L’abitudine di amare di Doris Lessing

“L’abitudine di amare” è una raccolta di diciassette racconti che la Lessing ha pubblicato nel 1957. Alcuni sono legati alla sua vita trascorsa in Africa, altri a quando risiedeva in Inghilterra, ma per tutti vi è un unico fil rouge: l’amore.

L’abitudine di amare è il primo racconto che dà il titolo alla raccolta. George, sessantenne ancora piacevole, con trascorsi di attore e una vita da libertino, seppur sposato, nota una sera, rientrando a casa, la sua figura allo specchio: è invecchiato.

“Quando rincasò quella sera, George Talbot era solo, e si guardò onestamente nello specchio. Aveva sessant’anni, ma non li dimostrava. Se mai nel passato aveva attirato le donne non era stato certo col proprio aspetto; e ora non era molto cambiato: alquanto robusto, dritto nel portamento, grigio di capelli, ben curato e ben vestito. Cominciò tuttavia a percepire un certo contrasto tra quel gradevole aspetto esteriore e i propri sentimenti. In petto, il cuore gli si era fatto gonfio,tenero e dolente, un’odiosa zona di tenerezza che smentiva completamente il suo passato.“

La sua solitudine si trasforma in una malattia invisibile che gli procura dolori al petto, un male che sente crescere dentro il suo corpo fino a quando svanisce per l’amore di una giovane donna che gli permetterà una visuale differente dell’amore. Nel guardarsi allo specchio, che non mente, ora George può osservare realmente la sua vita passata e odierna, e riconoscerne le verità.

C’è chi ama realmente e chi ha l’abitudine di amare. Ma l’amore non è solo il sentimento che lega due persone e la Lessing narra e analizza storie con diverse manifestazioni del sentimento dell’amore:

• l’amore per la propria patria in Sapori dell’esilio, l’amata patria della quale si ricercano gli odori e i sapori, innaffiando e curando piantine che in terra d’Africa, purtroppo non riescono a germogliare;
• il proprio passato come nella storia La donna che narra di due medici inglesi che alla fine della guerra, in vacanza d’inverno in un paesino in Germania, cercano le tracce lasciate dal nazismo.

L’amore per le proprie idee e la paura nei cambiamenti è narrato ne Il giorno in cui morì Stalin: siamo a Londra e quella mattina la Lessing è attesa dalla zia Emma e la cugina Jessie per delle commissioni in centro. Senza un perché la giornata si trasforma in una serie di situazioni febbrili e nervose per la scrittrice, ed è il giorno in cui arriva la notizia che Stalin sta morendo. Il futuro potrebbe d’improvviso cambiare.

“D’un tratto vidi esposto un giornale con la notizia: Stalin in agonia. Lo strillone disse: C’è ne saranno di cambiamenti, adesso che lui se n’è andato. Non che a me garbino molto le faccende di laggiù, ma non sono tanto abituati alla democrazia, vero? “

Via dall’altopiano è invece il racconto della vita coniugale della signora Slatter. Un racconto legato agli anni in Africa vissuti dalla giovane Lessing insieme ai genitori e agli amici inglesi. La famiglia Slatter era una di queste. La signora Slatter, Molly, è una moglie sottomessa alla forza muscolare e al dinamismo del marito, madre di quattro figli maschi, che porta avanti la fattoria, sopportando fra lacrime e umiliazioni i tradimenti, alla luce del sole, del coniuge con l’orribile e magra vedova signora Pritt.

“Fino a quel momento, infatti, non avevo mai saputo che il volto di una persona potesse essere liscio e gradevole, anche se spesso addolorato, come lo era stato in tutti quegli anni il viso di Molly Slatter e poi irrigidirsi, nella solitudine, tramutandosi in un sasso antico e paziente. Si, la sua faccia somigliava a un sasso bianco su cui sia gocciolata la poggia, scavandolo, durante le stagioni umide.“

Nelle storie descritte dalla Lessing, l’abitudine di amare è costantemente radicata nelle vite dei protagonisti e diviene il filo conduttore. La scrittrice, delineandone i tratti, mette in luce quanto l’amore e i suoi diversi aspetti possano generare la sopportazione o la sottomissione, e induce il lettore a molteplici riflessioni. Un libro scritto con lo sguardo rivolto a noi donne, con la conoscenza della condizione femminile e soprattutto con la consapevolezza della complessità dei rapporti umani spesso inibitori, tanto quanto l’abitudine di amare può frenare qualsiasi capacità di agire o di cambiare la propria vita.