Il diavolo. Un’inchiesta contemporanea
- Autore: Gabriele Amorth
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2014
Il diavolo sicuramente, c’è poco da dubitare e niente di che scegliere: o con Cristo o col Demonio, tertium non datur alla faccia del melting pot religioso, delle credenze fai da te (buddista & cattolico, Sai Baba e Gesù, reincarnazione e vita eterna). Sotto questo aspetto anche papa Bergoglio è stato perentorio:
“Quando non si confessa Gesù Cristo, mi sovviene la frase di Leon Bloy: ‘Chi non prega il Signore, prega il diavolo”. Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio”.
Un modo come un altro per scomodare il cavallo di battaglia di Padre Amorth, il “re” degli esorcisti (e dei bestseller sul tema) come Stephen King lo è del romanzo horror:
“L’uomo è diventato il dio di se stesso, esattamente ciò che vuole il Demonio”
denuncia a pagina 90 del suo nuovo trattato di demonologia per le masse uscito da pochissimo per Piemme (“Il Diavolo. Un’inchiesta contemporanea”). Personalmente non ci metterei la mano sul fuoco, ma condivido in pieno il tono sentenziale. Basta guardarsi intorno: se questi sono i risultati della morte di Dio (e del Diavolo con lui), di una secolarizzazione che fa rima con alienazione (assiologica, teleologica) era sicuramente meglio quando si stava “peggio” e il timore di Dio serviva se non altro da deterrente all’accidia nichilista e al mal de vivre senza significati che ci avvince più o meno come l’edera di nillapizziana memoria.
In fatto di trascendenza convivo (benino, in verità) coi dubbi plurimi, ma non ho livore verso chi crede, e se proprio devo scegliere tra l’afasico-tipo del terzo millennio e il giovane che in piazza San Pietro sventola la bandierina del Vaticano, state pur certi che sto con quest’ultimo. Alle libertà/felicità obbligatorie e alle orecchie sempre più incapaci di intendere preferisco le voci residuali di coloro che gridano nel deserto, compresa quella di Amorth: la perdita di slanci ideali coincide con la perdita della quintessenza umana, c’è poco da discutere. “Fatti non foste a viver come bruti” ha scritto qualcuno e per me rimangono parole sante, scolpite nella pietra.
Perdonatemi la divagazione perché molto probabilmente era del diavolo che volevate sentirvi parlare fino in fondo (niente da fare, l’argomento “tira”, da che mondo è mondo), ma se è così non avete che da scapicollarvi in libreria e chiedere di questo nuovo libro di Padre Amorth che ne parla benissimo (cioè malissimo, del Diavolo intendo): una specie di compendio che racchiude (e teorizza) tutto ciò che l’ultimo esorcista conosce - a menadito - sull’argomento (cos’è il demonio, in che maniera opera sul mondo, come e in che modo arriva a possedere una persona, come lo si combatte), postulati e corollari sui quale non entro nel merito.
Trattandosi di una segnalazione libraria ciò che mi preme dirvi in questa sede è che ho trovato “Il diavolo” un saggio misurato, sincero, sul quale riflettere (possibilmente) e al quale accostarsi senza pregiudizi (lo dico soprattutto per i lettori “posseduti” da furori anticlericali), e questo a prescindere da come uno la pensi sulle cose dell’altro mondo e pure di questo. Un aspetto mi pare, inoltre, fuori discussione: quello della buona fede di Amorth relativamente alle questioni sollevate. In altre parole, Gabriele Amorth fa quello che fa (il prete esorcista) e scrive quello che scrive, perché mosso da convinzioni autentiche, perché "ci crede” (mi pare un merito non da poco, un’adesione a un principio che merita se non altro rispetto): ho visto di recente in televisione due tipi satireggiare tra le righe sulle sue dichiarazioni e non mi è sembrato affatto un bel vedere. Il libro esce in formato maneggevole e a un prezzo abbordabile (12 euro): vale la pena leggerlo.
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A motore! Grande padre Amorth!
Dunque il libro di Amorth sarebbe "una specie di compendio che racchiude (e teorizza) tutto ciò che l’ultimo esorcista conosce - a menadito - sull’argomento (cos’è il demonio, in che maniera opera sul mondo, come e in che modo arriva a possedere una persona, come lo si combatte), postulati e corollari sui quale non entro nel merito." Perché il commentatore non "entra nel merito"? perché a paura di entrarci? perché non sa come entrarci? perché, tutto sommato, spaventarsi col diavolo e consolarsi con padre Amorth aiuta a tirare avanti? per chi volesse "entrare nel merito" - dunque senza timore di esercitare il proprio senso critico - consiglio il libro di Alfonso Maria Di Nola "Il Diavolo" (Newton Compton), in cui il compianto studioso napoletano ricostruisce genesi e storia di questa figura mitologica sul filo della cultura giudeo-cristiana (e non solo) mostrando cio’ che il Diavolo è ed è stato: un mito, appunto, formatosi in precisi contesti culturali (Iran, Babilonia, Palestina) e poi diffusosi e ulteriormente sviluppatosi in Occidente come parte integrante della mitologia cristiana. Di Nola definisce l’ odierna credenza nel diavolo "un niente ideologico", una cornice vuota in cui inserire cio’ che di volta in volta non fa comodo: padre Amorth ha definito Nietzsche e Freud due indemoniati, cosi’ come "demoniaci" sono per lui il preservativo, lo Yoga, l’omosessualità...
Da agnostico nicciano-freudiano (mi perdoni la sintassi gergale) a agnostico nicciano-freudiano, ritengo: non se la prenda così tanto, Leo. La mia segnalazione non aveva intenti apologetici e ad ogni modo, ribadisco: se proprio devo scegliere tra l’afasico-tipo del terzo millennio e il giovane che in piazza San Pietro sventola la bandierina del Vaticano, sto dalla parte di quest’ultimo. Che creda o meno agli asini che volano o all’operato esorcistico di padre Amorth.
Mi stia bene.
“...scegliere tra l’afasico-tipo del terzo millennio e il giovane che in piazza San Pietro sventola la bandierina del Vaticano”…. bella battaglia: ma davvero tra i due tipi c’è poi quella gran differenza?
I buon nicciani dovrebbero sapere che il vero nichilista è proprio chi si aggrappa ai valori “non negoziabili”, come probabilmente li chiamerebbe il giovane sbandieratore vaticano, il quale non è che un afasico che sventola la propria afasia.
Che vuole che le dica, Eugenio? Sarà che non sono un vero nicciano ma tanto livore non mi appartiene (piuttosto, mi auguro, un pizzico di ironia).
Mi stia bene.