Il rosario di madreperla di Valerio Molinaro

Che la vena aurifera del giallo all’italiana sia pressoché inesauribile è cosa nota a tutti: lo sa bene anche Valerio Molinaro, autore romano affezionato a storie noir ambientate in diverse latitudini.
Pur seguendo il grande fiume della narrativa investigativa, tuttavia Molinaro con Il rosario di madreperla (Echos Edizioni, 2021) preferisce allontanarsi dalla strada maestra e permettere al lettore un viaggio più intimo, fatto di passi lenti, di ferite non cicatrizzate e prive di un confine rassicurante tra il mistero e la soluzione.

Trama - Il protagonista di questa indagine, egli stesso vittima più che illuminato risolutore è Riccardo Gaston, ex poliziotto e ora detective privato, incapace di risollevarsi dalla morte della figlia, con un conto sempre aperto col collo della bottiglia e un orizzonte povero di speranze. Dopo aver contribuito a sventare una rapina in un ipermercato romano, Gaston viene assunto per fare luce sulla morte di un sacerdote a Napoli. Le circostanze del ritrovamento del cadavere, assieme ai noti vizi del morto potrebbero attirare attenzioni scomode sulla parrocchia, e a Gaston viene richiesta discrezione e astuzia.
Tuttavia l’uomo è una banderuola in una tempesta, e si trova sbatacchiato tra la microcriminalità del posto, poliziotti incapaci e l’alta borghesia di Napoli annoiata e decadente.

Analisi del libro - Le pagine di Molinaro regalano una vicenda aspra, tutt’altro che rassicurante, dove al protagonista sono concesse, come ad ogni vero eroe senza nome del nostro tempo, solo delle vittorie di Pirro.
Roma e Napoli sono delle grandi ferite che grondano pus: c’è il grande magazzino di Ikea assediato durante il black out della Notte Bianca, il gigantesco cadavere dell’Italsider a Bagnoli, il degrado multietnico dell’Esquilino e gli angoli ciechi di Secondigliano.

Il rosario di madreperla è un giallo per chi vuole ancora stupirsi di ciò che il genere sappia regalare in Italia, per chi cerca qualcosa di più di un semplice esercizio mentale, da sfogliare con un occhio al delitto e uno alla ragnatela che aggancia inconsapevoli vittime e carnefici condannati dal destino, tutti burattini di una macchinazione senz’anima.