L’odore della notte
- Autore: Andrea Camilleri
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sellerio
Del tutto singolare il romanzo "L’odore della notte" (Palermo Sellerio, 2001, terza edizione) che, muovendo da un sogno inquietante di Montalbano cinquantenne, risulta costruito secondo una strategia intertestuale, per la quale i fatti narrati come per magia si identificano con alcuni passi di "Una rosa per Emily" di Faulkner. Del resto, il commissario è un raffinato lettore. La sera, prima di addormentarsi, sceglie un libro da leggere. Egli conosce Tabucchi e Simenon, e questo racconto, che gli zampillerà nella memoria anche se il titolo non è esplicitamente detto, egli già lo conosceva. Ecco ora in sintesi alcune delle sequenze che portano al cuore della questione con cui Montalbano deve commisurarsi. E’ Catarella ad annunciargli che un uomo armato era entrato nell’ufficio del ragionier Gargano, chiedendo la restituzione dei soldi rubatigli. In caso contrario, avrebbe sparato all’impazzata. Manager rampante quel ragioniere: a Milano si era fatto conoscere come una sorta di mago della speculazione finanziaria; poi avrebbe voluto promuovere il risveglio economico di Vigàta. Adesso ha fatto perdere le tracce di sé. Alcuni pensano che egli si sia trasferito in un’isola dell’Oceania per spassarsela con belle donne, alla faccia di chi gli aveva dato fiducia e denari; altri sostengono che sia stato ucciso da qualche mafioso. Cosentino Mariastella, la donna assunta nel suo ufficio e innamorata di lui, esclude entrambe le opinioni. Nel corso della narrazione, la vista dei resti di un ulivo saraceno – archetipo della permanenza della vita -, che era stato abbattuto da ignoti, provoca in Montalbano una tale rabbia, mista a commozione, da fargli compiere atti di vandalismo a danno dell’adiacente villetta di campagna, in corso di costruzione. Episodio, questo, che, a parte la messa in scena della sua sensibilità ecologica, fa da input allo sviluppo dell’intreccio, vivacizzato dalla presenza di personaggi interessanti. E’ il ritrovamento del cadavere di Giacomo Pellegrino, anch’egli aiutante del ragioniere, a intensificare le indagini. Il metodo utilizzato ha una corretta scientificità. La ricostruzione della dinamica dei fatti va fatta attraverso domande per selezionare le ipotesi più credibili; è come se gli investigatori scrivessero un romanzo: mentre viene scritto, l’evolversi della vicenda può prendere una direzione diversa da quella accreditata e giungere a conclusioni non pensate. Ecco gli interrogativi: c’è un rapporto tra il morto e la fuga di Gargano? In caso affermativo, fino a che punto influisce sulla matassa da sbrogliare? E quale il ruolo della Cosentino in tutto questo? Ad un certo momento, è lo stesso Montalbano a visualizzare le conclusioni del giallo, anche se non riesce a darsene una spiegazione. Camilleri parla di una “inspiegabile zona oscura che sta tra la realtà e quello che la sua testa gli suggerisce”: una realtà, dunque, che si crea mentre lui la pensa. Nella perfetta coincidenza tra sguardo esteriore ed interiore, il detective cede posto alla profondità del sentire. Una sorta di memoria che viene da lontano, allargando la realtà e il suo campo semantico, fa scoprire cose già conosciute. Nell’epilogo, il nostro commissario, che ci appare in modo nuovo, ha la visione anticipatrice di un macabro scenario:
“Aveva capito che stava vivendo dentro un racconto. Era stato trasportato dintra a un racconto di Faulkner, (…). L’unica era continuare a leggerlo e a viverlo, quel racconto…”.
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