono lettere, telegrammi, biglietti, fotografie. Quella scatola di legno rappresenta il filo rosso da seguire per ripercorrere un’intera esistenza fatta di gioie, dolori, soddisfazioni, riscatti e tante vittorie.
“Ho la tentazione di lasciarlo dov’è. Troppo tempo è passato, troppe emozioni. Poi lo prendo, mi faccio coraggio e torno lentamente in camera. Forse è questo il mio regalo di Natale, e tocca a me aprirlo”.
Un’infanzia “tutta in salita” quella della piccola Sofia perché “certe cose non si possono dimenticare, nemmeno volendo”. Non si può scordare del padre Riccardo che non ha voluto sposare “Mammina”, l’altera Romilda dalla “bellezza eccentrica”, anche se ha riconosciuto la bambina e la sorellina minore Maria. Con emozione ritrova una letterina scritta quando aveva nove anni, “secca secca, con la bocca troppo grande e gli occhi gialli e l’espressione sorpresa” che a scuola chiamavano “stuzzicadenti”, alla nonna paterna.
“Cara nonna, ho ricevuto ieri la tua lettera con un assegno di lire 300. Ti ringrazio molto per l’interessamento che hai avuto per me, anzi, siccome non posso scrivere personalmente a papà perché non so più il suo indirizzo, mi farai tu il piacere di ringraziarlo per i soldi che mi ha mandato”.
Guerra, bombardamenti, fame, povertà e mamma Romilda “troppo bionda, alta e, soprattutto non sposata” pensava già al futuro, al dopoguerra quando i suoi sogni di gloria cinematografici potevano essere ereditati dalle figlie. Terminato il secondo conflitto mondiale, la ragazzina soprannominata “Stuzzicadenti” si era trasformata in un’adolescente dal “corpo formoso e solare, pieno di promesse”. Quando camminava per le strade di Pozzuoli “i ragazzi si voltavano a guardarmi e mi fischiavano dietro”. Erano i prodromi di tutti quegli spettatori che si sarebbero innamorati a prima vista della maggiorata dallo sguardo seducente e malandrino, personaggio che ha segnato un’epoca.
Quel passaggio da brutto anatroccolo a cigno è testimoniato da una copertina ingiallita di Sogno (storica testata di fotoromanzi) datata 1951 che riporta un nome antico e quasi dimenticato: Sofia Lazzaro. L’Italia aveva voglia di sognare e lo sguardo languido da eroina dei fotoromanzi di Sofia era perfetto per quel particolare momento storico.
“La verità è che nel giro di qualche stagione, avevo cambiato forme, volto, nome. E avevo cambiato pure città. Fu una vera rivoluzione, imprevedibile come ogni rivoluzione”.
E pensare che un fotografo aveva detto di una giovanissima Sofia: “Ha il viso troppo corto, la bocca troppo larga, il naso troppo lungo”.
Ora quel “baule dei segreti che racchiude la favola della mia vita” di una donna determinata, piena d’ironia, dell’attrice italiana più premiata al mondo, è a disposizione dei lettori.
“Arrivata a questo importante compleanno, ho pensato che potesse valere la pena fare il punto, e raccontarmi al pubblico direttamente, senza filtri. Sono finalmente io in prima persona a raccontare la mia vita”.
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