L’ultima madre
- Autore: Giovanni Greco
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Nutrimenti
- Anno di pubblicazione: 2014
“L’ultima madre” di Giovanni Greco (Nutrimenti, 2014) è un romanzo di pregio che, attraverso la raffigurazione di episodi di vita ambientata in Argentina, affronta il doloroso tema dei giovani “desaparecidos” e degli “hijos”, i bambini strappati alla nascita alle madri attiviste catturate durante il periodo del regime dei colonnelli.
La storia, ambientata in gran parte a Buenos Aires, non procede sempre in ordine cronologico. Gli eventi s’intrecciano. I fatti narrati vanno dal 1958, al 1978, al 1998 e oltre. Immagine di inizio e fine del romanzo è Maria, donna dall’esistenza segnata da terribili tragedie, madre che ha portato in sé, nel corpo e nell’anima, tanto amore ma anche tutto il dolore del mondo e che di entrambi, ancora, non si è sgravidata. Maria, nel 1958, incontra Luis Bazzano, di provenienza italiana che tanto le racconta di quella lontana terra. Sebbene siano divisi da parecchi anni di età, i due s’innamorano e dal loro matrimonio nascono i gemelli Pablo e Miguel. Ma Luis muore troppo presto e Maria si ritrova ad essere padre e madre per i due ragazzi che cresce dignitosamente, seppur attraverso difficoltà economiche, in una piccola casa di un barrio della città. La vita va avanti. I gemelli crescono, studiano, partecipano ad alcuni incontri dei movimenti attivisti e, nel frattempo, uno dei due, Pablo, s’innamora. Lei è Irene, di provenienza europea, orfana di madre e il cui padre l’aveva cresciuta con sollecitudine e tanto amore soprattutto perché, quale ebreo, era reduce dalle infinite barbarie dei campi di concentramento e desiderava per la figlia un destino il più possibile privo di sofferenze.
Parallela a questa vicenda è la storia di altri due gemelli nati nel 1978 e in condizioni di vita completamente diverse. Figli di una donna “dal ventre di ghiaccio” che, si diceva, non avrebbe potuto portare avanti una gravidanza, Nacho e Mari, un maschietto e una femminuccia, sono tra le braccia della loro mamma Mercedes nel Natale del 1978. La loro è una famiglia agiata, i cui uomini, rispettivamente padre e marito di Mercedes, collaborano con il regime e godono di molti privilegi. Così, mentre Maria prova tutti i dolori del mondo poiché all’improvviso spariscono i suoi Pablo e Miguel insieme a Irene che è già incinta, Mercedes, protetta dal nucleo familiare, corona il suo sogno di diventare madre. Due destini opposti all’apparenza ma estremamente, infinitamente legati. Maria si fa ogni giorno più combattiva, non smette di cercare tracce dei figli anche con l’appoggio, seppur da lontano, del padre di Irene, Elias Levy. Lei cerca la verità o, per meglio dire, rivuole i suoi Pablo e Miguel. Per questo si unisce alle tante madri di Plaza de Mayo che, col capo coperto da un “panuelo”, un fazzoletto bianco, simbolo dei primi indumenti indossati dai loro figli ora scomparsi, chiedono a gran voce di sapere la verità. Intanto Nacho e Mari crescono: seppur gemelli, non si somigliano fisicamente eppure si riconoscono l’uno nell’altra. Nacho, il fratello, meno remissivo, ormai cresciuto, comincia a farsi domande e ha dei dubbi: chi sono i suoi genitori e, soprattutto, chi è il nonno, il temuto Ignacio?
Nel frattempo, in Argentina, è finita la dittatura militare instaurata da Jorge Videla. Maria, in quegli anni, è stata sottoposta alle torture più inumane; incarcerata, ha subito gravi maltrattamenti che l’hanno portata a un passo dalla morte. Lei resiste anche se ogni giorno la speranza viene meno. Poi, come altri prigionieri, viene allontanata dall’Argentina e mandata in Italia, quella terra che dovrebbe esserle amica perché da lì il suo Luis proveniva. Eppure, appena possibile, ritorna a Buenos Aires poiché il legame affettivo con i figli non si può recidere come si fa con il cordone ombelicale. Troverà una risposta, almeno una parte di verità, così come ad essa si avvicineranno anche i due gemelli che cercano la loro vera origine. Qui le storie che paiono diverse s’intrecciano ma è tardi per ricostruirle. Esistenze bruscamente separate, persone strappate ai loro cari: la vicenda non è un “continuum” a causa della crudeltà di tanti uomini.
Giovanni Greco dipinge, attraverso le circostanze narrate, un quadro mirabile sia dell’amore che della crudeltà umana. Non ci si ritrova in quel che dice il perfido Ignacio
“...quella che conta è l’ultima madre, l’ultimo sogno che hai fatto, l’ultimo sguardo a un paesaggio ... anche la madre biologica è un’invenzione”.
Non è così per la stragrande maggioranza delle persone: ogni madre resta indissolubilmente unita ai suoi figli anche come dimostra l’intera storia.
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