Discesa all’inferno
- Autore: Doris Lessing
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fanucci
1969, un tizio dall’aria confusa viene ritrovato sul lungotamigi in preda al delirio e all’amnesia. Ricoverato in un centro di prima accoglienza verrà assistito da due psichiatri che nel corso di un paio di mesi, grazie alle testimonianze della moglie, amici e conoscenti, risalgono alle sue generalità: si tratta del prof. Charles Watkins, insegnante a Cambridge. Questa la trama in poche parole, ma raccontare “Discesa all’inferno”, che corrisponde ad un viaggio interiore, è difficile perché, proprio come nei viaggi, andrebbe vissuto in prima persona.
Attraverso una narrazione dai toni fiabeschi, Doris Lessing tocca gli inferi della coscienza umana per riportare alla luce il senso dell’esistenza. Con il delirio del prof. Watkins, che non sa più chi sia, compiamo noi stessi un percorso nella psiche che appartiene all’unico animale che si sia evoluto dalla posizione bestiale a quella eretta, che dal buio di uno sguardo posato verso la terra ha raggiunto la vista del cielo, la luce del sole, che è il dio che tutto governa. L’energia che muove il cosmo.
I riferimenti astronomici (un surreale e divertente dialogo tra Mercurio e gli altri astri), artistici (come nelle opere di Goya, dove nel conformismo dell’insieme c’è sempre un personaggio che incrocia lo sguardo dello spettatore, in un atto di sfida) e realistici (i ‘ricordi’ della seconda guerra mondiale in Yugoslavia, dove un’eroica rivoluzione eleva l’individuo in un essere collettivo) fanno del delirio del personaggio la storia dell’evoluzione della specie umana.
L’allucinazione dell’uomo che ha perso coscienza di sé diventa così la torcia che illumina gli anfratti dell’anima portando alla domanda: se l’Uomo è l’essere che ha come scopo la sua evoluzione, allora che cosa sta accadendo? Come mai quell’essere che ha avuto modo di guardare la luce si perde nel buio della propria malvagità?
La folle amnesia del professore è l’allegoria del tragitto che occorre intraprendere per trovare una verità sepolta sotto mistificanti stratificazioni volute da una società snaturata. Il personaggio è un moderno Ulisse, navigatore errante alla ricerca del senso della vita, di qualcosa che sembra appartenere ad un altro mondo. Un anti-eroe che conoscendo i suoi vizi e le sue virtù, sfida i propri limiti compiendo il passo necessario alla trasformazione che sfora i confini dell’individuo, che fa di uno il tutto.
Che dolore, allora, nel vedere che la consapevolezza sembra proprio corrispondere alla perdita della ragione, e che le cure psichiatriche, allegoricamente, rappresentano il pensiero razionale che smorza la conoscenza con ‘terapie’ che inducono al sonno e all’oblio.
Ma forse il concetto più difficile da apprendere in questa lettura è proprio che attraverso l’esperienza dei limiti e delle bassezze umane, legate ancora ai bisogni animali che allontanano dalla saggezza, si compie il percorso per raggiungere un grado più elevato di evoluzione. La saggezza non è mai priva di conflitti, non è una virtù che si acquisisce nella purezza, è un cammino che passa attraverso la dolorosa consapevolezza della propria natura e della facoltà umana di poter scegliere tra bene e male. Questo è il viaggio, privo di condanna morale, che compie attraverso una narrazione allegorica e sempre attuale, il premio Nobel per la letteratura Doris Lessing, senza risparmiarci un certo tipo di ansia: come l’urgenza di trovare un senso all’esistenza che scorre così veloce in un quotidiano prestabilito, perché: mentre il tempo passa c’è qualcosa che bisogna fare, qualcos’altro che vivere alla giornata.
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