La città del vento
- Autore: Francesco Pulejo
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2022
La città del vento (Navarra Editore, 2022) è l’opera prima del magistrato catanese Francesco Pulejo, la cui professione e passione per la scrittura è già ben manifesta fin dalle prime pagine del romanzo: notevole nelle descrizioni dei luoghi, nei profili degli attori, nelle regole deontologiche, nelle indagini, tanto da condurre il lettore in una vicenda della provincia siciliana che entra di diritto nella sicilianità letteraria.
Un’appartenenza per il suo stile narrativo e per il racconto che ammette una serie di storie, ai memorabili scrittori Sciascia, Camilleri. Un lavoro di bozze conservato nel tempo in uno dei suoi cassetti personali e che man mano prendeva forma di un resoconto, poi di un altro, in una prospettiva narrativa alla fine diventata un romanzo. Francesco Pulejo è entrato in magistratura nel 1986, prima come componente e dopo come coordinatore della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Catania.
Una sera di un’estate soffocante nella città di Isola, l’avvocato Riccobono è chiuso nel suo studio ad apportare correzioni a un promemoria di uno dei suoi colleghi per un’udienza importante del giorno dopo.
Vicino ai sessant’anni, scuro di pelle, in gioventù era ritenuto di una bruttezza perfetta che non lo aveva per niente ostacolato nel convolare a nozze. A breve sarebbe stato impegnato in un processo che vedeva incriminati decine e decine di esponenti mafiosi e la loro struttura piramidale di famiglie e uomini d’onore, affiliati e capi mandamento.
Cosa nostra incarnava nella loro città l’aristocrazia del crimine.
Isola era una città che ammaliava con il suo vento umido e caldo, con il porto nuovo, regno dei natanti da diporto, bello quando il sole tirava a lustro le onde.
Corso della Vittoria contornato da fabbricati nobiliari; il mercato all’aperto vicino piazza Bramante, di frutta e verdura, salumi e formaggi; Piazzetta della Consolazione nel vecchio borgo marinaro tra paranze tirate in secco e osterie popolari, e anche il Palazzo di Giustizia costruito in pieno Ventennio, con una pregevole fontana nel piazzale antistante. Riccobono è uno dei migliori avvocati del foro e professionista affermato anche nella vita pubblica.
Il suo legame con un noto senatore della Repubblica lo aveva fatto divenire consigliere dell’Ordine forense, assessore comunale, consulente ministeriale con l’auspicio di un futuro incarico nel Parlamento nazionale.
Come ebbe a dire l’onorevole, la nostra bella e sfortunata Isola prima del mare, è bagnata dalle parole, e le parole sono espressioni di potere.
Quella sera afosa insieme a Genovese, avvocato e collega, Riccobono esce dallo studio e dopo esser stato avvicinato da due uomini cade a terra privo di vita, colpito dai proiettili di una pistola. Un fatto gravissimo avvenuto in pochi istanti sotto gli occhi impietriti dell’amico.
Le indagini del sostituto procuratore Sciacca e il commissario Santacroce verteranno da subito su più fronti: dalle vicende giudiziarie di noti mafiosi, a quelle politiche e personali, e su di un biglietto anonimo arrivato in Procura a firma “Nucleo Comunisti Combattenti” che si accusava del delitto.
Chissà se era un omicidio di mafia o un delitto deciso dai vertici della politica, dal momento che:
Riccobono era un soggetto scomodo che forse aveva messo il dito in un vespaio.
O semplicemente un delitto passionale?
L’abitazione del noto avvocato era situata nella parte nuova della città, uno stabile moderno su di un terreno che faceva parte di un feudo dei marchesi Ferreri della Bruna. Il suo studio privato era ingombro di fogli e documenti e come gli altri ambienti lussuosamente allestito dalla moglie Rita, cinquant’anni portati bene, con due splendidi occhi tra il verde e l’ametista, probabilmente l’unica persona che conoscesse la donna con la quale il marito aveva avuto un rapporto sentimentale durato qualche mese.
Indagini approfondite a tutto tondo per la squadra investigativa, interrogatori fino a notte fonda, rivelazioni, depistaggi e intrecci tra criminalità e istituzioni.
Forse un omicidio dimostrativo, un messaggio di morte agli avvocati che non ottengono risultati, ma di sicuro come dirà un malavitoso, una rapina in banca è molto più impegnativa di un delitto. La città del vento è un giallo dalla trama avvincente, ricco di colpi di scena; un racconto corale sulla corruzione, malavita, connubio tra poteri amministrativi e anche quello clericale, in una vicenda che porta alla mente tante altre scolpite e mai dimenticate nella nostra storia secolare.
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