La distanza da Helsinki
- Autore: Raffaella Silvestri
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2014
È un periodo in cui incappo in romanzi di formazione, buoni, meno buoni, che iniziano con i personaggi che hanno sedici anni, fino alla maturità dei trenta anni e più.
La finalista del talent show Masterpiece, programma di Rai3 su chi scrive meglio, ci regala una storia molto toccante e a tratti drammatica. Devo dire che mi ero avvicinato a questo testo con molti pregiudizi, ma la storia di Viola e Kimi mi è subito piaciuta molto, soprattutto il periodo di studio londinese, perché il vero romanzo è lì, poi diventa come un tentativo di farli diventare grandi, senza intristire troppo i personaggi.
Con "La distanza da Helsinki", Raffaella Silvestri sa scrivere del Tempo che passa e vediamo crescere i due sedicenni giorno per giorno. Viola è figlia dell’altoborghesia milanese, padre medico e orfana già di madre.
Kimi, invece, è un ragazzo finlandese, anch’egli ricco, che vive in un paese in cui in inverno la luce del sole dura non più di tre ore, orfano di madre anche lui.
Case ospitanti, Viola frequenta la scuola con molta pigrizia, non sembra convinta di questo mese a Londra, Kimi non parla con nessuno, legge "Lo straniero" di Albert Camus in inglese e parlando con Viola le confesserà di essere malato di un lieve autismo. L’autrice non indulge nel dolorismo e calibra la malattia del ragazzo (se hai saltato per sbaglio quella pagina, sono dolori, cioè non capirai la malattia).
Bellissima la descrizione di una Londra non convenzionale, dove Viola sta dietro a Kimi, perdendo così la possibilità di interagire con gli altri ragazzi della scuola, con cui si sarebbe divertita in modo più consono alla sua età. Invece non riesce a fare conoscenze vere con gli altri ragazzi, anche se l’ultimo giorno a Londra, che è anche il compleanno della milanese, la ragazza, di belle fattezze e raffinata, molla Kimi e va a zonzo con veri londinesi ventenni un po’ snob e un po’ imbecilli, che le fanno fare il giro dei miglior pub non turistici, fino ad una tresca con il figlio della proprietaria, dove la ragazza risiede au pair e si sveglia dopo la sua prima vera sbronza.
Vero amore tra Kimi e Viola? Qualcosa di più profondo tra i ragazzi? Solo vera amicizia? L’autrice sembra lasciare a te la scelta, non sbroglia la matassa.
Chiuso il capitolo londinese arrivano pagine dolorose, altre farraginose (quelle in cui Viola non vuole più studiare alla Bocconi di Milano, va tutte le sere a fare aperitivi per svegliarsi a mezzogiorno, cambia ragazzi e letti e non parla col padre vedovo e non capiamo le reali motivazioni, che ci verranno rivelate più avanti in modo adamantino, ecco, sono pagine veramente brutte, o meglio è proprio quello che ti aspetti dalla scrittrice, in un libro peraltro di più di duecento pagine, dove non era necessario aggiungere carta), alcune superflue, ma Raffaella Silvestri ha il talento di saper scrivere lo scorrere del Tempo, come se avesse carpito il segreto a Proust (esageriamo, suvvia e poi lo sto ribadendo).
Poi la maturità li vede diversi e non sveliamo più nulla, anche se la seconda parte del libro a me ricorda tanto La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano.
Scrittura precisa, talentuosa come ho già scritto, qualche luogo comune ("rispondeva a monosillabi").
Solo il prossimo libro ci dirà se fu vera gloria. Per ora da leggere, assolutamente, certo.
La distanza da Helsinki
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La distanza da Helsinki
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Condivido, caro Vincenzo, la tua opinione. Anche a me ha ricordato molto il primo Giordano, e anche la Silvestri è riuscita a strapparmi la lacrimuccia. Non è un merito da poco, visto che sono ormai lontana dall’adolescenza (o sarà proprio per questo che queste storie mi commuovono?).
http://giuseiannello.wordpress.com/2014/06/12/lala-vita-non-e-che-una-sequenza-infinita-di-sliding-doors-attraverso-cui-destreggiarsi-rafisilvestri-libribompiani/
P.S.: certo che tu ce l’hai proprio a morte con i luoghi comuni
Ho seguito con molto interesse la prima serie di Masterpiece. Raffaella Silvestri, meritava il secondo posto, anche se cosi sicura di sè da ambire il primo posto. Mi è bastato osservarla durante le puntate della trasmissione, sempre critica degli altri concorrenti, mancando di umiltà, che mi ha persuaso a non voler leggere il suo romanzo.