La Famiglia di Naomi Krupitsky

La Famiglia (Rizzoli 2022, titolo originale The Family, traduzione di Annamaria Raffo), è il romanzo d’esordio della scrittrice, editor e libraia statunitense Naomi Krupitsky.

“Sanno che la Famiglia è tutto”.

Brooklyn 1928. Sofia Colicchio e Antonia Russo sono amiche per la pelle e si completano alla perfezione. Se Sofia è esuberante, chiassosa, con l’argento vivo addosso, Antonia è pacata, riflessiva, pragmatica.
La loro grande amicizia non è l’unica cosa che le unisce. Entrambi i loro padri, Carlo Russo, marito di Lina e Joey Colicchio, marito di Rosa, lavorano per la Famiglia Fianzo, al servizio di Tommy, patriarca del clan mafioso.

Tommy vive a Manhattan, ma ha bisogno di qualcuno che lo aiuti a gestire gli affari a Brooklyn, ecco perché, su ordine di Tommy Fianzo, i Russo e i Colicchio si sono trasferiti nel quartiere di Red Hook, Quando i vicini di Carlo e Joey chiedono a entrambi che lavoro fanno, rispondono che il loro lavoro consiste nell’aiutare la gente, allora i vicini capiscono e smettono di fare domande. Gli altri abitanti del quartiere sono italiani e irlandesi, lavorano al porto, costruiscono i grattacieli che spuntano nello skyline di Manhattan.
Ogni domenica, dopo la messa, i Russo e i Colicchio si stringono dentro un’unica auto e attraversano il ponte di Brooklyn per andare a casa di Tommy Fianzo, che vive in un grande attico con quattro camere da letto vicino a Gramercy Park.
Vi sono molte persone in quella abitazione, dove prevale l’odore di vino e aglio e, in quella bolgia, Antonia e Sofia vengono presto dimenticate e devono cavarsela da sole con gli altri bambini della Famiglia.

Quando Antonia e Sofia compiono sette anni, i loro genitori decidono di portarle per la prima volta al mare, a Long Island. Fa caldo e Carlo, ripensa a un’altra estate afosa, quella del 1908, dieci giorni prima che il transatlantico su cui viaggiava attraccasse a Ellis Island. Carlo aveva sedici anni, era affamato, solo e spaesato. Proprio allora aveva conosciuto Tommy Fianzo, che già aveva attraversato l’oceano cinque volte, e aveva consigliato al ragazzo di trattenersi dal tossire quando si fosse trovato in fila a Ellis Island. Tommy aveva offerto un lavoro a Carlo.
All’inizio si era trattato di incombenze irreprensibili, poi pian piano, anno dopo anno, quando Carlo si era ritrovato a fare il piantone, con le mani tremanti e il respiro corto, fuori da stanze in cui venivano commesse orribili violenze per piccole infrazioni verso la Famiglia Fianzo, ormai era troppo tardi per tirarsene fuori.

“Con noi sarai sempre al sicuro”.

Carlo non l’ha detto a nessuno, neppure a Joey, ma ha in mente un piano. Questo sarà l’ultimo anno alle dipendenze dei Fianzo. Ha messo da parte delle banconote di piccolo taglio, sottratte qua e là al denaro che riscuote per i Fianzo. Si è informato sulla possibilità di lavorare in altri Stati. Di lì a qualche mese, insieme a Lina e Antonia, conta di dirigersi con la sua auto verso Ovest, “alla velocità della luce”.

Nel romanzo dedicato alla città di New York, la scrittrice descrive bene il crudele e omertoso mondo mafioso visto attraverso lo guardo di due bambine, ragazzine e poi donne, costrette a vivere in un microcosmo maschile.

Un romanzo coinvolgente, che cattura l’interesse del lettore fino all’ultima pagina e rimanda ai migliori film sulla mafia, basti pensare alla saga cinematografica de Il padrino di Francis Ford Coppola o Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese.

“Poco dopo, entrambe cominciano a sognare di fuggire”.