L’individuo superfluo
- Autore: Francesco Tripaldi
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2022
Francesco Tripaldi, oltre che poeta, è un avvocato specializzato in materia di protezione dei dati personali e vive tra Milano e Bologna.
Queste scarne notizie biografiche ci servono per capire perché le tecnologie informatiche siano il “substrato” dei suoi scritti e di alcune poesie che sembrano raccontare due città completamente diverse.
C’è in primo luogo Milano, che sembra essere una città pronta per il futuro, in cui avremo, per esempio, degli orologi da polso che già sono in voga, ma molto più sofisticati, per sapere in tempo reale tutti i nostri problemi di salute (anche quelli che non sapevamo di avere) e la parte economica, operare in Borsa con un solo click, con la sensazione che i broker svolgano un lavoro tutto sommato facile, preparare videoconferenze, vendere e comprare azioni. In buona sostanza, con pochi click, potremmo sapere addirittura quanto ci resta da vivere. Mentre Bologna resta una città del passato, con l’elogio della sua lentezza, il tempo libero per mangiare senza fretta, dove leggere un romanzo avrà ancora un senso, come quello di passare tempo non produttivo e inerte, con gli amici di sempre, per parlare di relazioni sentimentali che funzionano o quelle in bilico, per andare al cinema o cenare, cercando di mediare tra le varie specialità etniche.
Ecco quello che ricavo, dovendo fare una mia sintesi, dopo la lettura degli aforismi di Tripaldi contenuti ne L’individuo superfluo (LietoColle 2022), che a volte sembrano frammenti lasciati lì, come "messaggi in bottiglia" trovati su una battigia deserta.
Il mondo rappresentato da Francesco Tripaldi ci rende lettori attivi, dove ci immaginiamo anche i nostri vissuti e proiezioni biografiche, con solo questi aforismi o frammenti che l’autore ha scritto con un linguaggio nuovo, formato da parole straniere, da termini usati per l’elettronica o nei social network. Saremo scrittori di noi stessi mentre i romanzieri e i poeti saranno più sfuggenti, per poter accontentare più lettori possibili, lasciando spazi in bianco nei libri affinché noi si possa scrivere appunti, note bibliografiche, finanche dei disegni.
Ecco perché la poesia presente nella quarta di copertina ci è utile e recita:
Se cerchi nel web / il web cerca dentro di te; / senza nemmeno faticare tanto. / L’ e-pica della periferia informatica: / segreti industriali / cordoni ombelicali digitali, / ricette per biscotti in linguaggio binario. / L’aspetto coloniale di una faccenda post imperialista / è il nostro vivere di esigenze improcrastinabili, / di amore a grandi linee. / Questione di evoluzione convergente. / Come certe fragole / siamo rossi solo in superficie. / Un cupo dissolvi / di corpi celesti e beta bloccanti.
Con il suo voluto refuso di cupo e non cupio, in Tripaldi c’è proprio da tener conto che la nostra epoca, che l’autore chiama “E-poca”, le nuove tecnologie sembrano non aver bisogno di tante persone che le usano male, per fini orrendi, come la pedo-pornografia o il negazionismo e chi ne rimane escluso, per povertà o scelta ideologica.
Ad ogni modo si finisce "male", perché si viene estromessi dal sistema sociale ed economico, e si diventa superflui non solo per gli altri, ma anche per sé stessi.
I Superflui di Dante Arfelli, pubblicato nel 1949, ora tornato in libreria grazie alla casa editrice RFB, è un romanzo scritto poco dopo il Secondo conflitto mondiale e dunque superflui erano i soldati tornati a casa, disoccupati, abbrutiti dalla paura e dalla fame, che stentavano a riprendere un loro posto nel mondo.
Ora che siamo oltre sette miliardi di persone, i miserabili per guerra e carestie sono i dimenticati e i nuovi schiavi di un meccanismo economico che non sembra emendabile nel medio periodo.
Gli individui superflui di Tripaldi sono quelli che usano male le tecnologie, come è già stato scritto, e chi non vuole piegarsi alla sovranità del Web.
Lo stesso poeta non sa dove siamo diretti, perché tutto sembra cambiare incessantemente, ma poi ci sono certezze a cui non possiamo rinunciare, la certezza di appartenerci, di avere un lavoro, la certezza di essere una persona dignitosa, per riscrivere un percorso etico e identitario, per cui valga la pena vivere.
L'individuo superfluo
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’individuo superfluo
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