L’altra parte di me di Cristina Obber

Francesca ha sedici anni ed è una ragazza normalissima. Bella, educata, gentile, affezionata alla famiglia, perfino abbastanza secchiona: insomma, la figlia che tutti vorrebbero avere… E invece no.
Perché Francesca ha un amore scomodo e sconveniente, quello che nessun genitore vorrebbe accanto alla propria figlia. Uno scioperato, un delinquente, un manesco? No, semplicemente Giulia.

Con questo coraggioso romanzo diretto alle adolescenti, Cristina Obber si conferma una volta di più scrittrice capace di affrontare con garbo ma senza peli sulla lingua i temi più scottanti. Dopo avere esaminato lo scontro di culture e la condizione della donna islamica in “Siria mon amour”, e la violenza sulle donne e il femminicidio in “Non lo faccio più”, Cristina racconta adesso la storia di un amore che non ha niente di diverso da tutti gli amori che nascono e muoiono ogni giorno in tutto il mondo, se non un piccolo particolare: si tratta di un amore fra due ragazze. Amore, non amicizia.

Francesca e Giulia si conoscono in una chat. Vivono lontane: Francesca a Bassano del Grappa, Giulia a Bari. Eppure, bastano due “Ciao” e poche parole per legarle indissolubilmente. Francesca, più giovane, è emozionata e insicura davanti a questa nuova esperienza, ma allo stesso tempo pienamente consapevole di non avere mai, neppure per sbaglio, pensato di essere etero: le sono sempre piaciute le donne.
Giulia ha avuto qualche incertezza, che ormai appartiene al passato. Le due ragazze si buttano nella loro storia d’amore con la naturalezza di chi riconosce la propria strada, quella giusta e logica da percorrere. I problemi, chiaramente, vengono dagli altri: non solo dai compagni di scuola con le loro battutine crudeli o dagli sconosciuti che le importunano in pubblico, ma anche e soprattutto dalle loro stesse famiglie.
I genitori di Francesca, fino a quel momento perfettamente “tolleranti”, e che, anzi, hanno sempre rimproverato l’altra figlia se si permetteva una battutina verso un gay, davanti alla rivelazione della loro “bambina” si sentono crollare il mondo addosso.

“Noi non siamo ciò che diciamo e pensiamo, noi siamo ciò che palpita in un profondo che non abbiamo scelto.”

In questa frase è il profondo dei genitori di Francesca che affiora, prepotente, quando sono costretti a confrontarsi con la realtà della sua storia con Giulia che diventa sempre più importante e centrale. I fine settimana rubati si moltiplicano, finché Giulia non si trasferisce per un anno in Veneto, da una zia, e a quel punto diventa chiaro a tutti che quella di Francesca non è “una fase”, ma un modo di essere. Sua madre, come tutte le mamme del mondo, arriva ad accettarla prima di tutti, mentre il padre continua a farne una tragedia e la sorella si chiude a riccio. Dopo anni, però, tutto si stempera, e Francesca si chiede che senso abbia avuto perdere così tanto tempo, quando avrebbero potuto semplicemente volersi tutti bene…

L’altra parte di me (Piemme, 2014) è una storia normale, naturale, scritta con chiarezza e naturalezza, per insegnare, non solo ai ragazzi, che nella vita non esiste una sola strada, e che l’unica cosa che conta è quello che abbiamo dentro.