L’albero delle mele
- Autore: Amanda Coplin
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2013
William Talmadge “aveva il viso butterato come la faccia della luna”. Era alto con spalle larghe, solido ma non grosso, la sua robustezza aveva già qualcosa di pesante, da vecchio. Le orecchie erano troppo grandi, il naso bulboso, la pelle olivastra. Ciò che colpiva erano gli occhi di William, dal color azzurro fiordaliso, forse perché Talmadge guardava il mondo, anche le cose che gli stavano proprio davanti agli occhi, come da molto lontano.
“Perché quando si muoveva sulla terra, si muoveva anche in altri mondi”.
Wenatchee, Stato di Washington, prima estate del XX Secolo. In quella domenica mattina di giugno, il sole abbagliava, la strada era già tutta polverosa mentre William portava i frutti della sua terra al mercato: canestri di mele e di albicocche. Talmadge era seduto sul suo carro cigolante sotto il suo peso “avanzando con l’antico, antichissimo ritmo famigliare”, un po’ curvo, con il cappello floscio di pelle calato a proteggere gli occhi e la fronte, le grandi mani, con le nocche gonfie che tenevano le redini mollemente. Questo contadino buono, mite anche quel giorno non poteva fare a meno di ripensare a sua sorella Elsbeth, a tutte le volte che era rimasto zitto mentre avrebbe dovuto parlare, dire almeno qualcosa. Quanto tempo era passato da allora!
“A volte cercava di dimenticarsi di lei... ”. Non si poteva dimenticare una persona cara che nel lontano 1865 andata nella foresta dietro il pascolo per raccogliere erbe medicinali non era più tornata. Di una sorella adorata, ancora adolescente, erano rimasti, come inutili indizi, una cuffia e un cestino. William era arrivato in quella valle rigogliosa insieme alla madre e alla sorella nell’estate del 1857 quando aveva nove anni. La famiglia proveniva dal centro nord del territorio dell’Oregon, dove il padre di William ed Elsbeth aveva lavorato nelle miniere d’argento. Dopo la sua morte, la moglie aveva deciso di cambiare orizzonte e dopo un lungo viaggio madre e figli si erano fermati sul ciglio di una valle illuminata come se fosse la fine o l’inizio del mondo. “Una valle che era una distesa di erba gialla”. Qui la famigliola aveva cominciato a coltivare alberi di mele Gravenstein, piante di albicocchi e di susini. Ora Talmadge aveva più di cinquant’anni e quel frutteto era cresciuto fino a coprire quasi venticinque acri, espansione del progetto iniziale portato avanti con sua madre e poi con sua sorella. Talmadge possedeva più di quattrocento acri di terra, che per William rappresentava la forma vivente della sorella, o quel che restava di Elsbeth.
“Le stava dando la terra nella speranza che lei un giorno sbucasse dal bosco ormai donna ma stranamente uguale a una volta per reclamare il suo posto”.
Erano sempre queste le riflessioni del frutticoltore quando Talmadge, arrivato nel centro del villaggio, fermato il carro all’altezza del negozio di generi alimentari, mentre preparava il banco della frutta, si era sentito osservato.
“Più avanti, sotto la tettoia del negozio di ferramenta, due ragazze cenciose, con il viso sporco, erano rivolte l’una verso l’altra, come se complottassero”.
Le giovani gravide (“dalle pance grottescamente gonfie”) erano riuscite a rubargli alcune mele mentre William si era appisolato. Tre giorni dopo averle viste in paese, le due straccione si erano affacciate dal bosco di proprietà di Talmadge. Quest’ultimo aveva iniziato a lasciare loro un po’ di cibo ma le ragazze restavano guardinghe preferendo dormire all’aperto, perché stare dentro una stanza, c’era sempre la possibilità che il pericolo fosse in agguato, in attesa fuori dalla porta. Fuori, sotto le stelle invece, “il pericolo non le riconosceva, si confondeva”. Il manifesto inchiodato al muro davanti al negozio di alimentari diceva
“Cento dollari a testa per la cattura di due ragazze di nome Jane e Della. Da restituire a James Michaelson di Okanogan, Washington”.
Le ragazze erano dunque metà schiave e metà prostitute appartenenti a un uomo violento, dedito all’oppio che intendeva riaverle a tutti i costi. Il generoso e gentile William le avrebbe aiutate per cercare di lenire quella ferita insanabile, la scomparsa di Elsbeth, che la sua mente non riusciva ad accettare.
Amanda Coplin, nata nello stesso luogo nel quale ha ambientato il suo bellissimo romanzo d’esordio, con "L’albero delle mele (Guanda, 2013 - titolo originale del volume: The Orchardist), ci racconta il destino di un uomo, i suoi silenzi e la sua sofferenza. The New York Times Book Review ha definito la sua prosa:
“Una voce potente e altamente poetica”.
Negli spazi sconfinati del Far West ben delineati dalle figure del nativo allevatore di cavalli Clee (diventato muto dopo aver assistito alla razzia dell’uomo bianco avvenuta nel suo villaggio) e dell’erborista Caroline Middey (perfetto prototipo della Nuova Frontiera) viene narrata un’epopea di violenza, morte e rinascita. William Talmadge nel suo frutteto di Wenatchee (“la capitale mondiale delle mele”) e Della durante le sue peregrinazioni tra le montagne e le vallate di una natura vasta e maestosa, avrebbero imparato che i ricordi dolorosi sarebbero sempre stati i loro fedeli compagni di viaggio.
“Non gli veniva in mente che, se era viva, poteva anche essere felice. Perché se fosse stata felice, non lo avrebbe escluso dalla sua vita per tanto tempo. Troppo crudele”.
L'albero delle mele
Amazon.it: 9,99 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’albero delle mele
Lascia il tuo commento