Il mosaico della vita di Lucia Santucci

Ci sono momenti della propria vita nei quali ognuno di noi affronta la perdita di una persona cara, e l’angoscia e il dolore inconsolabile che ne conseguono ci rendono fragili e vulnerabili. Luciana è nella sua casa di Milano, città nella quale si è trasferita in un freddo mese di dicembre, e da tempo si trascina tra le stanze con in mano una tazza di tè, chiusa nella disperazione silenziosa per la morte della madre Lina. La sua mente è ferma a quei momenti di dolore, alla sofferenza che la malattia le procurava, è chiusa ed immobile in una sua dimensione, niente e nessuno riesce più a coinvolgerla. La realtà sembra allontanarsi da lei. Fruga nei ricordi della sua mente e, come quando si sfoglia l’album delle foto, inizia a rivivere la storia della sua famiglia: forse era quello il suo compito, intimamente lo sentiva, avrebbe dovuto ricomporre tassello per tassello il mosaico della sua vita.

“Il suo era un mosaico frammentato, incompleto, come se il tempo avesse corroso una parte di esso, alcune tessere mancavano, altre erano scolorite, e altre invece mantenevano colori vividi, delineando in modo chiaro alcuni momenti della sua vita. Pensò che avrebbe dovuto ricomporre quel mosaico …“

E così, insieme a lei ripercorriamo la sua storia, una storia familiare che appartiene alla memoria storica di tutti. Luciana era venuta al mondo in un giorno di dicembre nella casa dei suoi genitori, nella campagna pontina lungo la strada del lago di Fogliano. Erano terre di paludi e pantani, bonificate a seguito della politica agraria del Duce. Terre che negli anni trenta videro l’arrivo di migliaia di persone dalle regioni poverissime del Veneto e del Friuli. Un vero e proprio esodo. Famiglie intere di contadini che migrarono dalle loro campagne portando con sé pochi averi, ma che erano forti e robusti come voleva il regime, capaci di poter governare gli animali e arare i campi.

Le case coloniche erano tutte uguali, con i tetti rossi e il porticato, con il forno ed il pollaio. Ai bordi delle strade i grandi eucalipti, con le loro grandi radici, assorbivano le acque paludose. Nel podere si lavorava tutti, piccoli e grandi. Luciana era nata lì, negli anni cinquanta, in una grande famiglia che sapeva accogliere i nonni, le zie, lo zio Giuseppe, scapolo, e i suoi fratelli. Ci si prendeva cura l’uno dell’altro e si stava insieme con affetto.

Luciana ricorda scorci di una vita trascorsa, come quando Lina si alzava molto presto all’alba per stare dietro a tutto ciò che la giornata richiedeva, una formica laboriosa senza ritagli di tempo inoperosi. Gli anni che passavano con i colori delle stagioni nei campi, la famiglia che continuò a crescere; la messa della domenica che rendeva felici chi si incontrava a parlare nella lingua della loro terra d’origine, la scuola, i giorni di festa con i profumi delle ciambelle e dei dolci custoditi nelle grandi ceste coperte dai teli ricamati a mano e la musica della fisarmonica che con i passi di danza divertiva. Ma anche il duro lavoro quotidiano e le tante ristrettezze. Luciana trascorreva la sua vita sognando un domani migliore, fino al dramma della malattia e della morte di Lina, e il trauma che ne consegue la condurrà a vivere in uno stato apatico e di indifferenza verso la vita. Era annientata dal dolore.

“Come un albero frustrato, sbattuto e spogliato dalla tempesta, era incredula e attonita … Non immaginava che la sofferenza e la devastazione del corpo potessero arrivare a quei livelli, senza che la medicina potesse far nulla. Queste erano capaci di frantumare e decomporre la dignità di un essere umano.“

Il mosaico della vita di Lucia Santucci è un romanzo di formazione nel quale, con il racconto e la ricostruzione della storia personale e familiare, la protagonista riesce infine ad accettare l’ineluttabilità della morte e il senso di impotenza che ne consegue.

Un’esperienza emotiva dolorosa, vissuta in solitudine, il cui processo interiore porterà lentamente ad acquisire una nuova e più matura visione del mondo. Una lettura emozionante e coinvolgente. Una storia individuale ed interiore che appartiene un po’ a tutti noi, che tocca un po’ tutti, perché parte di una memoria dolorosa comune.