L’angelo di Avrigue
- Autore: Francesco Biamonti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2008
Fa piacere sapere che la vera letteratura non è morta, sepolta dall’indifferenza e dalla tecnologia. Francesco Biamonti è un vero scrittore, gridiamolo forte. Nella sua vita ha scritto poco, cinque romanzi e una raccolta di saggi, ma ogni parola è un capolavoro di cultura e di saggezza.
Scrittore schivo e riservato, durante la sua vita fece il bibliotecario e s’interessò di arte, non fu mai legato ai grandi circoli letterari. "L’angelo di Avrigue", pubblicato da Einaudi nel 1983 e riproposto poi in una nuova edizione nel 2008, fu recensito da Italo Calvino e salutato come un capolavoro, e lo è.
La trama, se così si può chiamare, è semplice: Gregorio, marinaio in attesa (sicuramente non disperata) di un imbarco, vive in un paese ligure abitato da pochi vecchi dediti ad un’agricoltura non redditizia. Viene rinvenuto il cadavere di un giovane che è figlio di Ester, la donna amata da Gregorio con la quale egli ancora intrattiene una relazione. Il ragazzo ha un passato di droga e la sua morte improvvisa suscita molti dubbi. Suicidio od omicidio?
Chiariamo subito: potrebbe essere la trama di un giallo, ma non lo è perchè a Gregorio non importa nulla delle circostanze della morte, ma cerca di capire i suoi propri sentimenti e quelli di Ester. Riallaccia rapporti con amici del passato e intanto fa la conoscenza di una giovane donna, Laurence, giunta in Liguria per sporcare la propria innocenza. Vive infatti in un ambiente equivoco che non è né rispettabile né dichiaratamente delinquenziale. Gregorio la desidera perchè è bella, ma non intreccia una vera e propria relazione perchè complicherebbe troppo la sua vita. Viene vista come un’immagine inafferrabile e mitica. Alla fine Gregorio però accetta un imbarco e dopo una lunga conversazione lascia Ester e il suo paese.
Gregorio è un personaggio enigmatico, un uomo con un destino di tristezza, che fa pensare a certe figure montaliane, non precisamente delineate e tuttavia pregne di significato. Anche le donne che incontra sono simili alle donne delle poesie di Montale, portatrici di beatitudine.
E sullo sfondo la vicenda si svolge in una Liguria aspra, tra terra e mare, con paesi piccoli in cui vivono solamente i vecchi, una terra arida in cui l’agricoltura non rende molto. Il paesaggio è descritto attraverso termini scarni, ma precisi come delle pennellate.
Biamonti mostra una conoscenza sicura della botanica e delle scienze naturali con una notevole cura del dettaglio che è anche legata alla sua attività di artista.
Il linguaggio è essenziale, le frasi sono brevi ma precise, i dialoghi apparentemente fatti di niente, però con significati che il lettore può intuire dalle azioni dei personaggi.
Un modo di scrivere asciutto, senza una parola di troppo, come si conviene ad una terra avara eppure amatissima come la Liguria che ha dato all’Italia tanti scrittori importanti. Francesco Biamonti è uno di questi.
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