La meraviglia degli anni imperfetti
- Autore: Clara Sánchez
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2016
E’ un viaggio anche a ritroso nel tempo quello che percorre il lettore italiano alla scoperta di Clara Sánchez, la scrittrice spagnola “più amata” nel nostro paese: dopo il clamoroso successo de Il profumo delle foglie di limone (Garzanti 2011), che l’ha portata ai vertici delle classifiche, sono stati infatti pubblicati alcuni dei romanzi scritti precedentemente.
Tra questi troviamo la recente uscita, sempre per Garzanti, de La meraviglia degli anni imperfetti, vincitore del Premio Alfaguara, pubblicato in Spagna nel 2000: sedici anni portati benissimo, visto che si tratta di una trama più che mai attuale.
La storia è quella di Fran – protagonista e voce narrante –, un sedicenne la cui vita trascorre piuttosto apatica in uno di quei complessi residenziali costruiti prima che i prezzi andassero alle stelle: duemila villette a schiera, monofamiliari e bifamiliari; rapporti cordiali, ma superficiali, con un vicino rumoroso e spesso fuori casa per lavoro, strano, dunque interessante; cani da portare a passeggio, la piscina comunale, centri commerciali, alcune scuole…
Un padre assente e una madre che, ormai ex “mamma modello”, trascura sempre più i propri doveri familiari, tradisce il marito e fa uso di droga per sfuggire alla realtà: dopo essersi resa conto di aver perso la propria giovinezza facendo compere all’Hiper, portando il figlio a scuola e frequentando corsi di inglese e di karate, inizia a disinteressarsi di Fran, dei suoi studi, dei pasti, dei vestiti, della cura del giardino e del marito, per occuparsi esclusivamente di se stessa.
Al giovane, ormai libero di fare ciò che vuole, capita di trascorrere intere giornate al centro commerciale, al centro polisportivo a guardare i vicini – che non lavorano – giocare male a tennis, o alla caffetteria, ad ascoltare Alien, un tipo appassionato di fantascienza conosciuto in occasione di una serie di conferenze sul fenomeno degli UFO.
E’ questo il mondo che Fran, il tipico adolescente spagnolo che l’autrice definisce ironicamente “sdraiato e contemplativo”, descrive con occhi indifferenti.
Un mondo a tre lati, limitato dall’Hiper, lo Zoco Minerva e la casa dell’amico Eduardo, un ragazzo dichiarato superdotato, “spedito in una scuola alla quale andare in autobus e in divisa”, e di sua sorella Tania, di cui il giovane è innamorato.
Una vita tranquilla, apparentemente spensierata, ma con poche prospettive, una situazione che sembra adattarsi a molti degli abitanti del complesso dove abita il ragazzo:
“La superficie normalizzava la vita del complesso residenziale. Livellava gli eventi straordinari uniformandoli a quelli abituali in modo che si finiva per vedere solo ciò che succedeva tutti i giorni, e ciò che si vedeva tutti i giorni faceva dimenticare. La superficie era sufficientemente popolata perché subito si dimenticassero coloro che avevano smesso di abitarla”.
Eppure, l’avventura, per essere tale, non ha bisogno di luoghi “mitologici”, ma dipende dal nostro agire e anche in quella che la Sánchez chiama la “zona del comfort” può succedere qualcosa: un omicidio, un abbandono, una sparizione, il ritrovamento di un cadavere…
Per Fran, il segnale di cambiamento è chiaro, improvviso e non lascia adito a dubbi: la madre, abbandonata dal marito, ha dovuto riprendere il lavoro e la sensazione è che con lei si stia allontanando tutta la routine di una vita, la sua infanzia, la sua adolescenza, ciò che gli era stato dato senza aver chiesto nulla.
Nel frattempo Tania, dopo il matrimonio con un “boss”, si trasferisce in Messico in una casa grande come un castello, dove ha a disposizione uno yacht, cavalli, cani, mentre Eduardo, che ora si occupa per il cognato di affari poco puliti, consegna a Fran una chiave, chiedendogli di custodirla, in segreto, in cambio di tremila euro.
Come in uno specchio in cui ritrovare se stessi o il proprio contrario, la narrazione si sposta dalla descrizione dei sentimenti di Fran a quella dell’ambiente che lo circonda e dei personaggi che lo popolano.
L’impressione che il ragazzo non dia molta importanza a nulla – un atteggiamento tipico degli adolescenti – è, tuttavia, solo apparente: egli sta costruendo un mondo tutto suo a partire da ciò che vede e vive, cercando, fra gli adulti, chi possa fornire risposte ai sui dubbi – non certamente i genitori.
E poi ci sono i sogni e la tendenza a sprecare la capacità di desiderare – come tenta di spiegargli Alien:
“… sono nel tempo della nostalgia. La nostalgia dei desideri che non ho avuto. [… ] Si tratta proprio di questo, di avere meno sogni possibili. Perché i sogni, per quanto sembri il contrario, guardano più verso il passato che verso il futuro, soprattutto quando hai già compiuto un numero considerevole di anni. Cerca di averli adesso, è il momento giusto. Per te non sono ancora pericolosi”.
Quello della scrittrice spagnola è, allo stesso tempo, romanzo di formazione, ritratto sociale, generazionale e personale, visto che nell’ambiente descritto lei stessa ha vissuto.
Come negli altri romanzi, rivela particolari capacità di introspezione psicologica ed uno sguardo empatico capace di raccontare verità che spesso ignoriamo o preferiamo nascondere a noi stessi.
Così facendo, mette a nudo le preoccupazioni, le inquietudini, i desideri, le frustrazioni e le incertezze che caratterizzano non solo l’età adolescenziale, ma la società stessa, in balia di profondi mutamenti che non sempre riesce comprendere e a tenere sotto controllo.
In questa sorta di microcosmo – non più rurale, ma nemmeno completamente urbanizzato, dove i centri commerciali diventano luoghi di aggregazione e ci si conosce solo superficialmente –, Fran vive quel particolare momento della vita in cui si smette di essere bambini e si comincia a diventare adulti, in cui si ha bisogno di qualcosa che possa salvarci – forse l’amore o l’idea, la fantasia che dell’amore ci siamo fatti.
Per la Sánchez questo romanzo è speciale e riassume il suo modo di vedere la vita. Proprio come nel quadro di Diego Velázquez, Las Meninas (Le damigelle d’onore), c’è sempre una porta aperta, sullo sfondo, che ci consegna una serie di interrogativi e ci invita ad agire: Dove porterà? Chi ci sarà dietro? Che cosa succederà?
Sta a ciascuno di noi decidere se e come rispondere a queste domande, meravigliarsi di ciò che sembra, a prima vista, imperfetto, e cogliere le occasioni che la vita ci offre.
La meraviglia degli anni imperfetti
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