Ci sono libri che sono simbolo di una generazione, anche se non sono necessariamente legati ad essa.
Nel 1986 (al tempo ero all’università) fece scalpore il romanzo L’insostenibile leggerezza dell’essere dello scrittore ceco Milan Kundera (scomparso pochi giorni fa), molto reclamizzato all’epoca dal “lookologo” D’Agostino in una trasmissione geniale nella sua vacuità. Ai tempi era impensabile che una persona potesse vivere senza leggerlo e discuterne. Dal momento che io sono una “bastian contrario” all’epoca non lo lessi e non feci neppure finta di averlo fatto.
Maggio 2023. In un soleggiato sabato torinese scovai in una bancarella l’elegante sagoma turchese dell’edizione Adelphi del succitato libro. Lo presi e cominciai a leggere.
L’insostenibile leggerezza dell’essere: una rilettura di Kundera
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La storia del quadrato amoroso Tomas- Tereza- Sabine-Franz mi avvinse abbastanza (evidente l’influenza delle Affinità elettive di Goethe) ma soprattutto il contrasto tra “pesantezza” e “leggerezza”, non necessariamente la prima è brutta se noi la vediamo come un vivere sulla Terra che alla fine è nostra madre e la seconda bella se diventa inconsistenza.
Milan Kundera insiste su questi concetti, ma il libro è narrato da un bugiardo che tratta i suoi personaggi come marionette e li prende in giro non tanto benevolmente.
Non intendo fare una recensione de L’insostenibile leggerezza dell’essere (che è già stata fatta e anche bene), ma vorrei estrarne altre tematiche rispetto a quella amorosa: la situazione dell’est europeo durante il comunismo e le riflessioni sull’umanità.
È evidente la temperie culturale in cui è nato il romanzo: la primavera di Praga e il fallimento degli ideali di libertà. Intense le descrizioni delle giornate di libertà, del triste declino del leader Dubcek, del futuro di Praga.
I personaggi sembrano vivere in una cappa grigia e cupa che non è soltanto politica, ma è l’incapacità di vivere per sé stessi sia nell’animo che nel corpo. Pesantezza e leggerezza sono presenti anche in ciò che noi sentiamo.
L’autore però, nel momento in cui il lettore si addentra nell’analisi dei protagonisti, ritorna alla situazione storica e così rende il romanzo legato a un senso anagogico: è la storia di tutta l’umanità incarnata in quattro persone.
Mirabile la descrizione del totalitarismo comunista in Cambogia e dell’ipocrisia occidentale (credo che Kundera sia stato l’unico a vederne la sostanziale inconsistenza) nelle persone degli intellettuali incapaci di un’azione autentica.
Recensione del libro
L’insostenibile leggerezza dell’essere
di Milan Kundera
E l’amore? Kundera sembra ragionare di questo sentimento tramite i quattro personaggi a ognuno concedendo la propria voce che, non dimentichiamo, è quella di un bugiardo.
Tereza, a mio avviso, è il personaggio più intenso con la sua pesantezza il suo essere fedele secondo il modello femminile. Tomas rappresenta la versione maschile in quanto da una parte insegue donne per vedere in ognuna "la milionesima parte che la differenzia dalle altre", dall’altra Tereza è la sua compagna di vita e non può pensare di lasciarla. Pesantezza e leggerezza si attraggono a vicenda come due poli che non possono fare a meno dell’uno e dell’altro.
E gli altri due personaggi? Sabina che per un certo periodo di tempo ama Franz e appare anch’ella piena di amore e di leggerezza; Franz che vede la perdita di Sabine in modo “meno importante” di quanto avesse immaginato, ma come un riprendersi la vita, come un apparire leggero.
Innumerevoli nel romanzo le metafore e i simboli politici e amorosi.
D’altro canto l’autore scrive:
Non bisogna scherzare con le metafore. Perché sono tutta la verità.
Che dire? È un libro grandioso, legato a un vento come la primavera di Praga, a un momento particolare e tuttavia capace di parlare ancora oggi a tutti.
Giugno 2023. In un liceo artistico torinese si dà come tema pittorico agli studenti "La leggerezza". Coincidenza? Forse. Tomas nel romanzo dice che il suo amore per Tereza è nato da “coincidenze”.
Luglio 2023. Milan Kundera muore.
Sono riuscita a finire la lettura del suo capolavoro prima che morisse e a leggerlo non da giovane, quando era considerato un bestseller. Penso che sia stato un bene perché così non mi sono sentita in dovere di “fare finta” di capirlo. Sarebbe stata una cattiva sorte per un buon libro.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Rileggere (o leggere) “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera
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