Il pugilatore. Viaggio intorno a Sonny Liston
- Autore: Amleto De Silva
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2021
Il pugilatore. Viaggio intorno a Sonny Liston (Les Flaneurs Edizioni, 2021) è l’ultimo lavoro di Amleto De Silva, uno scrittore di grande acume e intelligenza, una penna sarcastica, ironica, che lascerà molti di voi piacevolmente sorpresi dalla storia qui narrata. Un viaggio intorno al pugilatore americano, peso massimo Sonny Liston, un lungo giro che parte preliminarmente dalla parola pugilatore (atleta che pratica il pugilato) e non pugile, più giornalistico, per parlare della sua breve vita, morì che aveva 38 anni, un campione del mondo di boxe vissuto senza saper leggere né scrivere.
Non è solo un racconto dal mondo del pugilato, alla boxe sono legati tanti personaggi con le loro lacrime e le braccia al cielo, ma gli anni Sessanta di Sonny Liston, analfabeta e “negro”, sono intrecciati con parte della nostra storia in questo bellissimo saggio di De Silva, “con ogni disgressione possibile”. Storie di vita e di pugni, aneddoti, ricordi di cinema, politica, musica, girarne intorno è il bello di un flaneur.
Esserlo è un’attitudine personale: la contemplazione, l’osservazione in balia dei propri pensieri, il giro lungo, “una cosa che mi piace fare” scrive l’autore. Una vocazione per Charles Baudelaire, Franz Hessel (L’arte di andare a passeggio) e Walter Benjamin, solo per citarne alcuni. A casa dei suoi nonni il piccolo Amleto, per le sue letture, trovava le raccolte de Il borghese, di Epoca con le foto di Walter Bonatti e di Sonny Liston. La storia è poi arrivata sulla sua scrivania: la memoria è tutto, amabile custode delle nostre conoscenze.
Negli anni Sessanta, scrive De Silva, avevamo un gran da fare: l’alluvione di Firenze, Gimondi e la vittoria al tour, le tribune elettorali, Piazza Fontana e Pinelli precipitato dalla Questura di Milano e il razzismo confinato alle famiglie dei meridionali, esclusivo solo per i terroni. Allo stesso tempo in America, che proclamò Liston campione di boxe dal 1962 al 1964, il razzismo era rivolto, come ancora oggi, alle persone di colore, nonostante l’aristocrazia americana e i suoi radical chic così bene ritratti da Tom Wolfe, strizzassero l’occhio alle classi più povere e ai movimenti di estrema sinistra come quello delle Black Panthers.
“Il potere sceglie sempre i propri antagonisti!”
Sonny amava la musica, le donne, il denaro e giocare a dadi con il suo amico Joe Louis. Era appassionato di Bo Diddley, Ray Charles e James Brown, “perché siamo fatti di un sacco di cose”. L’incontro con un giovane Cassius Clay (Muhammad Ali) perfetto interlocutore dell’America bianca e razzista, maniacale nel prepararsi agli incontri sul ring, decretò la sua detronizzazione. Liston era il negro che si lasciava andare a tutto ciò che gli veniva negato. Il cattivo, il perdente, l’ubriacone grosso, alto, con due mani enormi. Non era interessato al successo né alla fama, veniva arrestato e processato di continuo, aveva a che fare con gli incontri organizzati dalla Mafia perché con i loro soldi si facevano affari e pagavano bene. Non si fidava dei bianchi e neanche dei neri, non si fidava dei pugili né degli organizzatori, non gli piaceva la stampa e lui non piaceva alla maggior parte dei giornalisti e intellettuali di allora.
“Liston si lanciava sempre, comunque, come una bestia feroce, contro chiunque gli parasse davanti sul ring.”
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Alcuni protagonisti del tempo ne rimasero affascinati: i Beatles desiderarono incontrarlo ma lui mandò a dire che mai si sarebbe messo in posa con delle femminucce. È con Bob Dylan, James Joyce, Marx sulla copertina del loro album Stg. Pepper’s.
Non dobbiamo dimenticare, scrive l’autore, che Sonny era un negro cresciuto in una piantagione, frustato dal padre, analfabeta, col vizio di bere, molestatore di donne e che sapeva picchiare la gente. Sul ring aveva la calma di un boia, perché sapeva fare il suo lavoro, era potente ma serafico.
“È uno che porta sulla schiena le cicatrici delle scudisciate del padre”.
“Sonny rimarrà un negro” fino al giorno della sua morte, quando lo troveranno senza vita sul divano di casa sua, ancora oggi un mistero come lo era il giorno della sua nascita, in un giorno freddo: quelli come lui erano rimasti ai tempi delle navi negriere. In una società omologata nella quale le coscienze sono annullate, l’intelligenza anche, leggere un autore come Amleto De Silva rincuora l’animo e l’intelletto. Saper narrare come il nostro è una dote innata, e la competenza e la profondità nel fare memoria una storia sociale ed educativa, appartiene alle penne migliori. Consigliato!
Il pugilatore. Viaggio intorno a Sonny Liston
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