La dea delle piccole vittorie
- Autore: Yannick Grannec
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Longanesi
- Anno di pubblicazione: 2014
Nel 1980 nella casa di riposo “Pine Run” a Doylestown, Pennsylvania, USA, Anna Roth “aspettava che l’infermiera perorasse la sua causa”. La giovane archivista dell’Institute for Advanced Studies di Princeton aveva ricevuto il difficile incarico di recuperare tutto il materiale e i documenti che si riferiscono al grande matematico Kurt Godel (Brno 1906-Princeton 1978) morto due anni prima. La sua burbera e bizzosa vedova, l’anziana e malandata Adele Godel, ricoverata nell’ospizio, non aveva nessuna intenzione di concedere l’archivio del marito. Anna riservata e risoluta “avrebbe voluto essere la prima a inventariare il Nachlass” (opere postume di Godel), e lentamente era riuscita a conquistare la fiducia di Adele non solo grazie ai dolci viennesi che le portava in dono ma anche alla conoscenza della lingua tedesca dovuta alla nonna Josepha “aveva lo stesso odore di lavanda”.
L’anziana donna viveva sulla sedia a rotelle e consapevole di essere prossima alla morte sentiva il desiderio di raccontare la sua vita, partendo dal primo incontro con il futuro marito:
“Lo avevo notato molto prima che il suo sguardo si posasse su di me”.
A Vienna Adele e Kurt abitavano “nella stessa strada, nel quartiere di Josefstadt, a due passi dall’Università: lui con suo fratello Rudolf, io con i miei genitori”.
Anna è testimone di una narrazione scritta in prima persona che inizia nel 1928 e attraversa anni cruciali e sanguinosi per l’Austria e per l’Europa fino ad arrivare agli Stati Uniti d’America degli anni Quaranta per poi giungere al periodo del maccartismo (fine anni Quaranta - metà anni Cinquanta) fino all’avvento delle armi nucleari.
Adele lavorava come ballerina in un cabaret “a ventisette anni ero già divorziata”, Kurt invece “mi interesso di filosofia ma studio matematica”. Adele volitiva e intraprendente era rimasta colpita da questo ragazzo di sette anni più giovane di lei dall’aspetto delicato e femmineo
“un giovanotto bruno di una ventina d’anni con due occhi azzurri acquosi dietro un paio di severi occhialetti dalla montatura nera”.
Quello che Adele non poteva sapere era che dietro quel viso infantile si celava non solo una mente formidabile ma anche una personalità complessa e disturbata. Kurt soffriva di forti esaurimenti nervosi e nel giro di pochi anni avrebbe subito vari ricoveri. Durante queste degenze Godel si rifiutava di assumere cibo perché temeva di essere avvelenato fino ad arrivare alla denutrizione. Come se questo non fosse già abbastanza, Godel si rifugiava in un ostinato silenzio. Solo l’amore e la dedizione di Adele sarebbero riusciti a riportarlo alla vita normale.
“Gli diedi tutto quello che avevo: la bellezza e la gioia di vivere”.
Yannick Grannec, autrice francese, di professione designer, diplomata in design industriale e appassionata di matematica, al suo fortunato esordio letterario racconta la vera storia di un matematico geniale, noto per i suoi lavori sull’incompletezza delle teorie matematiche. Kurt Godel, ritenuto uno dei più grandi logici della storia umana, raggiunse il suo principale risultato a venticinque anni, dimostrando con due famosi teoremi (1931) che la matematica formale è incompleta. Ci sono “verità indimostrabili anche in matematica”.
Probabilmente vi è una correlazione tra la genialità del matematico e il lato oscuro della sua mente.
“Le manie dominavano ogni suo gesto. Convivevamo con le sue ossessioni”.
Il lettore rimane conquistato dalla forte e risoluta personalità della giovane Adele disposta a tutto pur di aiutare e confortare l’uomo che ama. "La dea delle piccole vittorie" (Longanesi, 2014), vincitore del Prix des Libraires 2013, redatto con uno stile avvincente, ha inoltre il merito di mostrare il fermento culturale e scientifico della Vienna degli anni Trenta. Da notare un inedito Albert Einstein presente nell’Institute for Advanced Studies (Centro di Ricerca Teorica a Princeton, New Yersey, USA) dove Godel ha insegnato fino alla fine dei suoi giorni.
“Soltanto due cose sono infinite, Adele. L’universo e la stupidità umana. E sull’universo ho qualche dubbio!”.
Infine tra le tante frasi celebri presenti all’inizio di ciascun capitolo del volume scegliamo quella di Edith Wharton:
“Ci sono due modi di diffondere la luce: essere la candela oppure lo specchio che la riflette”.
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