L’isola del dottor Moreau
- Autore: H.G. Wells
- Genere: Fantascienza
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2019
La vicenda narrata ne L’isola del dottor Moreau di H.G. Wells (Crescere, 2019, a cura di A. Büchi) è quella di un naufrago, Edward Prendick, che dopo peripezie varie sbarca su un’isola pressoché deserta, lontana dalle rotte battute di solito dalle navi, dove vivono due uomini e degli esseri bizzarri, di cui in un primo tempo non riesce neanche a comprendere la natura. Ben presto scopre che uno dei due abitanti umani è il sinistro Dottor Moreau, che tempo prima aveva suscitato scandalo in Francia per i suoi esperimenti, tutti basati sulle forme più estreme di vivisezione. L’altro isolano sarebbe il suo aiutante, tale Montgomery, un individuo dall’aspetto malsano che fugge da un passato da dimenticare. Non passerà molto prima che il povero Prendick si ritrovi a vivere un incubo a occhi aperti: gli strani esseri si rivelano animali umanizzati, i cui istinti primordiali non tarderanno a prendere il sopravvento, causando un prevedibile disastro.
Moreau è il classico scienziato privo di scrupoli, che sogna di travalicare i limiti naturali: come il più noto Frankenstein finirà assai male, ma alle sue creature toccherà in sorte un destino forse peggiore. Ciò che più colpisce di un personaggio simile è la presunzione smisurata: convinto che la forma umana sia la migliore in natura, non si fa scrupolo di causare atroci sofferenze a delle povere bestie innocenti, pur di trasformarle in caricature di uomini, né si cura delle possibili conseguenze dei suoi esperimenti. Per lui conta solo il risultato. Per certi versi la sua ambizione è la tomba del pensiero, quasi una forma di ottusità.
Se Montgomery è un personaggio (quasi) secondario, creato solo per assolvere la sua funzione narrativa, il naufrago Prendick si fa simbolo dell’uomo comune intrappolato in una situazione che di comune non ha proprio nulla: unico uomo della storia, nel senso più vero del termine, fa lo sforzo di provare a comprendere le disgraziate creature che si ritrova ad affrontare, dotato di un’intelligenza che non può fare a meno del senso di giustizia e di pietà per l’altrui condizione.
Riuscirà a sopravvivere alla rivolta degli ibridi, ma la sua personalità resterà segnata per sempre: le ultime pagine del romanzo hanno un che di lirico, nel raccontare i tormenti e i dubbi che si porterà dietro al ritorno nella civiltà, di cui non si sentirà più parte.
“Quando vivevo a Londra, l’orrore diventava davvero insopportabile. Non potevo allontanarmi dagli uomini: le loro voci mi arrivavano attraverso le finestre, e le porte chiuse erano insufficienti a separarmi dal mondo. Se giravo per le strade per combattere quella mia idea, trovavo donne che mi lanciavano degli sguardi furtivi; i poveri che mi guardavano con gelosia; lavoratori stanchi e pallidi che mi tossivano vicino con occhi stanchi, e si trascinavano come cervi feriti e grondanti sangue; e vecchi curvi che passavano mormorando fra loro, noncuranti di essere seguiti dalla risata di un bambino beffardo”.
Perché anche nell’uomo civilizzato resta sempre qualcosa dell’animale da cui ci siamo evoluti, qualcosa di innato e istintivo che potrebbe cedere con spaventosa facilità alla crudeltà e alla perversione.
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