In Italia paghiamo troppe tasse. Falso!
- Autore: Innocenzo Cipolletta
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Laterza
- Anno di pubblicazione: 2014
Le tasse, lo sappiamo tutti, sono il cruccio di gran parte degli italiani convinti che siano troppe e troppo alte, scambiate e confuse con i contributi, vituperate da sempre ma ancor di più in tempi di crisi economica e, soprattutto, da quando il governo tecnico di Mario Monti ha dato un energico incoraggiamento al braccio armato del fisco, quell’Equitalia che tanti reputano responsabile anche di alcuni "suicidi di stato".
Certo il peggio ormai è passato, si potrebbe dire, dal momento che la novità più eclatante dell’ultima Legge di Stabilità consiste proprio nell’abolizione delle tasse sulla prima casa (IMU), ultimo fiore all’occhiello del populismo renziano, mutuato pedissequamente dalle politiche economiche del padre putativo dell’attuale Premier, quel Silvio Berlusconi che di tasse la sapeva così lunga da finire condannato per reati fiscali.
Ma è così vero che le tasse sono troppo alte? È davvero certo che l’abolizione dell’IMU sia stata una scelta giusta, che era in qualche modo dovuta agli italiani? In “In Italia paghiamo troppe tasse. Falso!” (Laterza, 2014), l’organizzatore del festival di economia di Trento, docente universitario e manager di lungo corso in alcune delle più importanti realtà economiche italiane Innocenzo Cipolletta, dà una risposta negativa, demolendo - non a caso il testo è pubblicato in una collana che si chiama Idòla, convinzioni e luoghi comuni fallaci di baconiana memoria, da confutare attraverso la logica - uno dei luoghi comuni più cari agli elettori del Belpaese e mostrando anche quali sono le conseguenze, nefaste, della riduzione delle tasse.
“Perché, dunque, è falso dire che in Italia paghiamo troppe tasse?”
Con analiticità economica che risponde attraverso dati e statistiche e da una prospettiva convintamente europeista che impone comparazioni e confronti con i numeri dei partner dell’Eurozona, Innocenzo Cipolletta chiarisce la fondamentale differenza tra tasse (imposte che garantiscono un ritorno generalizzato in sanità, istruzione, difesa, giustizia) e contributi che, pur essendo un prelievo forzoso, garantiscono un ritorno individuale, in protezione sociale (le pensioni) e svolgono un importante funzione di redistribuzione della ricchezza, garantendo anche a chi non ha accumulato i contributi necessari di fruire di una pensione (la cosiddetta pensione di vecchiaia). Il secondo punto che Cipolletta, dati alla mano, dimostra è che la pressione fiscale è solo leggermente superiore alla media europea e, addirittura, inferiore a quella di alcuni altri paesi del vecchio continente.
Perché allora si continua a ritenere che le tasse siano troppo alte?
“Perché in molti - gli evasori - non le pagano”
risponde l’uomo della strada. Ma anche in questo caso occorre fare alcuni distinguo: l’OCSE dal canto ha dimostrato che la burocrazia italiana è inefficiente quando si tratta di riscossione delle tasse; la politica, d’altro canto, oltre ad aver pubblicamente preso partito a favore degli evasori – con Berlusconi che dichiarava, da premier, che evadere era giusto – non ha mai fatto , e continua a non fare, scelte davvero incisive in tal senso:
“La lotta all’evasione si fa anche attraverso un riequilibrio nella composizione del prelievo fiscale fra le diverse tasse pagate dagli italiani (...). Tassare i consumi e le proprietà consente a molti paesi di evitare o ridurre l’evasione fiscale. I redditi possono essere occultati, non dichiarati o camuffati. Più difficile nascondere una casa, un quadro prezioso o un consumo”
Calcare la mano su ciò che si compra (con l’IVA) o sulle case (con l’IMU) e, al contempo, ridurre le tasse sui redditi e sulle imprese, oltre a produrre la percezione di un minore carico fiscale e a dare respiro all’economia, avrebbe effetti positivi anche sull’evasione fiscale perché la ridurrebbe. Non solo, nel caso dell’IMU che è una tassa comunale, il mantenimento delle tasse sulla casa consentirebbe di garantire quei servizi - pensiamo agli asili nido o ai mezzi pubblici, inefficienti ma estremamente poco costosi in Italia - che, altrimenti i cittadini sarebbero, o meglio saranno, costretti a pagare di tasca propria.
L’altro capro espiatorio che sovente si utilizza quando si cerca un colpevole per l’eccessivo carico fiscale a cui siamo sottoposti è la spesa pubblica, lievitata negli anni Settanta e Ottanta, quando da un lato sono state istituite le regioni a statuto ordinario e lo stato a iniziato a garantire in modo pressoché universale alcuni servizi fondamentali come la sanità e le pensioni e, dall’altro, complice la crisi economica e l’andamento dell’economia internazionale, hanno iniziato a cresce gli interessi sul debito pubblico italiano che della spesa pubblica costituiscono una voce importante.
Se dagli Novanta le tasse hanno incominciato a crescere è per ridurre quello stesso debito pubblico su cui si pagano ingenti interessi mentre c’è poco di vero nella convinzione diffusa, anche perché alimentata dai media che tutto l’apparato burocratico sia inefficiente: sempre i dati dimostrano che la spesa per gli impiegati pubblici è in media con quella europea e che la sanità come la scuola offrono, ancora oggi, dei servizi che ripagano ampiamente le risorse investite in tali settori nonostante che, almeno nel secondo caso, tali risorse siano minori rispetto agli altri Paesi UE.
Cosa serve allora all’Italia? Di certo una minore evasione fiscale, una burocrazia più efficiente e una spesa pubblica ridotta ma solo in settori precisi e ben delimitati, dal momento che
“anziché comprimere la spesa pubblica dovremmo piuttosto aumentarne la funzione distributiva. Nelle nostre società infatti, sta crescendo la sperequazione dei redditi”
La spesa pubblica, in definitiva, non può essere ridotta più di tanto e, di conseguenza, le tasse non possono essere abbassate più di tanto, si possono però fornire maggiori servizi con quella stessa spesa pubblica a patto che a pagare le tasse siano soprattutto i contribuenti più abbienti e gli evasori, quegli stessi contribuenti che hanno ricevuto un grosso regalo dall’abolizione della tassa sulla prima casa, tanto nel 2011, con Berlusconi, quanto il mese scorso, con il governo Renzi.
«In Italia paghiamo troppe tasse». Falso!
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