La Roma di Luigi Magni
- Autore: Alessandro Ticozzi
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2021
Nell’anno del Signore (1969) è forse la pellicola che meglio individua l’impronta di Luigi Magni. Il film è, come dire, portatore del suo tratto specifico: commedie ambientate in epoca risorgimentale, in una Roma papalina oscillante tra farsa e tragedia, la storia come metafora e la denuncia dai connotati dolceamari. Non a caso Nino Manfredi - proprio a partire da Nell’anno del Signore - incarna la facies per eccellenza del cinema di Magni: un cinema leggero ma soltanto in apparenza; il cinema su Roma, sui romani, su una certa romanità, capace anche di farsi paradigma della Storia. Una Storia che si perpetua identica a sé stessa sulle spalle del popolo.
Il nuovo volumetto che il saggista cinematografico Alessandro Ticozzi dedica al regista (La Roma di Luigi Magni, edizioni sensoinverso, 2021) è focalizzato proprio sull’intrinsecità di Magni alla propria città natale, un legame sfociato in una filmografia nella filmografia, quasi una storia a sé. In ordine rigorosamente cronologico:
- Faustina (1968),
- Nell’anno del Signore (1970),
- La Tosca (1973),
- In nome del papa re (1977),
- Secondo Ponzio Pilato (1987),
- ‘O Re (1988),
- In nome del popolo sovrano (1991).
Alessandro Ticozzi annovera non senza ragione anche i meno noti Nemici d’infanzia (1995) e La carbonara (1999), (es)tendendo il filo rosso su Roma come motore immobile e, si è detto, fulcro ispirativo del regista, a partire dal dialetto romanesco spesso e volentieri utilizzato nei suoi film.
“Sono nato a Roma, sono vissuto a Roma, la mia infanzia, la mia adolescenza, la mia maturità, sono sempre state tutt’uno con Roma, con la sua aria, i suoi odori, la sua luce. Chi fa cinema deve essere prima di tutto onesto, e raccontare solo quello che sa, che è. Che dovevo raccontare io?”.
Ebbe a dichiarare Magni per un libro curato da Franco Montini e Piero Spilla, ripreso dal saggio di Ticozzi (pag. 12).
Come gli essenziali e utili volumetti che lo hanno preceduto, anche questo non lesina sinossi, critiche, confronti a cura dell’autore, con il contributo di testi, interviste specifiche, e la prefazione di Andrea Pergolari.
La conversazione inedita con Antonello Avallone (ha curato gli adattamenti di Magni per il teatro) che chiude il lavoro, restituisce una delle sintesi più efficaci del sinolo fondativo dell’arte di Luigi Magni (pag. 45):
“Come i grandi autori, Gigi aveva la capacità di parlare di fatti veri riempiendo le sceneggiature di situazioni estremamente comiche che comunque non portano fuori da quello che si racconta: un grande pregio che permette un’attenzione maggiore da parte dello spettatore (…) Non è intellettuale (Magni, ndr), bensì diretto nonché fedelissimo alla storia del Risorgimento italiano: in special modo quella fase del potere temporale della Chiesa così difficile per Roma”.
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