Il male necessario. Etica ed estetica sulla scena contemporanea
- Autore: Arturo Mazzarella
- Casa editrice: Bollati Boringhieri
- Anno di pubblicazione: 2014
Altro che luoghi comuni: non ci sono più le mezze stagioni e nemmeno il Male è quello di una volta. Ma dove sono finiti i poderosi struggimenti interiori alla Dostoevskij, i rimorsi salutari che seguivano al “peccato” nella letteratura romantica oppure il Male consapevole, quasi agognato, suggerito dal desiderio dell’abisso, l’adesione consapevole alla perdizione indotta dalla voluttà dei sensi, che ci faceva riflettere dalla nostra (presa di) distanza dal Bene cui - kantianamente - saremmo ab origine indirizzati? Con la (post-post) modernità tutto è finito: Dio è morto e anche il Male è un’altra cosa, svuotato di peso psichico, intrinseco alla natura umana (una volta era colpa del diavolo tentatore) ma riconducibile a mera esteriorità, mera rappresentazione, la stessa che si riscontra (mirabilmente) negli eroi negativi di Bret Easton Ellis (American Psyco) o Emmanuel Carrère (L’avversario), per capirci.
Secondo la disamina sul tema condotta da Arturo Mazzarella – nel suo “Il male necessario. Etica ed estetica sulla scena contemporanea” (Bollati Boringhieri, 2014) - il Male, in questa accezione, avrebbe smarrito il suo statuto “maledetto”, i connotati di divergenza morale, contro i quali era ancora possibile battersi per l’affrancamento. Oggi come oggi il Male è transustanziato in categoria estetica (nel senso di percettiva), è dunque depotenziato, nella vis rivoluzionaria come nello slancio dirompente: vittima e carnefice reificati a unicum di inconsapevolezza, dunque di irresponsabilità. Trascensioni di fiction nel reale. È l’ultra-violenza in sé e per sé che traspare dalle pellicole cinematografiche di Lars von Trier e Michael Haneke, dai foto-dipinti di Gerhard Richter, dalle installazioni di Maurizio Cattelan. Immagini e parole che affrescano la nuova carne, la fenomenologia del Male 2.0, il suo spettacolo, la sua devianza televisivizzata, mostrata e non avvertita, non del tutto. Come scrive Mazzarella:
“Non c’è bisogno necessariamente di un trauma retrostante per compiere una strage. A volte ci vuole molto meno. Basta l’incapacità di dare una forma alla ressa di immagini smembrate che alimentano l’esperienza di ogni soggetto. Ma quale forma conferire a un’esperienza che (…) si è nutrita esclusivamente della solitudine, del vuoto? Nessuna, ovviamente, in quanto bob si tratta di una solitudine o di un vuoto circoscritti. Ma del nulla (…)” (pag. 109-110).
Un saggio acutissimo, indispensabile per orientarsi - tra la ridda di romanzi, film, espressioni artistiche e filosofiche citate nel testo - nel marasma etico ed estetico di una contemporaneità nichilista, persino nella trasgressione, più apparente che senziente.
Il male necessario. Etica ed estetica sulla scena contemporanea
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