Il cavaliere, la donna, il prete di Georges Duby

Basta con la histoire-bataille, che ha annoiato ragazzi di tutti i secoli, nel 1929 alcuni giovani storici propongono una visione diversa della storia. Non solo le guerre, ma anche la vita di tutti i giorni può essere storia e le fonti archivistiche diventano sempre più importanti.

"Il cavaliere, la donna, il prete" è un bellissimo saggio degli anni Quaranta, dove Georges Duby racconta il matrimonio in Francia nel Medioevo.
Nei primi secoli del Medioevo il matrimonio non concepisce l’idea dell’indissolubilità del matrimonio cristiano. Donne e ragazze vengono ripudiate con facilità, mentre gli uomini possono sposare anche le cugine di primo grado.
Nel mondo aristocratico i matrimoni sono accordi politici, tanto che dote e patrimonio sono le parole chiave dei padri di famiglia, che devono provvedere a sistemare le figlie, volenti o nolenti al matrimonio.
Ma la Chiesa pian piano si fa strada e incomincia a porre delle regole. Il matrimonio è un sacramento e il divorzio è un peccato, il matrimonio religioso è quello più elevato, le altre unioni sono sacrileghe, ma questo per le classi superiori. Per le classi inferiori la Chiesa lotta ferocemente contro le unioni libere, molto frequenti tra i contadini che addirittura favorivano le gravidanze prematrimoniale come prova per la fertilità della donna. Ma di per sé il contadino è un essere religioso e la guerra è vinta.
Più difficili i rapporti con gli uomini aristocratici che cercano di liberarsi delle mogli inventando cuginanze o cognatanze che vengono però facilmente aggirate da vescovi saggi e astuti.
Alla fine il matrimonio come lo conosciamo noi vince. E vissero felici e contenti.
O no?