L’esclusa
- Autore: Luigi Pirandello
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Italiana
In qualsiasi opera di Pirandello si può trovare la descrizione di personaggi del tutto simili a quelli contemporanei. Anche "L’esclusa" propone un’ironica protesta contro l’eccessiva considerazione per l’apparenza nella società medio-borghese. Questo romanzo può considerarsi attuale perché anche oggi è molto diffusa l’ossessione per l’apparire, che a volte giunge all’identificazione del soggetto con la sua presenza: "io sono ciò che si vede di me". L’essere umano, però, è ben più complesso: la rappresentazione di sé attraverso "cliché" precostituiti (specie quelli imposti dalle strumentalizzazioni politiche) appiattisce e non fa emergere i lati più vivi della personalità, che di certo non possono essere ricompresi entro i modelli preimpostati che la società impone. In altre parole, noi siamo unici e fatti per vivere la nostra unicità, che mal si attaglia agli schemi prefissi.
Trama - Nel romanzo “L’esclusa”, Marta, una donna sposata, viena accusata ingiustamente di adulterio. Da qui la descrizione di situazioni in cui Pirandello mette bene in risalto, attraverso i dialoghi, l’estrema preoccupazione dei personaggi per il modo in cui la gente li giudicherà. Si evince inoltre che tale preoccupazione sovrasta il dolore vero provocato loro dagli avvenimenti; quasi tutti, infatti, badano più all’apparenza che alla propria emotività sofferente. Ed ecco appunto che le sensazioni quasi si disgregano perché non vengono adeguatamente prese in considerazione dai protagonisti che hanno come principale obiettivo la salvaguardia dell’apparire sociale. Nel contesto qui descritto l’essere umano è forse niente di fronte alle regole imposte a cui tutti si devono fintamente adeguare. La rigidità (e a volte l’assurdità) delle norme sociali provoca nel romanzo l’accadimento di un paradosso; Marta, infatti, stritolata dal peso delle accuse infamanti, alla fine tradisce sul serio, quasi come se fosse costretta a farlo, quasi come se la sua identificazione psicologica dipendesse esclusivamente da ciò che gli altri pensano di lei. Ella si sente così obbligata a far qualcosa che non avrebbe altrimenti fatto proprio perché si rispecchia, in una sorta di "profezia che si auto-avvera", con le accuse che le vengono mosse. Dopo il vero adulterio, il marito le chiede perdono per averla ingiustamente accusata di tradimento, non sapendo ovviamente che Marta, spinta dall’umiliazione generale, l’ha veramente tradito in un momento successivo.
Il romanzo “L’esclusa” elabora in maniera esaustiva il rapporto complesso fra il singolo e la società, la quale molto spesso ha una capacità di condizionamento negativa tale da indurre il soggetto a cadere realmente in errore. Il libro vuole quindi essere un’esortazione a comportarsi più liberamente, a svincolarsi dai preconcetti comuni, ad eliminare quelle maschere-gabbia entro le quali, per seguire la corrente, a volte ci imprigioniamo.
L'esclusa: (Edizione originale integrale)
Amazon.it: 5,49 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’esclusa
Lascia il tuo commento
La recensione mette il luce l’essenza della letteratura del grande scrittore e fa sorgere il desiderio di tuffarsi nuovamente tra le sue veritiere e abissali parole. Tanti complimenti all’autrice.
Bello il libro e la recensione.
Grazie mille, Patrizia. Rosa
Il dramma si fa catarsi dei sentimenti e si riaccende l’amore nel primo romanzo di Luigi Pirandello; i pregiudizi sociali sono così sconfitti dal trionfo del senso etico della vita.
Marta Ajala è travolta dal sospetto. Tutto il paese, un minuscolo ambiente di provincia, la disprezza e la mortifica. È corale la violenza psicologica che le viene usata, giacché è ritenuta colpevole di aver tradito il marito. L’eccesso delle passioni falsifica la realtà e lei patisce un dramma labirintico dalla difficile uscita. A prevalere è l’ingiustizia di tutti, vinti dall’ottusità mentale e morale. Tale è il contrasto tra l’individuo e la società nell’opera “L’esclusa”, il primo romanzo scritto da Pirandello nel 1893, dietro sollecitazioni di Luigi Capuana, e pubblicato nel 1901. Se l’impianto è naturalista con qualche accenno al folclore popolare e riecheggia gli scenari tipici della letteratura meridionalistica, nuovo è il motivo della rivolta della donna nei riguardi del pregiudizio collettivo che inesorabilmente sfocia nella calunnia e nella persecuzione. Insanabile è la divergenza tra quello che è e quello che gli altri lo costringono ad apparire. Agisce in lei il “lieto umore” e un “lucido e gaio senso della vita” in opposizione all’ossessionante gelosia di Rocco Pentagora. Questi si sente da lei tradito e la respinge, montando con il padre un pubblica farsa per punire l’inesistente adulterio. Così lei, “...onesta...figlia di gente onesta”, ma sfiorata dall’idea di un possibile contravvenire agli impegni matrimoniali, porta con sé il peso di un reato “non commesso”: la punizione inflittale è immediata. Inutile il suo pianto; l’imputazione di colpevolezza la stupisce e la spaventa. Vera è l’angoscia che la divora e la rende incapace di elaborare e organizzare idee per trarne conforto. Aveva risposto alle lettere del suo corteggiatore senza mai cedere. Lei, “sicura di sé”, non ha mai tenuto in considerazione le frasi d’amore. Anzi, ne aveva riso, considerandole come l’espressione “di superfluità galanti e innocue”. L’ostilità dell’ambiente la perseguita: sopra un indizio e l’impressione di un singolo, coralmente emette l’inflessibile verdetto di condanna. Vertiginoso il suo senso di smarrimento: “si sentiva ferita da tanti sguardi; le pareva che tutti la guardassero in modo da farla arrossire; e andava impacciata, a capo chino, mentre gli orecchi le ronzavano e il cuore le batteva forte”. Di nobile virtù, nessuno spazio concede al rancore, ancorché si veda sola “senza nessuno accanto, per le vie aperte”. Anche l’ambiente familiare di provenienza le è ostile: Francesco Ajala, suo padre, si chiude in casa, nel buio d’una stanza dove muore. Scacciata dal paese e accolta nel Collegio Nuovo di Palermo, grazie all’attenzione, alla benevolenza e al gradimento della direttrice, recupera quell’umor lieto che, bambina la sollevava nel “tenero azzurro” del cielo: “le idee sgorgavano spontanee...le parole zampillavano”. Accompagnati da dolci sorrisi, sembrano tornati il sogno e la fiducia. Ad ogni modo, lei sola; è l’esclusa che non avrebbe più ritrovato il suo posto; per lei non sarebbe più ritornata la vita d’un tempo. L’incontro che chiude la vicenda avviene in una cameretta spoglia e sudicia, nella quale è moribonda la madre di Roco, anch’ella, a suo tempo cacciata dal marito con l’accusa di adulterio. Marta, piena d’amore e mossa dal desiderio di essere umana, l’assiste con parole di tenerezza filiale: “Mamma, mamma… sono la moglie di Rocco… la moglie di Rocco… non abbia più paura; ci sono qua io, ora”. C’è in lei l’acceso desiderio di riprendere sorsi di vita, uscendo dalle tenebre; anela a liberarsi dalla grettezza ipocrita e meschina della comunità; fa di tutto perché la verità ne squarci il velo, facendosi strada. Il suo animo vuole emergere purificato; sente impellente il bisogno di superamento, di ricostruzione, di edificazione d’una rinascita, reso sicuramente acceso dall’esperienza del dolore. Il lettore, seguendola passo dopo passo, tocca con mano, insieme a lei, la premonizione di un avvenire migliore, il presentimento del trionfo della verità. Quali le modalità che segnano il suo incontro con Rocco? Quale l’atteggiamento di costui? Su cosa vertono le confessioni rese da Marta? In modo del tutto imprevedibile, entrambi si fanno, infine, personaggi: scrollandosi di dosso il passato, spezzano l’inesorabilità del fato e si lasciano vivere nel presente per affrontare un nuovo destino. Essi sono ormai “maschere nude”.