L’italico ciclismo. Dai pionieri ad oggi
- Autore: Romano Stagni
- Genere: Sport
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Giraldi Editore
- Anno di pubblicazione: 2019
Se non c’è due senza tre, perché non abbondare fino a quattro? Romano Stagni si era ripromesso di fermarsi a tre testi pubblicati, ma non ha resistito ed ha continuato. Il giornalista pubblicista anziano, classe 1936 e firma del Resto del Carlino per le due ruote a pedale, ha realizzato per le bolognesi edizioni Giraldi il volume-album L’italico ciclismo. Dai pionieri ad oggi (2019, 372 pagine. 19.50 euro).
È un lavoro attento ai ciclisti italiani non di primissimo piano, ma di spessore e risultati. Ad ognuno è dedicato un paragrafo, con fotografia in pantaloncini e bicicletta, oltre a una scheda più o meno breve, secondo i risultati da citare. Spazio ai numeri due, quindi, perché le imprese dei grandi le conoscono tutti gli appassionati, ai quali ovviamente Stagni si rivolge. Stavolta ha scelto di dedicarsi ai pedalatori non tanto celebrati quanto i fuoriclasse del ciclismo internazionale. Pur sempre campioni, sebbene non appartenenti alla schiera degli eletti, ai Binda, Guerra, Bartali, Coppi, fino a Nibali e passando da Gimondi, Adorni, Moser, Saronni e Bugno.
Il giornalista si occupa di quegli altri pedalatori, che pure hanno dato tanto al ciclismo, salendo sul podio, ma che una volta spente le luci della cronaca sono rientrati nei ranghi, quasi dimenticati. Spazio anche al ciclismo femminile, nelle sezioni in cui si articola questo libro, a quello giovanile, all’amatoriale e un tantino a quello dei disabili. Tutto sempre con dovizia di immagini nelle pagine in bianconero.
Qualche rigo l’autore lo spende inoltre per segnalare promesse certe del ciclismo nazionale, giovani atleti e ragazze che non sfuggono al suo sguardo appassionato e competente. Un nome? Alberto Bettiol, toscano di Poggibonsi, nato nel 1993, vincitore a sorpresa quest’anno di una classica monumento in Belgio, il Giro delle Fiandre il 7 aprile scorso.
Ci sono poi le prime posizioni di varie classifiche: Giri d’Italia, Gran premi della montagna. Si parla anche di Olimpiadi e Mondiali, di professionisti e dilettanti su strada o su pista, di italiani che hanno trionfato nei grandi giri all’estero e infine di curiosità legate allo sport della bici.
Sfogliando questo album di ricordi e notizie del ciclismo tricolore, salta agli occhi un mistero. C’è da domandarsi perché il simpatico Gaetano “Tano” Belloni, cremonese di Pizzighettone (1892-1980), sia passato alla storia della bici come “l’eterno secondo”. È vero che nei sedici anni di professionismo, tra il 1916 e il 1932, collezionò oltre un centinaio di piazze d’onore, però il suo palmarès è tutt’altro che avaro: un Giro d’Italia nel 1920, 16 tappe della corsa rosa, 2 Milano-Sanremo. 3 Giri di Lombardia e un quarto posto ai mondiali del 1927, in Germania, a Nurbur. Arrivò ai piedi di un podio stellare tutto italiano, Binda, Girardengo e Piemontese. Soprattutto i primi due, fuoriclasse di prima grandezza del pedale di tutti i tempi, danno un’idea della concorrenza agguerritissima con cui era costretto a misurarsi nella sua generazione ciclistica. Il meglio del meglio.
Tra le tante fotografie riprodotte, spicca quella inedita di un giovanissimo e capelluto Marco Pantani, con la maglia della Cofar Rinascita Ravenna, le mani sul manubrio della bicicletta, la faccia vispa e tanti capelli ricci sotto il caschetto, allora obbligatorio solo per le categorie giovanili e dilettanti.
C’è anche Miss Ciclismo ed è una cosa serissima, perché vera. È stata una promettente velocista Laura Betto, padovana di Arsego ed ha indossato la maglia azzurra su pista, prima di intraprendere la carriera di modella professionista e arrivare in finale nel 2005 tra le 101 candidate a Miss Italia, trovando il tempo e la capacità di laurearsi in scienze politiche. Nei Giri d’Italia 2017 e 2018 è stata opinionista per la Rai, in coppia con Stefano Garzelli.
E non è nemmeno la sola. Virgilia Piemontese e Bianca Torre sono state elette nel 2012 miss Liceo e miss Brandy Melville: la prima vanta un titolo regionale juniores ed anche la seconda ha tagliato per prima qualche traguardo in sella a una bici da corsa. Nella foto, dove sorridono con tanto di fasce, si può apprezzare la loro avvenenza, non senza essere attratti dall’immagine nella pagina dispari seguente, nella quale da un groviglio di ruote all’aria e di braccia scomposte si fa luce in tutta la sua simpatia l’indimenticabile Vito Taccone. Il carattere “fumantino” del ciclista abruzzese, scrive Romano, non poche volte lo ha portato a concedersi atteggiamenti poco ortodossi.
Il generosissimo scalatore veloce avezzanese (nato nel 1940 e morto nel 2007), si rendeva protagonista di fughe incredibili e di negoziati infiniti con i compagni di fuga. Nella foto, è ripreso mentre rovescia a cazzotti dalla bicicletta il malcapitato spagnolo Manzaneque, macchiatosi di una scorrettezza ai suoi danni nel Tour de France del 1964.
In corsa, Vito era una garanzia di spettacolo, non riusciva a stare fermo in gruppo. Nove anni di professionismo dal 1961 al 1970 e poi una carriera da ruspante, irresistibile commentatore televisivo del Giro d’Italia: ha fatto tantissimo per il ciclismo moderno. Oggi personaggi veri come lui mancano enormemente: ciclisti che andavano a pane, salame e caffè (parecchi).
L'italico ciclismo. Dai pionieri ad oggi
Amazon.it: 18,52 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’italico ciclismo. Dai pionieri ad oggi
Lascia il tuo commento