L’unica notte che abbiamo
- Autore: Paolo Miorandi
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2020
Difficile per un lettore non troppo avveduto la lettura di questo romanzo del dolore, della disperazione, della solitudine, della miseria, dell’abbandono. Paolo Miorandi con il titolo L’unica notte che abbiamo (Exòrma, 2020) evoca una sorta di monologo, anzi di dialogo tra una donna anziana, magra, consunta e un ascoltatore anonimo. In una stanza bianca con un’unica finestra, l’uomo si trova a visitare la sconosciuta accademica, che, in un appartamento sopra il suo, gli racconta un intero secolo di storia della sua dissestata famiglia, servendosi di una valigia piena di vecchie fotografie che ha ereditato da suo padre.
La donna, di cui non si sa molto, sembra volersi liberare del peso di ricordi scomodi e invadenti per consegnarli a un testimone sconosciuto che dovrà prenderli su di sé, in una sorta di staffetta della memoria, di cui il destinatario del racconto dovrà portare il peso. I personaggi che nel libro si affollano parlano in prima persona, si mescolano, si sovrappongono in una sorta di caleidoscopio di immagini che vanno avanti e indietro nel tempo e nei luoghi che di quelle vicende sono stati testimoni.
Una giovanissima montanara è fuggita da una casa ostile e violenta, ha raggiunto un paese e si è proposta come serva in un modesto albergo. L’ingenua ragazzina appena diciassettenne è stata ripetutamente violentata dal figli del padrone e ha partorito un primo figlio, Ernesto, e, mentre era incinta del secondo, l’uomo viene allontanato di casa dal padre, fa troppi bastardi, e inviato a far fortuna in Argentina, da dove non tornerà.
La ragazza, scacciata dal vecchio albergatore, abbandona i due bambini, che verranno cresciuti da due donne, le maestre del paese. Sono Maria Martini e la maestra Rabensteiner, una strana coppia che vive nella stessa casa, insegna nella unica scuola, vive in una insolita forma di unione familiare: per Gioacchino Maria sarà la mamma, per Ernesto la maestra sarà la zia.
Per tutto il libro seguiamo, con un po’ di difficoltà e talvolta disorientamento, le vicende di questi personaggi, il loro accidentato percorso di vita, i loro incontri, le mogli, la guerra, l’alcolismo, le donne, la disoccupazione. Famiglie disfunzionali, luoghi di disperazione e di infelicità, di desiderio di fuga più lontano possibile da quel lago marcio, putrido, che impregna di sé anche i pesci che ospita, dal sapore disgustoso.
Il disgusto è uno dei temi che ricorrono nella narrazione: quelle dedicate alla tragica ritirata di Russia, durante la quale Ernesto rischia di perdere i piedi e la stessa vita, nel gelo e nella merda, che ripetutamente viene evocata insieme alle bestemmie, sono tra le pagine più crude, anche perché ricorreranno negli incubi dell’uomo ormai morente, ricoverato in ospedale, preda dei suoi deliri che neppure la figlia, l’anziana accademica, è in grado di arginare.
Le donne, Maria, la Rabenstriner, Elena che forse è fuggita al sud per fare la prostituta, Georgette la pittrice francese che sposa Ernesto, la loro figlia depositaria dei segreti sono le voci sofferenti di questa storia insolita, piena di miseria fisica e morale, triste, deprimente.
La cosa che più colpisce nel romanzo è l’uso della lingua di cui l’autore si serve: poetica, cruda, lirica, barocca talvolta, infarcita di metafore, con frequenti cambi di registro anche nell’uso del carattere tipografico, per raccontare una vicenda di frontiera al confine con l’Austria-Ungheria ottocentesca, dove un cattolicesimo intransigente e bigotto si opponeva alle pulsioni naturali esasperate dalla miseria e dalla promiscuità. Camere gelate, un freddo che entra nell’anima, poco cibo, desideri inespressi, violenze, fughe, scomparse, abbandoni, fanno da scenario alle varie vite di questi poveri uomini, di cui i piccoli Ernesto e Gioacchino, leggeri e biondi come angeli capitati nelle vite di due vergini severe, sono l’esempio più significativo. Un romanzo dotato di un suo sinistro fascino, consigliato a lettori forti e motivati.
L'unica notte che abbiamo
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