Il dono di Gabriel di Hanif Kureishi

Gabriel ha quindici anni, un padre che negli anni Settanta faceva il musicista nella band di una rockstar ed una madre che ne era groupie e pseudo-costumista. Quando, in una Londra dell’ultimo decennio del millennio, la madre decide che vuole dividere la propria strada da quella del marito, perdigiorno alcolizzato e nullafacente, l’esistenza da adolescente tutto concentrato su se stesso e sulle sue passioni di Gabriel va in frantumi. Si ritrova a dover fare lui da genitore al padre, ormai alla deriva e disilluso, e alla madre anche, che per mantenere la famiglia comincia a fare la cameriera in un locale ed affida il figlio ad una ragazza alla pari dell’Europa dell’Est, più attenta ai bisogni del suo stomaco che alla cura del ragazzo.
Uniche consolazioni di Gabriel sono il disegno, in cui si diletta con talento riempiendo un taccuino dove appaiono gli oggetti che riproduce e l’idea, continua e fantasiosa, di girare un film che racconti dove vive e quello che sente.
Nel tentativo di ricomporre la famiglia e di rimetterne insieme i pezzi, cerca conforto nel dialogo interiore con il gemello morto da bambino e nell’incontro con Lester Jones, leader della band in cui suonava il padre che, oltre ad aprirgli gli occhi su quel che davvero è il talento, gli regala un disegno che darà il via da una serie di dinamiche e cambiamenti fondamentali nella sua vita di adolescente...

Hanif Kureishi in “Il dono di Gabriel” racconta, ancora una volta, una storia di varia umanità della sua amata Londra alla fine del millennio e con uno sguardo rivolto agli ormai leggendari anni Settanta, considerati l’età dell’oro della musica e della creatività.

Il romanzo di formazione al quale la sua penna cerca di dare forza ed incisività, non è scontato nel suo dipanarsi e nella trama che conduce alla conclusione. Le frequenti incursioni nel mondo della musica, del cinema e della letteratura come riferimenti pedagogici del padre, sono elargite con leggerezza e comprensibilità. La discrepanza tra l’apparenza e l’interiorità di alcuni dei personaggi che accompagnano Gabriel nel viaggio alla scoperta di se stesso, è essa stessa rappresentazione della mutevole capacità dell’animo umano di adattarsi ed evolversi. La personalità fragile e a tratti superficiale della madre, è in fondo la dimostrazione di quanto poco si possa desiderare per ritenersi non tanto felici quanto sereni ed appagati. La sottile nota di umorismo che accompagna tutti, in particolare i protagonisti, rende la storia spontanea e credibile, salvandola dalla retorica stantia ed inamidata che spesso affligge questo genere di romanzo.