La Chiesa sotto accusa. Chiesa e mafia in Sicilia dall’Unificazione italiana alla strage di Ciaculli
- Autore: Francesco Michele Stabile
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
L’autore, Francesco Michele Stabile, è docente emerito di Storia della Chiesa presso la Facoltà teologica di Sicilia, impegnato in molte attività a livello pastorale e sociale e questo suo prestigioso e documentato volume, La Chiesa sotto accusa. Chiesa e mafia in Sicilia dall’Unificazione italiana alla strage di Ciaculli (Il Pozzo di Giacobbe, 2022), ne è testimonianza.
L’opera di Stabile è una sorta di summa dei molteplici scritti posti in essere che contengono riflessioni e considerazioni contenute in precedenti suoi lavori tra cui si ricorda: Il clero palermitano nel primo decennio dell’Unità d’Italia (1860-1870) e I consoli di Dio. Vescovi e politica in Sicilia (1953-1963). Ed è adesso quivi raccolto tutto quanto prodotto, ma con un angolo di visuale nuovo.
Tra gli aspetti più importanti di questo volume che occorre mettere in rilievo, vi è quello che trattasi nello specifico di cento anni di storia italiana, come recita il sottotitolo di copertina, Chiesa e Mafia in Sicilia dall’unificazione italiana alla strage di Ciaculli, a partire quindi dal 1860 per finire con la strage di Ciaculli del 1963, analizzando con precisione le radici e le motivazioni del nascere del fenomeno mafioso e i suoi rapporti con la Chiesa e con il Potere.
Un primo problema che ebbe lo Stato Unitario fu quello della posizione della Chiesa nel nuovo e rinnovato assetto istituzionale, stante che la stessa aveva proceduto a scomunicare i maggiori fautori ed interpreti del processo unificatore. La Chiesa era rimasta estranea al dinamismo politico e sociale che aveva caratterizzato questo periodo.
Da parte dello Stato si manifestò un atteggiamento prevalentemente anticlericale sebbene in occasione delle rivolte, tra cui la più importante quella del 1866 detta del “Sette e mezzo”, viene riportato che tra i rivoltosi, oltre a delinquenti, mafiosi…etc., erano presenti anche dei sacerdoti.
Occorre pertanto, secondo l’autore, distinguere tra preti zelanti, cioè coloro che sono fuori dalle dinamiche del potere e di contro, un clero municipale che invece è propenso, anzi, è un vero e proprio pilastro del potere locale, un’unità egemonizzata dalla borghesia liberale.
Un problema che di continuo, viene posto da Stabile è quello di avere trovato riscontri che una parte del clero fosse vicina ad ambienti mafiosi. Ma tante sono le questioni, in alcune parti inedite, che l’autore mette in luce in questo pur ponderoso, ma validissimo, volume di indubbio interesse. Vi è una realtà rappresentata da minoranze mentre vi è pure una diversa realtà effettuale. Dopo l’enciclica Rerum Novarum del 15 maggio del 1891, emergono preti sociali che vengono assassinati, delitti di mafia che vengono qualificati come vicende private.
La posizione della Chiesa di fronte ai grandi movimenti di massa quali i Fasci Siciliani di fine Ottocento è tra i tanti temi trattati. I Fasci furono considerati movimenti eversivi “socialisti” e questo atteggiamento persisterà anche in seguito considerando il socialcomunismo il vero e solo nemico da contrastare con tutti i mezzi.
L’autore mette perfettamente a nudo quelli che sono i problemi e le contraddizioni della Chiesa e, sin dalla prima parte, si afferma come lo spirito che permea il libro sia quello di capire e non di giustificare.
Si vuole demistificare stereotipi ancorati a una vulgata quasi scontata di una Chiesa imputata di non avere colto il male della Mafia, di non averlo combattuto, anzi di essere stata financo a volte connivente in alcuni suoi esponenti, non valutando a dovere l’assenza assoluta di un’etica.
Si vuole entrare in una complessità e la “questione mafiosa”, secondo l’autore, è solo uno degli aspetti dei rapporti della Chiesa con il potere. Ed è questa la dimensione fondamentale attraverso cui leggere il lavoro di Francesco Stabile, in un’analisi fatta nel lungo periodo considerato.
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