L’età coniugale
- Autore: Silvia Chiari, Lele Scuri
- Genere: Romanzi d’amore
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Giunti
- Anno di pubblicazione: 2022
Chi scrive ha da tempo chiuso la “pratica” Elena Ferrante, per sopraggiunta saturazione. Soprattutto ora, che c’è proprio un nome più accreditato di altri, contano solo i libri e il successo clamoroso negli Stati Uniti. Ho trovato i quattro libri de L’amica geniale discontinui, ma soprattutto il primo volume e Storia del nuovo cognome molto emozionanti.
In questo caso di Silvia Chiari e Lele Scuri si parla poco, ma del resto la coppia Chiari/Scuri sembra quasi essere un gioco di parole, chissà. Il romanzo L’età coniugale (Giunti editore, 2022) è scritto con rara maestria, è spiritoso, erotico, scollacciato con una parte finale più severa, riflessiva che analizza soprattutto i matrimoni di chi ha ora superato i sessanta (per i mariti) e i cinquantacinque (per le mogli). La moglie di fatto è più giovane di cinque anni, prima era così quasi per tutte le coppie, tranne rare eccezioni nel mondo dell’entertenaiment.
I protagonisti si chiamano Silvia e Lele, come gli autori, e sono in quella terra di nessuno di chi ha i figli già sistemati altrove. Lele è stato un pittore acclamato, le gallerie d’arte se lo contendevano, i suoi quadri sempre venduti, mentre ora, siamo nel 2019, e sono ormai molti anni che Lele non vende nulla, ha una crisi di ispirazione artistica. Mentre Silvia ha dalla sua la carriera universitaria, un tenore vita alto, tanto che alla fine Lele viene mantenuto dalla moglie già da tempo.
Lele ha un’amante che fa la commercialista, di quarantacinque anni, Loretta, con un marito giovane e prestante che Lele chiama “Ironman” e tre figli. Lele è il guastatore della moralità di questa “Bovary” in erba, i loro rapporti sono senza limiti o meglio Lele, che Loretta chiama col suo vero nome Carmelo, la tratta come una sgualdrina non potendo nemmeno avere una vita sessuale allo stesso modo di Loretta, perché Carmelo ha i primi problemi di impotenza. Ma niente pillole blu.
Per una buona parte de primi capitoli assistiamo a queste “imprese sessuali”, niente che sia pornografico, perché c’è una tenuta di scrittura notevole. Ecco perché chi scrive non pensa si tratti dell’esordio narrativo di una giovane coppia anche nella vita. Qui c’è lo zampino di chi ha già scritto moltissimo e vuole fare divertire i lettori, senza però portarli nello squallore più vieto delle scene amatoriali che impazzano su Internet, dove non c’è parental control che tenga, ossia la possibiltà da parte dei genitori di criptare alcuni siti non appropriati fino alla maggiore età.
Ma l’adolescente maschio di dodici anni sa come evitare le restrizioni per l’età e può vedere tutto se lo vuole, mentre in genere le ragazzine sono furbe e più intelligenti dei maschi della stessa età, più intelligenti perché sanno spaziare con la fantasia; le più sveglie già leggono i classici della letteratura. Così interiorizzano le stesse nozioni maschili guardando tuttavia molte meno scene di sesso, ma capendo il dirompente bisogno sessuale e la smania di controllo e avidità che c’è anche dietro. Magari leggendo sul serio Madame Bovary di Gustave Flaubert per affinare il loro gusto per le parole e i costrutti sintattici. Noi adulti sappiamo quanto Flaubert tenesse alla sua lingua, il francese.
Se chi scrive se è soffermato parecchio sulla vera Madame Bovary, non sulle conseguenze del bovarismonella piccola borghesia italiana è perché non c’è bisogno di descrivere le scene di sesso, basta solo accennare (questo solo accennare non bastò a Flaubert che venne accusato di oscenità verso la moralità pubblica nel 1857).
In realtà, Lele Carmelo e Loretta sperimentano tutto, persino la richiesta di Loretta di fare sesso a tre. Carmelo butta l’amo per due donne nell’alcova e lui, l’unico maschio, mentre Loretta chiede un altro uomo, magari più giovane. Detto, fatto.
Nel frattempo Silvia si concede nella sua vita tra università e casa, il piacere di prendere abitualmente l’aperitivo con le amiche, dove non si parla certo dell’ultimo libro letto, e qui i due autori se la prendono con le donne borghesi che fanno lavori intellettuali ma poi si scatenano in pettegolezzi che neanche nella versione originale di Sex and the city.
Sotto la pressa delle chiacchiere c’è Silvia che ha cambiato personal trainer in palestra, e finisce per avere Dodo Ducci, parecchio ignorante, ma ancora bello, vigoroso. E Silvia accetta i complimenti dell’uomo, perché si sente ancora desiderabile. La parte finale del romanzo si trasforma in “Scene da un matrimonio” di Bergman, ma senza sottigliezze esistenziali o discorsi su Dio e la sua presenza/assenza. Niente di tutto ciò. Ma solo perché Silvia si accorge che il marito la tradiva e quindi valuta i passi da fare per salvare il matrimonio o mettere la parola “fine” all’unione.
Nel frattempo, in Italia, ci sono i primi malati gravissimi di questo virus che sembra essere arrivato da una città cinese, Wuhan. Ma il finale non può essere svelato.
Romanzo sulfureo L’età coniugale, pieno di citazioni, di sapienza letteraria, di grande impatto emotivo. Con una frase che potrebbe diventare un tormentone.
Perché quando Silvia e Lele litigano in modo esagerato, di solito è lui che si ferma per primo per dire:
Calmati, oh. Mica siamo in un romanzo della Ferrante.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’età coniugale
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