Il metodo Catalanotti
- Autore: Andrea Camilleri
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sellerio
- Anno di pubblicazione: 2018
“Il metodo Catalanotti” (Collana “La memoria”, Sellerio 2018) è la nuova indagine del commissario Montalbano composta dal Maestro siciliano Andrea Camilleri, regista di teatro, televisione, radio e sceneggiatore, nato a Porto Empedocle il 6 settembre 1925.
Per tratteggiare la personalità di Carmelo Catalanotti, “cinquantino” vittima di un brutale omicidio che aveva un’autentica passione per il teatro e dedicava tutto il proprio tempo alla regia di drammi borghesi, Andrea Camilleri si è forse ispirato all’uomo ritratto nella copertina del volume, che raffigura un olio su tela di Antonio Donghi (1924 circa)? Chissà, ma il nuovo romanzo dello scrittore è un capolavoro di sagacia, ironia e intuizione, redatto tra dramma e commedia.
“Allura, pigliatosi di coraggio, gli posò decisamenti la mano supra alla fronti. L’arritrò di scatto. Aviva sintuto il friddo della morti”.
Mimì Augello, sempre più “fimminaro”, a “notti avanzata” si era introdotto furtivamente in un appartamento, dove era atteso da una fimmina bramosa di passione. Proprio mentre si stavano “per aprire le danze”, i due amanti, dopo essersi scambiati una “vasata appassionata”, avevano sentito girare la chiave nella toppa. Il marito della donna stava per tornare, Mimì inevitabilmente aveva dovuto abbandonare il convegno amoroso saltando con un atletico balzo da un balcone a quello sottostante. All’interno dell’appartamento Augello aveva scoperto con orrore che in un letto era disteso un uomo completamente “vistuto”. Un uomo freddo come il ghiaccio, un “catafero” morto ammazzato o “un morto naturali”? Il giorno dopo Mimì e Salvo, al quali Augello aveva raccontato tutto, erano stati avvisati da Catarella di una “ammazzatina”. Non si trattava del morto scoperto da Augello, ma di un altro, trovato disteso in un letto, vestito anche lui di tutto punto. In poche parole, per dirla come Mimì:
“Mi pari ’na stampa e ’na figura col morto nostro”.
Camilleri, quasi 93 anni, il cui “papà letterario” per sua stessa ammissione è Luigi Pirandello, in queste pagine fa recitare i suoi personaggi come fossero su un palcoscenico teatrale. Quindi gli affezionati estimatori del più grande scrittore italiano, 26 milioni di copie vendute solo in Italia, traduzioni in 40 Paesi, questa volta guardano, anzi diventano spettatori del dramma in atto. Da qualche anno il Maestro siciliano è diventato cieco, ma paradossalmente tutto gli appare spaventosamente chiaro.
Le parole hanno attorno un alone sfumato, una nebbia continua. La stessa nebbia che mi circonda. Ma in questa nebbia in cui sono immerso quello che vedo è estremamente chiaro. Forse la vista mi distraeva dal pensiero,
ha dichiarato Camilleri alla giornalista Raffaella De Santis in una recente intervista apparsa sul quotidiano “La Repubblica”. Lo scrittore detta i suoi libri alla sua assistente Valentina Alferj, che offre ancora una volta il suo “impareggiabile contributo”, ed è l’unica che sappia scrivere nella lingua di Montalbano. E non è poco.
Alla fine del libro, in una nota l’autore precisa che i personaggi, i loro nomi, le situazioni nelle quali si vengono a trovare, i ragionamenti che fanno, le realtà che vivono, “sono tutti di mia invenzione”. Non sono d’invenzione certi fatti politici che attualmente sono realtà ma che ai tempi della stesura, al commissario Montalbano “apparivano come un incubo”.
Il metodo Catalanotti (Il commissario Montalbano Vol. 28)
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Il commentatore dice giustamente che in questo libro i personaggi si muovono come sopra un palcoscenico teatrale. A mio parere c’è troppa commedia, non dico di Mimì che già da tempo appare grottesco con la sua propensione per il genere femminile, ma persino Montalbano abbandona il suo tradizionale autocontrollo per lanciarsi in esplicite avances da cui in un primo tempo è addirittura respinto (eh, l’età avanza, caro Salvo). Il tratto che mi è piaciuto di più è quello in cui Camilleri ci ricorda che le opere parapoliziesche "all’apparenza sembrano trame gialle ma in realtà sono indagini profonde nell’animo dell’uomo contemporaneo". Ecco vorrei che anche le nuove indagini di Montalbano facessero ridere un po’ meno e affondassero di più nell’animo degli esseri umani come le prime prodotte dall’autore.
Ci sono delle cose che scaldano il cuore. Poche, piccole semplici cose. Le puoi contare sulle dita di una mano.
Come in quel film di Woody Allen, sono le cose di cui non puoi fare a meno. Quelle che ti porteresti su un’isola deserta, a soccorrerti in caso di naufragio. Il tuo Wilson di emergenza, per intenderci.
Hanno quel sapore fragrante (o forse anche un po’ nostalgico?)...sanno di giornale da sfogliare col caffè caldo la mattina. Ad esempio: rinuncereste mai a godervi un tramonto in riva al mare col sottofondo della vostra musica preferita, magari un po’ di sano blues? Pensando di fermare il tempo, azzerandolo a questo frammento di assoluta perfezione.
Di queste poche, semplici ma essenziali cose fanno parte i romanzi di Camilleri. E i suoi Montalbano, ovviamente. Da leggere sotto l’ombrellone o cullati dal dondolio di una barca a vela. Magari prima della siesta, giusto dopo aver pranzato con un ottimo pesce, da sentirne ancora lo “sciauro” nella “vucca”.
Perché non si può fare a meno dell’universo variopinto di Montalbano. Tanto più adesso, che l’età inizia ad avanzare per il nostro commissario: ma lui, come il vino, si fa più “buono”, gli angoli del suo carattere tendono a smussarsi, qualche volta si sorprende pure a intenerirsi. E a innamorarsi come “nu picciliddro”.
Quest’ultimo delitto da risolvere si appalesa molto diverso dai soliti... la vittima è un personaggio complesso, dalla doppia, multipla personalità. A incuriosire Montalbano c’è il fatto che si trattava di un regista di teatro amatoriale, molto impegnato nel suo lavoro. Quale miglior occasione per parlare della più grande passione di Camilleri, a cui lo scrittore si è dedicato per tutta la vita? Il teatro diventa il reale protagonista di questo nuovo romanzo, con colpi di scena finale che non possono, come sempre, mancare.
Una grande dichiarazione d’amore, che emerge dalle righe del nostro tascabile. Un velo di nostalgia e di malinconia, come l’amaro del caffè che resta in bocca, e’ la scia lunga, finale, del nostro giallo. A ricordarci che gli anni non passano solo per Montalbano... e che anche il suo autore, nonostante tutto, non si dà (giustamente) per vinto.
Comunque sia: in qualunque modo sia andata, o andrà, la vostra estate, con Montalbano accanto niente di veramente brutto potrà mai succedervi. Perché lui ha il dono di renderci tutti delle persone migliori