Il canto della fortuna. La saga dei Rizzoli
- Autore: Chiara Bianchi
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Salani
- Anno di pubblicazione: 2024
Salani pubblica nella Collana “Le stanze”, Il canto della fortuna (2024), romanzo d’esordio della scrittrice Chiara Bianchi, dedicato a “La saga di Rizzoli”, come recita il sottotitolo del testo, celebre dinastia milanese, il cui fondatore fu Angelo (Milano, 31 ottobre 1889 – Milano, 24 settembre 1970) imprenditore, editore e produttore cinematografico, che creò l’omonima casa editrice Rizzoli Editore.
“Quando si è nati nella miseria più nera, attanagliati dai morsi della fame, la promessa di un pasto caldo è un motivo sufficiente per piegarsi alle regole, all’ordine e alla disciplina”.
È dunque vero che un’infanzia dura, avara di cose belle, di cibo, giocattoli, tempra il carattere di chi ha vissuto una situazione simile.
Si cresce che si è già adulti, perché ricchi di esperienze, non tutte negative, perché si è gravati da responsabilità enormi. Agli albori del Novecento, le mani del piccolo Angelo Rizzoli erano vuote, ma il suo cuore era pieno di speranza e coraggio. La spinta che muoveva tutto era la grande fiducia che aveva in sé stesso. E questa dote, o è congenita oppure non c’è nulla da fare. Eppure, il piccolo Angiulìn partiva svantaggiato, pareva che il destino avverso con lui si fosse divertito a sparigliare le carte. Il bambino era figlio di un ciabattino analfabeta che era morto prima che lui nascesse, la madre, Giuditta Tamburini, portinaia e stiratrice, nonostante il cuore malato, si era sempre fatta in quattro per sfamare le sue tre creature, ma non bastava. Così Angiulìn aveva preso l’abitudine di passare le ore tra le strade polverose a rincorrere le carrozze o i ricchi signori a passeggio. Nei giorni buoni, appostandosi davanti a una drogheria, rimediava qualche centesimo, sufficiente per comprare avanzi di cotenna o un pezzo di busecca.
In quelli meno buoni, scorrazzava tra le bancarelle del mercato ortofrutticolo rubacchiando una cipolla, due mele, un uovo. Ma da mercoledì 10 febbraio 1897 Angelo avrebbe avuto l’opportunità di pregustare la minestra al burro, la carne, le verdure fresche e una pagnotta. Quello era il pranzo dei Martinitt, istituzione assistenziale milanese, che ospitava orfani e bambini abbandonati, fondata a Milano nel XVI Secolo da San Girolamo Emiliani.
Varcare a otto anni per la prima volta la soglia dell’orfanotrofio, avrebbe rappresentato il punto di svolta per il bambino, il cui misero, tenero e commovente aspetto, cappello floscio in testa, piedi nudi chiusi in un paio di scarpe così grandi che lo costringono a camminare come una papera e pantaloni rattoppati, testimoniava la sua vita di stenti. La divisa dei Martinitt che Angelo avrebbe indossato era la seguente: pantaloni di panno con una lunga striscia rossa, come quella dei carabinieri, giubbotto che ad Angelo arrivava a metà coscia e una cravatta di percalle rosso. Anche il berretto a visiera era di panno, sopra ci sono lo stemma e la matricola.
“Angelo Rizzoli è il numero 412, ricamato su camicie, calze, mutande, su tutto”.
Assomiglia a una tragedia greca, la parabola triste dei Rizzoli, il cui capostipite seppe conquistare il mondo, i cui eredi però non furono alla sua altezza, per sfortuna o incapacità imprenditoriale, non sta a noi giudicare.
Sullo sfondo di ben due guerre mondiali, in un “Secolo breve” che cambia troppo in fretta, procede spedita, come una avvincente pellicola cinematografica, la saga dei Rizzoli, il cui canto della fortuna, smise per sempre di cantare.
Restano i ricordi di questo mondo ormai scomparso, che in queste pagine sono molto ben rievocati.
“La Rizzoli è dei Rizzoli. Solo dei Rizzoli. E così deve essere sempre”.
Il canto della fortuna. La saga dei Rizzoli
Amazon.it: 15,96 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il canto della fortuna. La saga dei Rizzoli
Lascia il tuo commento