La crocerossina con il fucile. Caterina Battistella, la più decorata della guerra 1915-1918
- Autore: Ina Battistella
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Ina (Caterina) Battistella, crocerossina che non si sottraeva a impegni gravosi e sfidava i contagi, patriota nell’animo nobile d’italiana, ma non infermiera che spara, come la vollero celebrare.
La giovane, minuta, udinese curava e accudiva senza risparmio anche feriti dell’esercito austro-ungarico e mai avrebbe imbracciato un fucile contro il nemico, come eternato dalla propaganda e dall’agiografia della Grande Guerra.
Alla venticinquenne (nel 1915) volontaria della Croce Rossa, le Edizioni Gaspari della sua Udine hanno riservato il primo volume della collana “Donne in guerra”: La crocerossina con il fucile. Caterina Battistella, la più decorata della guerra 1915-1918 (novembre 2022, 160 pagine) reca la firma Ina Battistella, a cura di un particolarmente motivato Paolo Gaspari, storico, ricercatore, editore.
Di rilievo le numerose foto e riproduzioni, nel testo e in un inserto centrale, queste anche a colori.
Tra le immagini, a pagina 78 l’unico primo piano disponibile di Ina, di profilo, con l’espressione molto seria, in abito la crocerossina, una stelletta militare in evidenza sul bavero della mantellina blu scuro. Forse sorrideva poco Ina, osserva Gaspari, ma dalla fisionomia traspaiono un’efficienza e una sicurezza sulle quali far conto nelle difficoltà. Nella facciata precedente è riprodotta la celebre copertina della Domenica del Corriere che la rese famosa: un falso apologetico d’indubbia consistenza patriottica del disegnatore Achille Beltrame, per l’edizione della settimana di Natale 1918, il primo di pace.
L’illustrazione mostra un’infermiera, che insieme a tre civili fa fuoco con un fucile al riparo di un carretto, verso soldati nemici sorpresi.
In realtà, non solo non è mai successo che una crocerossina biancovestita abbia sparato ad altezza d’uomo contro un reparto austriaco, ma avrebbe costituito una pesante violazione delle convenzioni internazionali. Nessun medico o sanitario causerebbe morte o ferite al prossimo, fa notare sempre Gaspari e nessuno le ha causate. A farla rappresentare come la donna che spara hanno concorso alcune circostanze, suggerite da lei stessa, nel diario proposto in questo libro, memorie redatte con stile spesso moderno e ricche di episodi anche avventurosi. Sono l’aver nascosto armi nell’ospedale Dante di Udine e l’essere stata accanto agli udinesi che dagli abbaini del nosocomio colpirono le retroguardie austroungariche, il 3 novembre 1918, per scongiurare i saccheggi e le violenze già registrati un anno prima, quando i nemici erano entrati vincitori dopo Caporetto. Gli scontri con gli ultimi reparti arretrati continuarono fino all’ingresso in città delle truppe italiane che avevano sfondato a Vittorio Veneto.
Fu il direttore del Corriere della Sera Luigi Albertini a voler mandare un messaggio agli italiani con quella copertina di Beltrame. In Europa, l’introduzione del suffragio maschile universale era stata incrociata al servizio militare: "un fucile, un voto", chi combatteva per la patria aveva diritto di recarsi alle urne.
Nel settembre 1918, nel Regno Unito venne l’elettorato passivo venne esteso alle donne, pur con qualche limitazione d’età: un riconoscimento della loro abnegazione come crocerossine e ausiliarie durante la guerra.
Non sapremo mai se quella copertina fosse in qualche modo opera della duchessa d’Aosta.
Ispettrice generale delle infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana, raggiunse Udine già il 5 novembre e volle incontrare innanzitutto Ina nel Dante. La propose per la medaglia d’argento, che la crocerossina ricevette solennemente un mese dopo, davanti ai reparti schierati, proprio come si faceva per i militari.
La motivazione:
Infermiera volontaria della CRI, sacrificando tutto il suo apostolato, si impose una clausura di fede e di pietà nell’ospedale contagiosi di Udine, durante un anno di dura dominazione nemica. Con amore, con energia e competenza, dignitosa e fiera verso l’invasore, si prodigò instancabilmente nella pericolosa missione, finché gravissimo morbo contratto in servizio ne minacciò seriamente l’esistenza. L’alba della liberazione di Udine la trovò armata di santo entusiasmo, generosamente si univa ai primi cittadini insorti per combattere e sbaragliare un battaglione austriaco che ancora resisteva a una porta della città. Udine, 27 ottobre 1917-3 novembre 1918.
Meritò il bronzo concesso a tutte le crocerossine, la medaglia d’oro della CRI e l’onorificenza infermieristica internazionale “Florence Nightingale”. Questo ne fece la più decorata, anche della stessa duchessa.
Caterina Battistella (1889-1928) era nata in una famiglia della media borghesia. Precarie condizioni di salute le avevano concesso di frequentare per un solo anno l’Educandato femminile. Autodidatta, parlava correntemente il francese, l’inglese e lo spagnolo. Era appassionata di letteratura, anche straniera, astronomia e musica (pianoforte). Convinta interventista, frequentò i corsi per infermiera della CRI e con il precipitare degli eventi bellici andò a prestare servizio nell’ospedale militare di Toppo Wasserman, prima ancora d’avere conseguito il diploma, per essere poi trasferita all’ospedale di guerra di Cormons, da luglio 1915 al gennaio del 1917 (sottoposto anche al fuoco dei 305 austriaci).
Costretta a rientrare a casa da una malattia sistemica contratta per il morso di un ratto, trascorse alcuni mesi di convalescenza in famiglia e appena guarita chiese di tornare negli ospedaletti da campo, ma Caporetto la trovò in Udine occupata. Rimase fino alla liberazione nell’ospedale per malattie infettive Dante Alighieri, sopravvivendo al vaiolo.
Per quanto di costituzione esile (non superava il metro e sessanta), si prodigò nei reparti senza timore di contagio. Morì trentottenne, minata dalle patologie contratte in servizio.
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