Il serpente dell’Essex
- Autore: Sarah Perry
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2017
“Il serpente dell’Essex” (Neri Pozza, 2017, The Essex Serpent traduzione di Chiara Brovelli) è il romanzo della studiosa, giornalista e scrittrice Sarah Perry, nata nel 1979 a Chelmsford nell’Essex, che con questo libro ha ottenuto un grande successo di pubblico e critica.
Cora Seaborne aveva gli occhi grigi “era alta, e non esile”. Nella Londra di fine Ottocento, la donna era appena rimasta vedova di suo marito Michael, morto a causa di un tumore alla gola. Cora rimasta sola con il figlio autistico di undici anni Francis, taciturno e dai capelli neri, e con Martha, la sua tata, presa da incantamento nei confronti di Cora, si apprestava a trovare rifugio a Colchester nell’Essex. Liberata da un matrimonio infelice con “una persona detestabile”, che recava con sé il ricordo oppressivo di un marito freddo e crudele, finalmente Cora poteva dedicarsi alla sua vera passione: la ricerca di fossili. A Colchester dove stavano portando alla luce dei fossili lungo la costa, la giovane appassionata naturalista sognava di diventare come la paleontologa britannica Mary Anning (Lyme Regis, 21 maggio 1799 - Lyme Regis, 9 marzo 1847). Quest’ultima raccoglitrice di fossili per professione, fu autrice di molti ritrovamenti importanti nel campo dei fossili marini dell’epoca giurassica, tra cui i primi scheletri completi di ittiosauro e plesiosauro. Inoltre il lavoro di Anning contribuì ai fondamentali cambiamenti del pensiero scientifico riguardo alla storia della terra avvenuti all’inizio del XIX Secolo.
“Avrete sentito parlare del serpente dell’Essex, un tempo terrore di Henham e Wormingford, che pare sia stato avvistato di nuovo?”.
Se è vero che
“Ci sono più cose in cielo e in terra...”
come ci ricorda William Shakespeare nell’“Amleto”, forse esiste davvero questo “grande essere strisciante”. Una strana creatura più simile a un drago che a un serpente, che abita la terra tanto quanto l’acqua, e in una bella giornata non disdegna di mettere le ali al sole. Il primo ad averlo avvistato aveva perso il senno e non l’ha più ritrovato, ed era morto in manicomio circa sei mesi prima, lasciandosi dietro una decina di disegni realizzati con frammenti di carbone staccati dalla grata. Il serpente dell’Essex avrebbe catturato subito l’attenzione di Cora, la quale in questo animale leggendario ancora non esaminato e classificato dal British Museum vedeva l’occasione della sua vita. Al contrario il reverendo William Ransome, parroco di Aldwinter, era convinto che la popolazione locale fosse vittima di un’oscura superstizione, occorreva dunque indagare per ricondurre i fedeli alla certezza di Dio, eliminando “il Problema”, per sempre dalle loro menti ignoranti. Galeotto il serpente dell’Essex William Ransome e Cora Seaborne si sarebbero sentiti attratti l’uno dall’altra, pur essendo su fronti opposti di pensiero.
“Se mi si chiede di dire perché l’amavo, sento che questo non si può esprimere che rispondendo: Perché era lui; perché ero io” (Michel de Montaigne, “Sull’amicizia”).
Partendo da questo splendido esergo, l’autrice costruisce un oscuro quanto seducente romanzo vittoriano, ricco di dialoghi profondi e originali. Indubbio il talento di Sarah Perry capace di incantare il lettore grazie alla ricchezza della sua prosa e alla caratterizzazione dei singoli personaggi. William Ransome e Cora Seaborne dimostrano che non sempre fede e ragione sono due fattori che si escludono reciprocamente.
“Lei gli manda dei segni attraverso i cirri, nel cielo, attraverso le espressioni che ha prestato e preso in prestito, attraverso la cicatrice curva che ha sulla guancia. Allo stesso modo Will pensa di mandarne a lei: crede che le loro conversazioni continuino, silenziose, nella caduta di un seme di sicomoro, che gira e gira fino a toccare terra”.
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Di solito si tende a rimanere irrimediabilmente delusi quando un libro, soprattutto un’opera prima, è così osannato da critica e pubblico. Cosa che invece non è accaduta per questo bel romanzo di Sarah Perry, a metà tra un tentativo di un giallo fantasy e un bello spaccato della Londra “campagnola” di fine 1800.
Al di là del “mito” di questo serpente/drago che infesta le acque del Blackwater nell’Essex, quello che rimane impresso in questa lettura è la minuziosa descrizione di ogni singolo personaggio, che facilmente diventa “reale” e familiare; in particolare lei, vedova “consolabile”, liberata da un marito arido e violento, riscopre a poco a poco la vera libertà, anche quella di vagare nella campagna e godere di ogni singolo profumo, di ogni singolo colore.
La stessa “insperata” libertà la renderà aperta a rapporti di amicizia ma timorosa di relazioni più profonde. Accanto a lei il reverendo della cittadina, con una bella famigliola, farà da contraltare tra fede e ragione, tra scienza e credo. I sette, otto personaggi ci fanno compagnia per circa 500 pagine, con levità, partecipazione, e caldo coinvolgimento!