Il sipario
- Autore: Milan Kundera
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Adelphi
Kundera ci narra in modo sublime di che sostanza è fatto un romanzo, che ha una sua identità staccata dalle poesie e dai racconti. Un involontario inno alla bellezza dello scrivere con la sua consueta elegante ironia.
Lo scrittore si chiede quali siano le peculiarità specifiche del "romanzo".
Ad esempio c’è la burocrazia, questo mostro che ci rende impotenti e fa sembrare tutto sfocato e confuso e di questa situazione scrive in modo magistrale Kafka.
Kundera fa un elogio alla letteratura romanzesca con il suo sguardo smaliziato; Dostoevskij, per dire, mette continuamente nei suoi capitoli l’ora in cui capita qualcosa, le sette di mattina, le sei di sera.
Una cosa importante, poi, per Kundera è che nel romanzo degno di questo nome c’è il senso del comico: la pesantezza della realtà e la disperazione di essere nel mondo senza averlo voluto porta con sé anche l’umorismo; in caso contrario, senza lo humour, il romanzo diviene uno scritto moralista e noioso, che vuole necessariamente insegnarci qualcosa, quando la vita è fatta di incongruenze, di buchi neri, di fili spezzati e bisogna che qualcuno le sbrogli non prendendosi troppo sul serio.
C’è poi un capitolo su Cioran, il filosofo rumeno, emigrato a Parigi che ha scritto sensazionali aforismi sul mondo e sul destino degli uomini, da giovane aveva avuto simpatie per Hitler e per il suo modo di governare. Kundera scrive:
"Mi tornano alla mente le parole di Cioran a proposito dei giovani e del loro bisogno di "sangue, urla, tumulti". Ma mi affretto ad aggiungere che quei giovani poeti che pisciavano sul cadavere di un grande romanziere non per questo cessavano di essere dei veri poeti: il loro genio e la loro stupidità sgorgavano dalla medesima sorgente"
La vita è orribilmente comica e tragica e questo bellissimo libro ci spiega che poi tutto, nella vita ordinaria, porta verso il nostro fallimento perché gli uomini sono mortali e spesso stupidi e allora... evviva il romanzo.
Kundera chiosa:
"I personaggi romanzeschi non chiedono di essere ammirati per le loro virtù.
Chiedono di essere compresi, il che è completamente diverso. Gli eroi dell’epopea vincono o, se sono sconfitti, conservano sino all’ultimo respiro la loro grandezza. Don Chisciotte è sconfitto. E senza grandezza alcuna. Perché d’un tratto tutto è chiaro: la vita umana in quanto tale è una sconfitta. Di fronte all’ineluttabile sconfitta che chiamiamo vita non resta che cercare di comprenderla".
In questo risiede la ragion d’essere dell’arte del romanzo.
Il sipario
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