La logica dell’amore di Papa Francesco

“La logica di cui parla Francesco è la logica di Dio, il suo modo di guardare al mondo, alla storia, all’umanità e al singolo essere umano”.

Padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica, nell’Introduzione del nuovo libro di Jorge Mario Bergoglio che contiene le meditazioni e le preghiere del Santo Padre, tradotte e curate da Giuseppe Romano, così definisce l’essenza stessa del Pontificato di un Papa tanto semplice quanto straordinario.

Il testo, diviso in 11 capitoli o stazioni, scandito come le tappe della via Crucis, anticipa il tema del prossimo “Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio. Sarà un Anno Santo della Misericordia”, come ha specificato lo stesso Bergoglio. L’Anno Santo che durerà dal prossimo 8 dicembre, cinquantesimo anniversario della chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II, fino al 20 novembre 2016, festa di Cristo Re, ha al suo centro la Misericordia, che si salda con il momento della penitenza destinato alla Pasqua di Resurrezione.

Meditare dunque le stazioni della via della Croce significa “fare passi del cammino con il Signore”, e soprattutto farsi carico della propria croce sapendo che “Lui, il Signore, ne ha preso addosso il peso”, perché Dio non lascia solo il suo gregge e il suo giudizio è il suo amore e la sua salvezza. Papa Francesco ha scritto che nella croce c’è la storia del mondo e su questa storia si fa sentire la voce dell’angelo:

“Non è qui, è risorto”.

Perché è importante meditare sulla croce, si domanda Spadaro, perché senza la croce non si capisce la risurrezione, è la risposta del Santo Padre. È la risurrezione, il punto di partenza per comprendere ciò che accade lungo la Via Crucis. Ecco che il messaggio di Papa Francesco è radicalmente pasquale: si confronta con la storia e il suo portato di sofferenza, di morte, di dolore, offrendo una lettura alla luce della risurrezione di Cristo.

Dio ha insegnato a tutti noi che la croce non contiene una logica di dolore e di morte ma di amore e di speranza, è lo “spazio in cui si rivela la misericordia di Dio”. Un amore che esorta a lasciare le nostre comodità, comprese quelle di una “fede comoda”, per andare nelle “periferie” del mondo (pensiamo ai viaggi apostolici papali con l’ago della bussola volto verso i luoghi di frontiera, vedi Lampedusa) e rispondere in prima persona al l’appello di chi ha bisogno, al grido per la pace e per la giustizia, al grido dei tanti disperati.

“Nessuno può essere escluso dalla misericordia”, aveva detto Francesco nel luglio del 2013 durante il suo primo viaggio all’estero, in Brasile, per la Giornata mondiale della Gioventù. Del resto non c’è amore senza misericordia e viceversa, giacché la logica dell’amore di Bergoglio è quella che San Paolo chiama “i sentimenti di Gesù Cristo”.
Precisa Spadaro, attento interprete del pensiero del Papa:

“La parola italiana ‘sentimenti’ traduce il greco phronesis. Ricordiamo che per Aristotele essa non è la ‘sapienza’ (cioè la sophia), ma la capacità di riflettere e di decidere quale deve essere il fine e di intuire qual è il giusto modo per raggiungerlo: il criterio di azione”.

È quindi la misericordia il filo conduttore de La logica dell’amore e soprattutto la cifra del Pontificato bergogliano, perché tutto ha avuto inizio con l’inchino del Papa la sera dell’elezione, il 13 marzo 2013, un gesto inatteso, volto a tutti gli uomini di buona volontà. Una rivoluzione copernicana, il primo passo verso il rinnovamento.