Imago. Il tesoro dei templari
- Autore: Silvano Nuvolone
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2020
Le mura di San Giovanni d’Acri sembrano un baluardo invalicabile agli occhi dei pellegrini cristiani che approdano in Terrasanta. Alla fine del 1200, la città fortificata sulla costa mediterranea della Palestina è l’ultimo possedimento dei cavalieri crociati, mentre l’esercito musulmano si rafforza sempre di più tra il mare e Gerusalemme. È da Acri che salpa per l’Europa la reliquia cristiana che Silvano Nuvolone ha reso oggetto misterioso del desiderio di potere degli uomini, nel romanzo Imago. Il tesoro dei templari, giallo storico-esoterico pubblicato nel 2020 dall’Editrice Tipografia Baima & Ronchetti, di Castellamonte-Torino, nella collana Biblioteca degli scrittori piemontesi (263 pagine).
Sessantaduenne farmacista a Cavagnolo, nei pressi della nativa Chivasso, Nuvolone è poeta e scrittore, con all’attivo raccolte di poesie e di racconti negli anni Novanta, prima di dedicarsi alla narrativa dal 1998 e virare verso soggetti di carattere storico-epico dal 2004. Imago appartiene a questo genere suggestivo, che col suo scrivere fluente e rapido, ben impostato e ragionato, rende vicende avvincenti da leggere fino all’ultimo rigo.
La grande storia, sostenuta da ricerche, approfondimenti e frammista efficacemente a una fantasia strettamente funzionale al racconto, fluisce nelle sue pagine “come acqua che corre veloce”. La citazione non è casuale, perché legata a una sacra reliquia, l’Imago Charitatis, che Himmler è certo di poter trovare in Piemonte, durante la seconda guerra mondiale, per sfruttarne gli straordinari poteri a vantaggio del nazismo.
Il Reichsfuhrer delle SS dirigeva anche l’Ahnenerbe, l’organizzazione che studiava le origini della Germania e che nel romanzo ha posto tra gli obiettivi prioritari più segreti la caccia all’oggetto millenario, la cui esistenza è stata individuata da un giovane studioso, Franz Altheim, in un frammento di documento medievale databile intorno al 1291. Lo si apprende dalla relazione che il bravo ricercatore sviluppa alla fine dell’estate 1943 in una riunione nel castello di Wewelsburg, la sede in Westfalia dell’Ahnenerbe, al tempo stesso ente internazionale e setta iniziatica che cercava in vaie parti del mondo le prove dell’eredità ancestrale alla base della presunta superiorità della razza ariana tedesca.
Da Gran Maestro, più che capo delle SS, Himmler partecipa all’incontro con Altheim, dimostrandosi ansioso di ottenere risultati e di mettere “risorse” prodigiose a disposizione della causa nazista. La Germania hitleriana è in pieno conflitto contro gli angloamericani e la Russia e ora è impegnata anche sul fronte Sud europeo, in Italia. Da quando l’ex alleata ha deposto Mussolini e chiesto l’armistizio agli Alleati, i tedeschi hanno occupato la penisola e trattengono le armate inglesi e americane sulla linea di Cassino. Nel Nord si sta per formare la Repubblica Sociale mussoliniana, un alleato debole, tanto più in considerazione della resistenza armata antinazista e antifascista che si va consolidando sulle montagne alpine e appenniniche.
Tutte queste indicazioni storiche avranno un ruolo nella trama, a cominciare dalla ricerca spasmodica di un’arma esoterica, magica, da opporre ai potenti nemici che circondano il popolo eletto germanico. Franz Altheim viene incaricato di trovarla, a capo di una spedizione di cui fa parte la moglie Erika, una brava fotografa.
Il documento parla di una Sancta Reliquia custodita in un tabernacolo d’oro, argento e pietre preziose: al solo guardarla, si comprende “il grande potere” di una memoria unica e miracolosa, testimone della “potenza della fede e della conoscenza”, implacabili contro i nemici del Signore e di tutti i cristiani.
Il nome è Imago Charitatis e nel frammento si legge ch’è stata affidata in custodia al Cavaliere templare Jean Baptiste de Miolans, col compito di provvedere a difenderla giorno e notte e portarla con sé in un luogo sicuro, dove potrà servire al bene di tutti i fedeli in Cristo.
Hanno un senso, quindi, le vicende del templare, ch’è sbarcato in Terrasanta nel 1289, a San Giovanni d’Acri, insieme al sergente d’arme Poul e al giovanissimo scudiero Pierre, in un segmento del racconto che torna al Medioevo e si alterna alla ricerca di Altheim che lo porta nel Vercellese.
Acri è assediata dai musulmani, de Miolans combatte coraggiosamente, ma la fortezza cade. Nel 1305 il cavaliere è a Cipro. Nel 1306 una missiva scritta metà in latino metà in francese raggiunge il fratello maggiore, nel castello di famiglia in Francia, inviata da una Commenda templare italiana.
Nel 1944, in una vecchia cripta, nascosta in una chiesa nelle campagne del Vercellese, il giovane partigiano Francesco, ferito e accudito dalla famiglia della bella Giulia, trova la tomba di un cavaliere e una cassetta ben nascosta, in legno di nave. Custodisce all’interno un reliquiario antico, tempestato di preziosi.
I nazisti cercano. Nessuno conosce l’aspetto dell’Imago, ma sono tutti attratti dal leggendario potere che potrebbe attribuire ai nuovi possessori.
Acqua che corre veloce, “che risana, che sorge…”: il Vercellese, terra di risaie, è ricco di acque. Ed è lì che si reca Franz.
Imago. Il tesoro dei templari
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Una recensione intelligente e scritta molto bene, dove si vede tutta la professionalità del giornalista e l’attenzione del lettore. Il romanzo viene presentato nella sua essenza, invogliando alla lettura, senza svelare quello che non deve essere svelato.
Un complimento e un ringraziamento di cuore, da uno scrittore ad un professionista della parola e della penna.
Silvano Nuvolone.