Il collezionista delle piccole cose
- Autore: Jeremy Page
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2013
“Quel viaggio avrebbe cambiato la mia vita, mutando la mia concezione del mondo e degli uomini che la rovinano”.
Liverpool, Inghilterra, 1845. Il giovane Eliot Saxby era un collezionista di piccole e rare cose: uova e altri reperti naturali per i suoi influenti amici che gli avevano pagato il biglietto della nave. In quella ventosa mattina d’aprile il naturalista stava per imbarcarsi sull’Amethyst, brigantino a tre alberi dal tavolato talmente consunto che sembrava essere stato sfregato con il sale, destinazione Artico alla ricerca di reperti di esemplari di alca impenne.
“Uccelli di notevoli dimensioni, inabili al volo, si potrebbero considerare i pinguini del Nord”.
Negli ultimi anni la popolazione si era ridotta a causa della caccia e della scomparsa di quelle che erano le loro colonie naturali. Quasi sicuramente l’ultima coppia era stata uccisa l’anno precedente da due pescatori artici su un’isola disabitata al largo dell’Islanda. In nome dei collezionisti che rappresentava, Saxby sarebbe stato felice di trovarne i resti.
“Forse sarei arrivato troppo tardi per salvarle”.
Un senso d’inquietudine pervadeva l’animo di Eliot mentre si apprestava a salire sul brigantino di 300 tonnellate costruito nei cantieri di Bristol quarant’anni prima. L’equipaggio oltre ai marinai era composto dal capitano Kelvin Sykes di circa sessant’anni dall’espressione scimmiesca, dal primo ufficiale Quinlan French, alto e dalla mente acuta e dall’ufficiale in seconda il signor Talbot. L’addetto alle cucine era il cambusiere Simao proveniente da Sao Miguel nelle Azzorre. Gli altri passeggeri oltre a Saxby erano Edward Bletchley un giovanotto intorno ai venticinque anni, i capelli lucidi di un biondo rossiccio acconciati alla moda in lunghi boccoli “con un sorriso ampio e sincero stampato sul volto” imbarcatosi per dare la caccia agli animali artici e la sua misteriosa compagna di viaggio. Sdraiato nella sua piccola ma funzionale cabina all’interno di quel guscio galleggiante che lo avrebbe condotto nell’Artico, Eliot intuiva che quel viaggio avrebbe cambiato la sua vita, mutando la sua concezione del mondo e degli uomini che lo rovinano. Del resto non si può fare molto per modificare il corso degli eventi “certe cose ci piombano addosso anche se abbiamo fatto rotta verso un’altra direzione”. L’ultimo promontorio nero della costa del Donegal rappresentava l’ultimo lembo di terra prima del vuoto del mondo intero, un mondo fatto d’acqua e di oscurità, “privo di qualunque tratto distintivo, senza orizzonte e senza cielo. Il vuoto dell’Atlantico”. In questo istante particolare Eliot aveva incontrato, appoggiata al parapetto, la misteriosa passeggera che aveva riportato il giovane a dieci anni prima, quando aveva incontrato Celeste Cottsloe (la quale ora si faceva chiamare Clara Gould), per la prima volta. In un maniero del Norfolk Eliot e Celeste avevano stretto un rapporto strano e anonimo separati da una banale porta di legno di una stanza da letto.
“Ebbi l’impressione di trovarmi davanti a un fantasma”.
Stormi di uccelli sfrecciavano accanto alla nave volando bassi e mostrandosi curiosi seguendo la stessa rotta migratoria lungo la quale viaggiava anche l’Amethyst. Il brigantino avanzava verso Nord e lo stesso Oceano Atlantico cambiava colore passando dal grigio verde al nero inchiostro illuminato dall’aurora boreale che decorava la notte di misteriosi nastri colorati.
“Quale uomo non avrebbe perso il senno in mezzo a quella distesa di ghiaccio immersa nell’oscurità e in quel vuoto incommensurabile?”.
Il collezionista delle piccole cose (titolo originale del volume: The Collector of Lost Things) possiede il merito di ricostruire con vivezza un mondo poco conosciuto, quello delle feroci spedizioni artiche del XIX Secolo, puntando l’attenzione contro la violenza dell’uomo nei confronti degli inermi animali e della natura che li circonda. Sotto gli occhi dell’idealista Eliot Saxby tutte le creature che popolavano l’Oceano Artico (balene, orsi, foche, uccelli, trichechi e cervi) erano pronte a essere uccise, i loro corpi trasformati in barili d’olio e sacchi di piume, le ossa utilizzate per fabbricare busti e corsetti, le zanne scolpite per diventare ornamenti e denti finti. Nel silenzio dell’Artico dove la vita non aveva alcun valore giacché solo i cadaveri erano preziosi, stragi e massacri erano la normalità. Purtroppo solo Eliot pensava che
“lo scopo di noi uomini era quello di custodire tutto ciò che ci è stato dato per lasciarlo alle generazioni future”.
Un romanzo che fa sicuramente riflettere redatto con mano felice dall’autore inglese Jeremy Page, già sceneggiatore e editor per la BBC e per Channel4, il quale ha insegnato Scrittura Creativa alla UEA (University East Anglia). Suggestiva la copertina del volume pubblicato da Neri Pozza: un particolare del dipinto di Fitz Hugh Lane Navi nel ghiaccio al largo delle Isole Pound (1850) che coglie alla perfezione l’atmosfera del libro, il cui simbolo è il viaggio dell’Amethyst con il suo carico di fantasmi, visioni, desiderio, violenza e passioni nascoste.
“Mi resi conto di essermi imbarcato in un viaggio pieno di misteri, alcuni alla mia portata, altri oscuri e impenetrabili come l’Oceano oltre il parapetto”.
Il collezionista delle piccole cose
Amazon.it: 8,00 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il collezionista delle piccole cose
Lascia il tuo commento