L’ombra sulla corona di Patricia Bracewell

Una giovane donna normanna sul trono d’Inghilterra mille anni fa

La tua padrona stringerà un vincolo con un uomo potente. I suoi figli saranno re.

In cambio di un pezzo d’argento, la maga lo ha rivelato alla donna che l’ha interrogata intorno al fuoco, al centro del cerchio di grandi pietre. Non le ha detto però dell’altra figura femminile vista tra le fiamme, né della terra sconvolta e bruciata, né degli innocenti che sarebbero morti, di lì a venire. E tutto per un trono.

Anno 1001, sono i primi del secondo millennio dopo l’avvento di Cristo. Uno stretto divide il Regno di Normandia da quello d’Inghilterra ed entrambi sono minacciati dai Danesi, popolo pagano e aggressivo, dedito a razzie e stupri. Li chiamano anche vichinghi. È lo scenario storico del romanzo “L’ombra sulla corona” (Sonzogno editori, 462 pagine 18 euro), arioso affresco narrativo di un’autrice americana appassionata di storia antica inglese, Patricia Bracewell.
L’autrice tratteggia elegantemente una vicenda di donne forti, drappeggiate in abiti eleganti e di uomini fragili, protetti da armature di metallo.

Emma, quindici anni, teme che il fratello, il duca Riccardo, voglia accettare la proposta di darla sposa al figlio undicenne del re dei Dani, il rude Sven, per rendere più forte il vessillo normanno. Anche oltre Manica si pensa a un matrimonio del re, ora vedovo, con una nobile di Normandia, per fare fronte comune contro i vichinghi. Etelredo però è perplesso, si avvia ai quarant’anni, ma non è quello il problema. Ha di fronte un dilemma: preferire una normanna significa scontentare i Signori del Nord, ma unirsi alla figlia di uno di loro manderebbe in fumo la preziosa alleanza possibile contro i Danesi. Una scelta o l’altra significherebbe rinunciare a un progetto importante per il Regno.
La rivale di Emma è Elgiva, un’altra ragazzina, figlia di lord Elfelmo, Signore di Northumbria. Bella, sensuale e ambiziosa com’è, sogna di diventare regina, sposando il re inglese o l’erede sedicenne Atelstano.

Chi porterà la corona?
C’è un’ombra, rivela ancora l’indovina, ma le sue visioni, dice, non possono penetrare le tenebre che circondano il futuro. Sarà quel che sarà. E sarà un gioco di inganni tra i potenti. Etelredo sposerà una normanna, pretendendo che il duca metta al bando le navi vichinghe dagli approdi sul canale, allontanandole dalle coste britanne. Riccardo finge di assecondare la richiesta, ma in cambio vuole privilegi formali da regina per la sposa, non un ruolo di semplice consorte del re. In realtà, non ha nessuna intenzione di fermare i Danesi, la sorella rischia perciò di passare momenti difficili, ostaggio di un’Inghilterra tradita dall’alleato matrimoniale spergiuro.

E chi sarà l’agnello sacrificale, sebbene nelle vesti preziose di nuova sovrana inglese?
La piccola Emma, la minore, l’unica che ha le qualità per affrontare una prova estrema. Il fiore di Normandia va in sposa ad un uomo ancora saldo ma tormentato dai rimorsi al pensiero del fratellastro Edoardo. Gli ha tolto la vita e la corona, che ora divide con questa bambina, alla quale avrebbe concesso tutt’al più di spartire il letto. Ma quel Riccardo, tanto ha fatto... purchè mantenga la promessa di cacciare i danesi. Per il re, la giovane normanna è solo un affare diplomatico. Il titolo di regina le dovrà bastare, non intende darle altro, tanto meno affetto.

Le pedine del romanzo vanno a disporsi sulla scacchiera della storia inglese. Al banchetto, Etelredo guarda fisso Elgiva, sorpreso di vederla così attraente e carnale. Intanto, i suoi eredi si uniscono contro Emma, temono che un suo eventuale ascendente sul padre possa indurlo a tenerli in disparte, allontanandoli dal trono. Da parte sua, la piccola regina è sicura che genererà un futuro sovrano, ma la profezia citata all’inizio riguardava Elgiva, non lei. E i Danesi, beffati, come reagiranno?
Ce n’è quanto basta e oltre per fare del titolo di Patricia Bracewell un affresco storico indimenticabile.