Io terrò duro, qualunque cosa accada. Diario e lettere di un giovane volontario di guerra
- Autore: Otto Braun
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
16 maggio 1913: l’adolescente berlinese Otto Braun, in visita a Firenze, annotava l’incanto delle architetture di Brunelleschi, nella Cappella de’ Pazzi in Santa Croce. Una specie di rapimento per il giovanissimo, che dimostra buoni studi classici, soffermandosi a distinguere tra le due epoche del Quattrocento.
Nell’estate dell’anno successivo, quel poco più che ragazzino colto e sensibile farà di tutto per arruolarsi nell’esercito del kaiser e combattere per la Germania. Non è tornato, lasciando bozze di lavori storici e filosofici, un romanzo incompleto, numerose poesie e ventisei taccuini di appunti diaristici quotidiani, note e considerazioni. Sono selezionati in un volume, Io terrò duro, qualunque cosa accada. Diario e lettere di un giovane volontario di guerra, Oaks Editrice, a cura di Giovanni Sessa (Sesto San Giovanni, 2022, collana “Ribelli”, 258 pagine).
Si tratta della ristampa anastatica della prima edizione italiana, pubblicata nel 1923, nella traduzione e a cura del filosofo politico liberale Enrico Ruta. Dopo il conflitto, una scelta degli scritti di Braun ed estratti delle annotazioni di vita e del conflitto era stata data alle stampe per volontà del padre. All’apparire in Italia, attirò l’attenzione di alcuni intellettuali, tra i quali Benedetto Croce e Julius Evola (che si riconosceva nel volontarismo del giovane tedesco), colpiti dai contenuti elevati tanto della silloge che dei testi di un autentico enfant prodige della cultura europea del primo Novecento.
Delle quattro parti in cui è suddiviso il volume, il terzo segmento va dall’arruolamento alla morte, la quarta parte propone poesie e i primi due coprono dai nove ai quattordici anni, fino ai diciassette. Il giovane uomo che sarà si rivela già nel “prodigioso” fanciullo. Figlio del dottor Enrico Braun, nacque a Berlino il 27 giugno 1897. Compiuto il primo precorso scolastico, frequentò per poco un ginnasio berlinese, In seguito, l’educazione venne affidata a insegnanti privati e favorita da viaggi e soggiorni estivi anche all’estero. Allo scoppio della guerra, corse ad arrolarsi appena diciassettenne - dapprima respinto - ed entrò nell’esercito nel settembre 1914.
Sul fronte orientale, prese parte a tutti i combattimenti della sua armata, fino alla ferita al braccio, alla fine del 1916, che gli provocò molti mesi di paralisi, allontanandolo dalla trincea ma non dal lavoro, per circa un anno, nella sezione militare del Ministero degli esteri. Guarito, fece di tutto per tornare a difendere la patria al fronte. Il 29 aprile 1918, a Marcelcave, nel nord-est francese, venne colto in pieno da una granata e sepolto nel cimitero di Chuignolles. I resti riposano nel giardino paterno, trasferiti in patria dopo la guerra e ricongiunti per sempre alla madre Lily.
Ci sono almeno due motivi per leggere il diario, le lettere, le poesie di un precoce intellettuale e volontario di guerra diciassettenne, centodieci anni fa.
La prima ragione è di natura letteraria, politica, filosofica, secondo i temi cari al ragazzo e perché “ogni riga” testimonia la ricerca del vero da parte di Braun, “proteso a realizzare il proprio destino” con un’adesione convinta, non in termini “astratti, intellettualistici”.
Sessa sostiene che il libro testimonia innanzitutto una sete di verità e di sincerità, ch’è:
“Raro esercizio di ricerca esistenziale, di fronte ai drammi che la vita e in particolare la guerra gli fecero incontrare. Il suo è un pensare scrivendo”.
Un altro motivo è di carattere storico. Si tratta di verificare che cosa abbia ispirato e retto fino in fondo le scelte di un ragazzo studioso, educato al ragionamento più che all’azione e lo abbia portato in varie occasioni a chiedere raccomandazioni per farsi mandare al fronte, non per imboscarsi. Eppure, in una famiglia tutt’altro che reazionaria veniva spinto di certo a far leva sull’intelletto più che sui muscoli.
La mamma, Lily von Kretschmann, era una scrittrice nota negli ambienti del Socialismo tedesco per aver sostenuto il revisionismo di Bernstein nella controversia teoretica con l’ortodossia di Bebel. Il giovane, pur legatissimo ai genitori e da loro influenzato intellettualmente, nutriva un fortissimo amor di patria, vissuto con entusiasmo puro, senza mai scivolare in un nazionalismo sciovinista. Allo scoppio del primo conflitto mondiale, nei primi di agosto del 1914, tentò di andare volontario, senza esito. Chiese aiuto a un generale amico di famiglia e riuscì nell’intento.
“Voglio andare in guerra per difendere il più sacro dei beni: la Germania”.
Venne ferito più volte e cadde, poco più che ventenne.
L’ultima lettera è di poche ore prima della morte. A sud-ovest di Marcelcave, la sua compagnia di jaeger ha rilevato truppe giunte all’esaurimento completo delle forze. In una grande cantina fortificata, è relativamente al riparo dall’artiglieria nemica. Il fronte dista quattro chilometri avanti, ma i cannoni battono dappertutto e il maggiore proibisce di raggiungere il battaglione avanzato. Otto è irritato, lamenta di non aver potuto ancora recarsi in prima linea e come sempre gli dà noia non poter riconoscere i luoghi in cui deve operare (in gergo militare, riconoscere vuol dire ambientarsi nel territorio).
Presagisce un grande cambiamento.
“28 aprile 1918: Come già al tempo della mia ultima partenza per tornare al campo, ho il medesimo sentimento anche adesso. E tanto bello! l’avvenire è affatto impenetrabile e uno può pennelleggiarvi colori variopinti di ogni sorta e paesaggi incantati”.
Niente di bellico in queste parole. Le ultime.
Sessa aggiunte un’altra ragione per leggere Braun: il clima in cui si è formato, il tramonto della società occidentale dopo il passaggio dalla modernità solida ereditata dall’Illuminismo alla post-modernità liquida è tanto simile alla crisi in cui viviamo oggi. Anzi, oltre un secolo dopo, a giudizio di Zygmunt Bauman siamo gli “abitatori stanchi e rassegnati” di un Occidente in avanzato stato di declino.
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