Il capofamiglia
- Autore: Ivy Compton-Burnett
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2020
Il capofamiglia (Fazi, 2020) è uno fra i romanzi di successo della scrittrice britannica Ivy Compton-Burnett. È un romanzo diverso da tanti altri: consiste quasi interamente in dialoghi che continuamente si succedono e che consentono al lettore di comprendere gli eventi della narrazione.
Principale protagonista della vicenda è l’intera famiglia Edgeworth e, in particolar modo, Duncan, capofamiglia dall’inizio alla fine del romanzo. Le figure che lo affiancano, invece, non saranno sempre le stesse: nel romanzo ci sono morti improvvise, allontanamenti inattesi, molto più di quanto si potrebbe immaginare in un nucleo familiare di fine Ottocento.
La narrazione s’apre così:
“Era il giorno di Natale dell’anno 1885 e la stanza era la tipica sala da pranzo di una casa di campagna del diciottesimo secolo. Gli oggetti di più recente acquisizione sono stati collocati in posizione di prestigio, da dove avevano il potere di determinare il carattere stesso della stanza e lo esercitavano alla maniera tipica degli oggetti di fattura vittoriana, cioè con autorità, come se volessero sostituirsi ai proprietari”.
La famiglia Edgeworth, si deduce, è decisamente benestante. Duncan, il capofamiglia vive una vita senza grandi scossoni insieme alla moglie Ellen, alle figlie Nance e Sibyl e a Grant, il nipote maschio figlio del defunto fratello di Duncan, nonché erede di tutta la proprietà ora amministrata dallo zio. Parrebbe questa un’atmosfera tranquilla, ma Ivy Compton-Burnett ci riserba, pagina dopo pagina, cambiamenti inconsueti, novità poco immaginabili per persone di quel tempo. Non a caso, il romanzo è stato definito:
“Lo sguardo sovversivo di Ivy Compton-Burnett sulla politica della vita familiare".
Un libro brucia nel primo capitolo de Il capofamiglia: viene incenerito un volume, perché è "un’opera scientifica, nemica della fede" e la distruzione ha luogo nel focolare della famiglia; l’azione è indicativa delle nascoste tirannie domestiche di cui l’autrice vuol farci sapere, così come dei drammi che in una famiglia hanno luogo, ma che i membri tendono a celare al mondo per mantenere quella parvenza di dignità che sanno di non avere completamente e la cui mancanza tentano di esorcizzare con semplici allontanamenti abitativi.
I personaggi principali di questo romanzo, simile a un dramma greco, sono circondati da una “coro” di vicini e di abitanti del villaggio che spesso, l’uno o l’altro, sono presenti a un evento. E gli eventi sono molti e di non facile e lieve narrazione. Dietro l’aplomb inglese di una famiglia del diciannovesimo secolo si nascondono freddezze, menzogne e persino un omicidio.
Duncan, il capofamiglia, si consola molto presto dopo la prematura scomparsa della consorte Ellen e sceglie come moglie una donna di quasi quarant’anni più giovane di lui. Ma da qui in poi niente sarà più come prima: un accadimento dopo l’altro, i personaggi principali mostreranno il peggio di sé e ogni loro azione iniqua pare quasi richiamare la legge del Karma. Qual è la risposta dei personaggi ai tristi accadimenti? Nulla, pare ognuno rassicuri se stesso con un semplice: “stai calmo e vai avanti”.
Ivy Compton-Burnett denuncia in questo romanzo quanto il perbenismo si presti a celare ciò che invece andrebbe denunciato e quanta freddezza alberghi nei personaggi, che scelgono di sostituire il rancore e la rabbia con qualsiasi mezzo risulti utile ad andare avanti in questa esistenza.
Non possiamo non meravigliarci della pura audacia e originalità dello stile e della voce della Compton-Burnett che con Il capofamiglia riesce a narrare di qualunque evento, anche il più tragico, con una flemma che stupisce, ma che non è la sua, poiché lei ne racconta proprio per denunciare una vita sociale che non condivide.
Il capofamiglia
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