L’alba del Medioevo
- Autore: Vito Fumagalli
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: il Mulino
- Anno di pubblicazione: 2014
Siamo nel VI secolo. La civiltà vede la sua fine. I barbari dal Nord Europa hanno invaso la penisola italiana. Tutto ciò che circonda l’uomo racconta il decadimento della società. Non solo vengono persi alcuni dei traguardi civili raggiunti dalla romanità, ma l’intero ambiente (clima compreso) è fatto di devastazione. Vi è un progressivo spopolamento. Sono sempre più vasti i territori disabitati. Le foreste italiane ospitano fiere pericolose, orsi e lupi, e i corsi d’acqua sono pieni di serpenti. Da qui l’attenzione riservata a questi animali nelle leggende popolari. Gli uomini di fede entrano nel mito domando lupi e sconfiggendo serpenti giganti (draghi).
Il cattolicesimo è ormai religione ufficiale. La storia di quel periodo è raccontata soprattutto dai testi di Paolo Diacono nonché dagli scritti di Papa Gregorio Magno. Quest’ultimo - particolarmente pessimista soprattutto verso la presa al potere dei Longobardi - preannuncia l’arrivo dell’Apocalisse.
Nascono figure nuove quali quelle degli eremiti. Le città non sono più al loro splendore come in passato. Finisce l’epoca delle costruzioni in pietra: i barbari portano con sé la cosiddetta cultura del legno. La città non è più un baluardo sicuro. Così molti si isolano cercando la fede in eremi isolati. Chi resta nei centri urbani vede una progressiva decadenza della vita sociale, sulla quale incide il diffondersi di malattie come la peste. La mortalità infantile è altissima. Chi sopravvive all’infanzia non vive comunque a lungo e lo fa patendo le sofferenze dell’artrite o della gotta.
Vito Fumagalli racconta il lato più oscuro che avvolge i primi secoli del Medioevo. Il saggio L’alba del Medioevo (il Mulino, 2014) ha un taglio decisamente negativo nei confronti di gran parte degli aspetti che caratterizzano quest’epoca. Una visione forse un po’ dura da proporre nella nostra epoca.
Sappiamo che il Medioevo è innanzitutto un periodo troppo variegato per essere descritto come un unico blocco. L’autore in questo caso si occupa appunto solo della prima parte, ma rivela una scarsissima positività, quasi come se l’epoca Longobarda fosse un triste e oscuro capitolo della storia dell’Italia medievale. Sappiamo che non è così, che si tratta di un periodo molto ricco a modo suo. Pur dipingendo i fatti con un velo di angoscia le peculiarità della prima parte del Medioevo, descritte da Fumagalli, sono infatti estremamente interessanti.
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