La caduta del re
- Autore: Johannes V. Jensen
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2021
Non fatevi trarre in inganno: La caduta del re di Johannes V. Jensen (Carbonio, 2021) racconta la Danimarca tra ’400 e ’500 come meglio non si potrebbe, ma non è soltanto un romanzo storico. La caduta del re è in primo luogo un romanzo sul Tempo e sulla caducità dell’esistenza umana. 246 pagine di assoluta malia narrativa ne fanno inoltre un romanzo che si legge d’un fiato, nonostante le stratificazioni e l’ossatura documentaria potrebbero far pensare il contrario. L’esattezza delle descrizioni (comprese le descrizioni più crude) e la poetica eleganza della prosa fanno sì che la lettura di questo libro – caposaldo della letteratura danese del Novecento – risulti insomma un’esperienza indimenticabile.
Tradotto in italiano da Bruno Berni (che ne firma anche l’introduzione) La caduta del re è ulteriormente assumibile come romanzo corale, non solo in quanto gremito da una folla di personaggi, ma corale anche per i registri narrativi che si intrecciano a amore/morte, realismo/onirismo, descrizioni di eventi storici, fraseggi evocativi, paesaggistici, e di tipo psicologico.
La vicenda ha inizio nell’anno 1496 a Copenaghen, dove il giovane Mikkel Thøgersen si è trasferito dalla penisola dello Jutland per studiare. Il suo animo è ancora l’animo di un sognatore che si strugge d’amore per la bella e inarrivabile Susanna. Un perdigiorno che ai tavoli di una taverna conosce una sera Otte Iversen, individuando fra gli avventori anche l’allora sedicenne principe Cristiano, futuro re di Danimarca. Mikkel ancora non lo sa, ma sono questi gli incontri che ne segnano il destino: del principe Cristiano conserverà intatta la fascinazione (l’immagine indomita di un ragazzo fulvo, dal collo taurino e gli occhi di un “potente fulgore”) di Otte, l’oltraggio del legame intrapreso con Susanna.
Divorato dal desiderio di vendetta nei suoi confronti, Mikkel abbandona gli studi per diventare mercenario al soldo degli eserciti. Da soldato attraverserà anni di guerre cruente, un veterano alieno da ogni forma di pietà, fedele soltanto al re Cristiano del quale diventa il primo degli armigeri e con il quale condivide l’ascesi e la rovina, seguendolo perfino nella prigionia.
In un romanzo possente, dove l’epos più che le gesta riguarda le disfide con la vita, Mikkel Thøgersen incarna il prototipo dell’anti-eroe, portatore di un’ontologia a suo modo tragica, soverchiata dall’ingerenza del Caso.
In senso più lato, ne La caduta del re ogni credo, ogni costrutto, ogni atto umano è destinato al fallimento: i disegni politici di Cristiano (l’unificazione dei regni di Danimarca, Svezia e Norvegia) come i sentimenti viscerali che muovono i personaggi. A riprova di questa raffigurazione senza analgesici, e a contraltare delle descrizioni di un lirismo suggestionante, gli episodi più cruenti del romanzo (le scene di tortura, il rogo in cui arderanno Zacharias e Carolus, le descrizioni pedisseque del “bagno di sangue di Stoccolma”) si caricano a loro volta di valenza escatologica: si nasce, si ama, si uccide, senza motivazioni né piani trascendenti, obbedienti a un mero istinto naturale, dal quale discende anche una certa predisposizione alla resa finale.
Le diverse sfaccettature del romanzo sono ben riassunte dalle parole di Bruno Berni:
“Johannes V. Jensen presenta nel romanzo, che è per metà narrativo e per metà prosa poetica – tra le più belle della letteratura danese – un vasto panorama di atmosfere e di stili, con descrizioni che vanno dall’amore alla gelosia e all’odio, dalla crudeltà sanguinosa al dolce idillio, con passaggi vicini alla prosa dei racconti dello Himmerland – altro suo capolavoro […] – e momenti lirici, con toni naturalistici ed echi simbolisti, e infine scene riprese anche dalla tradizione popolare, come il ritorno del morto Axel dall’amata Ingrid, che riecheggia quasi alla lettera, nelle battute dell’infelice coppia, l’antica ballata di Aage e Else, tra le più note in Danimarca”. (pagg. 10-11)
Una stra-ordinaria consonanza di tempi, di volta in volta lugubri, avventurosi, miseri, sognanti, impietosi e solenni come i tempi di quell’abbaglio chiamato vita.
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Amo molto i romanzi storici ma questo è particolare .
Jensen , autore danese che vinse il premio Nobel nel 1944 e crea una opera sulla caducità del tempo più che sulla storia . La trama è semplice : Mikkel Thomassen , studente a Copenaghen , innamorato della bella Susanna incontra otte iversen con cui avrà un rapporto di odio e il re Cristiano e lo segue nelle sue vanagloriose imprese. Il re è debole e crudele e lo dimostra massacrando i nobili svedesi e per questo suscitando che lo porterà alla morte. IL tempo passa; Cristiano è prigioniero e Mikkel lo serve fedelmente fino alla morte anche dopo aver concluso un’ultima avventura a suo nome.
E’ un romanzo moltpo documentato du un’epoca tra 1400 r 1500 molto violenta e lo di,mostrano le numerose scene di violenza cheJensen descrive con morboso conmpiacimento,. Un tratto nordico è l’amore verso la natura che sembra compenetrarsi con l’uomo. E infine l’immagine orrifica della morte che viene concepita come un cavaliere che a cavallo insegue iu vivi ( la cultura germaniuca rappresenta la morte maschio) e domina il romanzo.
Opera bellissima anche se cupa e buona la recensione che ha colto i significati.