L’azione
- Autore: Sara Mannheimer
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2021
In una casa ci si può trattenere, ci si può stabilire, ci si può trovare a passare — e poi ci si può perdere. La si può visitare da cima a fondo, senza capire però in cosa risieda il suo elemento di realtà e cosa, invece, la renda eterea e lontana come un’opera letteraria. Peggio ancora: la si può abitare senza riuscire a uscirne, cominciandone a osservare meglio l’immensa biblioteca per poi rendersi conto che non c’è un angolo in cui i libri non arrivino a manifestare la loro ambigua influenza.
Da queste premesse prende le mosse L’azione di Sara Mannheimer, portato in Italia dalla casa editrice indipendente Safarà nell’evocativa e sorprendente traduzione di Deborah Rabitti: un romanzo sui romanzi, se vogliamo, o ancora meglio un romanzo sul potere che hanno le parole di scombinarsi, sparpagliarsi, camuffarsi, mettere radici e poi ricombinarsi secondo alchimie imprevedibili e talvolta inquietanti.
La protagonista, infatti, comincia a raccontare in prima persona un percorso di iniziazione, o forse di perdizione, che per portarla lontana da una sofferenza vera le fa vivere una timore reverenziale e quasi sacro nei confronti delle storie conservate nero su bianco, l’una dopo l’altra, senza tregua, in un vortice linguistico, contenutistico e soprattutto formale che la cattura e la influenza in ogni aspetto della vita.
Cambiano le sue giornate e cambia il suo modo di esprimersi, si moltiplicano i suoi punti interrogativi ed emergono, via via meno confusi e innocui, gli sfaccettati "risvolti" tanto di una copertina quanto dell’opera che contiene:
“Nella Biblioteca scorsi con lo sguardo l’intera parete come mille altre volte. La vedevo irreale, rigida. Provai ad andarle incontro senza seta, senza attrezzi: nessuna resistenza.
Provai ad avvicinarmi con la mano destra, magari addirittura a un dorso bello grasso, Il secondo sesso.
Nessuna resistenza. Lo afferrai, lo sfilai, lo voltai. Afferrai Una stanza tutta per sé. Qui si apriva un enorme ventaglio di possibilità.”
Un ventaglio che si fa prosa poetica, che trasfigura le giornate e le idee, che tocca il corpo e la mente, senza risparmiare neppure l’angolo più polveroso della Casa, scritta con la maiuscola come molti altri termini inframmezzati qua e là alla minuscola sfumatura della prima scena d’estate. Tra nomi altisonanti e pubblicazioni celeberrime, quindi, diventano sempre più tangibile il rischio dello smarrimento, la caduta da un dolore a inedite forme di alterazione dell’io, il pericolo che la verità si sfilacci per lasciare il posto al caleidoscopio delle percezioni sensoriali e non.
In tal senso Sara Mannheimer si fa maestra di espressionismo, portavoce di istanze e di stanze oscure, e catapulta capitolo dopo capitolo in una vicenda surreale e onirica, che cattura per il ritmo incalzante e spiazza poi per le frasi monche e sincopate. Non c’è quiete dentro L’azione, e come d’altronde lascia intuire già il titolo si sviluppa per movimenti larghi e passaggi brevi, per un perenne movimento verso l’ignoto.
Riscoprire il bene e il male della letteratura attraverso un romanzo tanto singolare, che non ha paura di negare insistentemente sé stesso per riaffermarsi, è un’esperienza conturbante e in grado di solleticare corde e nevrosi delicatissime, grazie a cui la musica avvertita in sottofondo sembra quasi un leitmotiv da thriller, o una promessa di riscatto dai contorni imponderabili.
"Era davvero una meraviglia, c’è luce pensai, non mi aspettavo una tale bellezza, un tale canto", scrive non a caso l’autrice per bocca della sua protagonista. E in tutto lo stupore delle sue riflessioni quotidiane, dentro e fuori dai libri, sta in effetti il fascino de L’azione, che con il suo approccio "se posso dirlo: libero, perfino mistico" scoperchia e suggerisce nuovi modi per entrare in contatto con la parola, perfino quando quest’ultima ci sembra averci già fagocitato.
L'azione
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Grazie Eva, ero indeciso se leggerlo o meno, ma della tua opinione mi fido quasi ciecamente.