In Vietnam ho visto
- Autore: Mario Lenzi
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Ad Hanoi, aveva visto come la città viveva e combatteva sotto le bombe di Nixon. Le funzioni religiose si tenevano alle cinque del mattino, gli esami di maturità dalle 4 alle 7, quando i cacciabombardieri americani avrebbero reso mortale qualsiasi attività diurna. Cinquantanni fa infuriava la guerra del Vietnam e Mario Lenzi, inviato nel Nord comunista dal quotidiano Paese Sera, raccolse le corrispondenze in un volume pubblicato nel 1972 dalla sua testata, apertamente orientata a sinistra nel contesto giornalistico e politico di quei tempi. Mezzo secolo dopo, il reportage In Vietnam ho visto è tornato in libreria per iniziativa delle edizioni All Around di Roma, con le rarissime fotografie in bianconero a corredo del testo, nelle 144 pagine dell’attuale edizione.
Questa pubblicazione è un documento storico, una testimonianza diretta, dal vivo, sotto le bombe dei B52 e dei Phanthom che cercavano di piegare la tenacia del popolo nordannamita con il Napalm e l’esplosivo ad alto potenziale.
Sono pieni di dignità i vietnamiti, scriveva: piccoli, gracili, spesso un po’ curvi per i grandi pesi portati fin da bambini, eppure si muovono con grazia, leggeri come principi. L’intelligenza e la sofferenza li rendono nobili, anche se vestono cenci, pieni di rattoppi. Tutti gli uomini con la solita camicia e pantaloni sul grigio, sandali quasi sempre di plastica senza calzini, che siano ministri o professori d’università, operai o riparatori di biciclette, il mezzo di locomozione nazionale.
“E sono orgogliosi, di quell’orgoglio della gente povera, che non dà spettacolo della propria miseria”.
Lenzi è scomparso nel 2011, il conflitto era terminato nel 1975, Paese Sera ha cessato le pubblicazioni nel 2019, dopo una prima chiusura nel 1994 e tentativi di rilancio nel 2008 e nel 2018.
Era un gran bel giornale, assicura Bruno Manfellotto nell’introduzione all’attuale edizione. La seconda prefazione è di un altro giornalista, Matteo Pucciarelli, e quella originale del 1971 recava la firma del grande Enzo Biagi.
Paese Sera, nato nel 1949 come edizione pomeridiana del Paese (quotidiano dei primi del Novecento chiuso sotto il fascismo e riaperto nel 1948), si era distinto con successo di pubblico soprattutto negli anni Sessanta e Settanta, pur soffrendo una scarsa raccolta pubblicitaria, emarginato dalle grandi concessionarie perché testata libera, indipendente e di proprietà del Pci. Restava comunque “un gran bel giornale”, originale, spigliato, sorretto da una formula modernissima per l’epoca, a volte corsaro, ma rigoroso nel serio impegno civile e democratico.
Apprendiamo dal blog di Francesca Rizzi che All around è attiva come casa editrice dal 2015, data alla luce da un piccolo gruppo di giornalisti, con l’intento
“chiaro e grande” di crescere per proporsi come l’editore di fiducia dei giornalisti italiani, “grazie alla sua professionalità, competenza, entusiasmo e conoscenza”.
Il volume apriva nel 1972 la collana di reportage d’autore I grandi servizi di Paese Sera. Mario Lenzi veniva presentato come inviato del quotidiano romano in Vietnam del Nord nel maggio-giugno 1972, che aveva descritto le atrocità della guerra, insieme ai problemi, le difficoltà, la vita quotidiana della gente, condizionata ma non spezzata dalle bombe americane. Cinquantanni fa i suoi servizi venivano ripubblicati nella versione originale di qualche mese prima, senza aggiunte o modifiche, nello spirito della collana:
“offrire una testimonianza, sul filo della cronaca viva, dei grandi momenti del nostro tempo”.
Livornese del 1927, Lenzi si è spento nel gennaio 2011 a 84 anni, nella sua casa di Cortona, nell’Aretino. Dopo avere partecipato alla Resistenza, aveva avviato in testate toscane le prime esperienze giornalistiche per poi approdare a Paese Sera, del quale era stato inviato, caporedattore, vicedirettore, tra i più noti e prestigiosi protagonisti del giornalismo e dell’editoria italiana.
Nel profilo dell’autore anticipato da Pucciarelli, il giovane giornalista, anche lui livornese, riprende quanto il nonno Carlo ebbe a scrivere in ricordo di Mario su Repubblica. Del migliore amico di una vita fin dall’infanzia e compagno di partito oltre che collega, Pucciarelli senior citava il viaggio in Vietnam. Tre vietcong di scorta avevano l’incarico di fare scudo a Lenzi con i propri corpi per proteggerlo dalle schegge. Viveva nei tunnel scavati dai combattenti, mangiava riso, insieme a loro. Non era una passeggiata, al contrario degli inviati al seguito degli americani, forniti di tutto e di più.
Al ritorno, diceva scherzando che come inviato era stato scelto lui dai vietnamiti, perché di corporatura minuta e già con i capelli bianchi. Così mangiava poco e ricordava la figura di Ho Chi Minh.
Come metteva in risalto Enzo Biagi, il racconto di Lenzi non si affidava al sentito dire e alle fonti ufficiali, cercava la vita e le storie della gente, badava ai fatti e alle azioni, per capire il segreto di quella forza, il perché di quell’ostinato coraggio. Un piccolo popolo, che non conosceva la parola pace e aveva sempre dovuto lottare per la ciotola di riso e per l’indipendenza, resisteva indomito al più ricco e potente Paese della terra. L’uomo è più forte della macchina, rispondevano al reporter italiano, “provaci sempre, non disperare mai”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: In Vietnam ho visto
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