Pubblicato nel 2019 dalla casa editrice Libromania, Il gioco dei silenzi è il più recente romanzo di Maurizio Foddai. Torinese di nascita, l’autore in gioventù ha recitato in teatro e, poi, per lunghi anni si è dedicato alla professione di architetto.
Non gli è nuova, però, anche la passione della scrittura: di essa l’autore ha dato prova di capacità con i thriller Il manoscritto rubato, Il riflesso di un assassino, Un testimone pericoloso e ora Il gioco dei silenzi.
Oggi lo scrittore ci racconta qualcosa in più riguardo la sua recente pubblicazione e risponde ad alcune domande sulla sua ultima opera.
- Da architetto a recensore su Sololibri e a scrittore di gialli. Come coniuga Maurizio Foddai attività e interessi così diversi tra loro?
Potrei risponderle dicendo che, in un certo senso, anche fare architettura equivale a raccontare una storia, la storia di un luogo, che un architetto e uno scrittore costruiscono luoghi, appunto, in cui altre persone possano trovarsi bene. Ma sarebbero solo leziosità da salotto. In realtà io coltivo da sempre interessi molto diversi fra loro e svolgo attività altrettanto differenti. Credo sia perché non mi piace l’idea di essere una cosa sola. Anche i miei trascorsi, ormai lontani, di attore di teatro in fondo ne sono una testimonianza.
- Perché la scelta di scrivere thriller? Cos’è questo tipo di romanzo per Lei?
A mio modo di vedere, il thriller non è un vero genere letterario. È piuttosto un meccanismo narrativo che ha lo scopo di catturare il lettore fin dalle prime battute e di tenerlo avvinghiato alle pagine fino alla fine. Ci possono essere momenti thriller nei gialli, nei noir, nelle spy stories, ma anche in altri generi, come il western o perfino nelle storie d’amore. L’importante è riuscire a tenere il lettore sulle spine, finché i nodi che imprigionano un personaggio in una situazione di disagio o di pericolo si sciolgono. Questo è thriller: un modo per far nascere l’interesse nel lettore e mantenere viva la tensione, creando in lui un’attesa crescente.
- Ci spieghi la decisione di intitolare il suo ultimo romanzo Il gioco dei silenzi?
Tutta la storia ruota intorno a un evento tragico che innesca una catena di altri eventi tragici. Qualcuno forse sapeva, ma ha preferito tacere. Per paura o anche per uno scellerato senso di rivalsa. Forse, se questi "silenzi" non ci fossero stati, tutta la vicenda avrebbe potuto prendere una direzione diversa.
- Il gioco dei silenzi ha una “struttura circolare”, ovvero si apre e si chiude con la scena del crimine. Una scelta decisamente perspicace. È nata casualmente o è frutto di un costrutto antecedente la narrazione stessa?
Non è stata una scelta casuale, ho voluto far partire la narrazione dalla fine per imprimere fin dal principio il carattere del giallo. La prima scena, infatti, si apre con un cadavere, una squadra di polizia che effettua i primi rilievi e un commissario che, suo malgrado, si ritrova coinvolto nel caso ben oltre la sua funzione professionale che gli richiede di scovare il colpevole. Da lì in avanti, tutto ciò che ha condotto a quel punto d’arrivo, con il quale il romanzo inizia, viene raccontato attraverso due lunghi flashback.
- Sono molti i personaggi che animano la storia: dal commissario Sacchi, a Stefania, Gianni, Monica, Francesca, Cinzia, Roberto, Andrea, Carmen, Guido ed altri ancora. Quale fra loro è, per lo stesso Maurizio Foddai, autore del libro, il più determinante oppure si può dire che tutti abbiano una valenza partecipando a quel “gioco a incastri” da cui scaturisce la narrazione?
Non c’è un personaggio più determinante di altri, ho voluto raccontare una storia corale, anche per rispondere alla necessità di far sì che tutti fossero ugualmente sospettabili. E questo era possibile soltanto scandagliando a fondo e in ugual misura, il vissuto di ogni personaggio e facendone emergere tutte le contraddizioni. Come alla fine dice il commissario Sacchi, a proposito del delitto, "Avrebbe potuto farlo chiunque".
- Il suo thriller contiene tematiche profonde: dall’amicizia, all’amore e ai rapporti tra persone di diverso o dello stesso sesso. Argomenti che sono decisamente reali…
In un certo senso, Il gioco dei silenzi potrebbe essere definito un romanzo sull’amicizia, è il tema principale, il motore della storia. È dall’amicizia, un’amicizia forte come può esserlo solo quella fra adolescenti, che scaturiscono gli eventi. Nel bene e nel male.
- Il nodo del romanzo, quello cui si giunge solo dopo aver letto buona parte di esso, è la sofferenza. I lettori non possono non essere catturati dagli eventi relativi a ciò. Ce ne vuol parlare?
La sofferenza non colpisce allo stesso modo tutti i personaggi. Del resto non tutte le persone reagiscono alla sofferenza nella stessa maniera, però, soprattutto nella fase adulta, questi ex ragazzi mostrano tutti, chi più chi meno, frustrazione, delusione, disincanto. Probabilmente l’evento tragico che li ha colpiti da giovani, quando tutti insieme formavano una cosa sola, li ha anche resi più esposti alle intemperie della vita.
- C’è inoltre, nel romanzo, un intersecarsi dei ruoli vittima – carnefice, o, meglio dire, il contrario. Chi è carnefice poi soccombe. Il senso di colpa e il dolore non vengono superati. Il suo thriller è stato l’occasione per riflettere su una tematica così importante?
Qui non ci sono buoni e cattivi. Il movente dei delitti, agli occhi di chi li compie, potrebbe essere inteso come un nobile intento. Ma proprio per questo, l’enormità di un’azione come un omicidio non può non lasciare tracce indelebili nella coscienza dell’assassino.
- La narrazione contiene anche momenti più lievi quali il saggio scolastico dell’opera shakespeariana Sogno di una notte di mezza estate e la festa di fine anno in cui gli ex compagni, lontani da decenni, si ritrovano. Un fatto casuale o la conferma di ciò che si legge nell’esergo pronunciato da John Lennon “La vita è ciò che ti accade quando sei tutto intento a fare altri piani”?
Quando l’ho letta, la frase di John Lennon mi è parsa la sintesi perfetta della storia che stavo raccontando. Noi tutti viviamo il presente nell’immaginazione del futuro. Poi, a un certo punto, interviene qualcosa che ci fa deviare dal nostro percorso e intraprendere una strada nuova, diversa da quella che ci eravamo figurati. E così la nostra vita è un continuo procedere lungo rivoli sempre più fitti e ramificati, come il delta di un fiume, dove c’è molto di inaspettato.
- Noi lettori diamo per scontato che lei proseguirà nella sua attività. Quindi, dopo Il gioco dei silenzi ci sarà un nuovo giallo o Maurizio Foddai si cimenterà in un altro genere?
Ho un paio di idee nel cassetto che non appartengono al genere giallo, ma che sono ancora in una fase neppure embrionale, ma al semplice tentativo di concepimento. Invece, per parlare di progetti più avanzati e imminenti, ho iniziato a cimentarmi con la scrittura di una serie di quattro romanzi gialli, con la stessa coppia di investigatori per protagonisti. Il primo dovrebbe uscire, mi auguro, fra non molto tempo. Evidentemente il giallo è un genere che sta nelle mie corde più di altri.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Maurizio Foddai, autore del thriller "Il gioco dei silenzi"
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